Come affrontare la crudeltà della morte

La Pietà di Michelangelo Buonarroti

La Pietà di Michelangelo Buonarroti

Pubblicato su “Il Garantista” del 15 ottobre 2015

Un ragazzo di 17 anni della nostra città si è tolto la vita.

Era un ragazzo normale, con il volto fresco dei nostri figli, con gli stessi problemi, gli stessi pregi, gli stessi difetti. A quanto mi dicono andava bene a scuola e tutti gli volevano bene. Questa morte inspiegabile ci colpisce e ci atterra. Come genitori, come educatori. E ci dice come il male di vivere sia il virus più terribile della nostri tempi.

Pensare che dietro ai volti freschi e pieni di vita dei nostri ragazzi possa esserci il desiderio annullante della morte è agghiacciante.

Ci rappresenta il fallimento della stessa possibilità di avere fiducia nel futuro, l’impotenza di fronte alla crudeltà della morte, l’inaccettabilità dell’assenza di una persona cara, che pensavamo dovesse sopravviverci. E ci rammarichiamo di non avere capito, di non avere parlato, di non avere fatto. E non sappiamo che dire e come consolare ciò che non può essere consolato da nessuna parola.

Una mia cara amica Tiziana Iaquinta, anni fa, ha scritto un bellissimo libro dal titolo “Ciao Caterina. Lettera sulla soglia” per spiegare alla sua bambina il perché suo padre non ci fosse più. Lo ha scritto come una lettera di suo padre che la salutava nel momento di andarsene, per evitare che la morte ne annullasse completamente la presenza.

È un libro bello ed intenso che ci racconta solo uno dei modi possibili per non farsi annichilire dalla crudeltà della morte di una persona cara.

Perché se la morte non può essere sconfitta, almeno se ne può affrontare l’aspetto più terribile, la crudeltà dell’assenza. Come spero potranno fare i genitori e gli amici del giovane Francesco.

Il Garantista del 15 ottobre 2015

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