Gabriele Petrone

La Plaza de Toros

Plaza dei Toros a Siviglia (1)

Cronache da Siviglia
So di affrontare un tema molto divisivo: chi va in Spagna e in particolare a Siviglia è opportuno che assista ad una corrida de toros ? Si, proprio quello spettacolo in cui un giovane vestito con colori vivaci e armato di una mantella rossa, punzoni e spadino affronta e uccide un bestione tra i cinque o sei quintali dopo una serie di acrobatiche e temerarie evoluzioni.
Del resto, anche in Spagna il dibattito è aperto sulla opportunità di mantenere in vita uno spettacolo come questo, in cui, al di là di qualsiasi considerazione animalista e ambientalista, un animale viene ucciso in maniera piuttosto cruenta.
Gli stessi spagnoli hanno, nei fatti, tolto la corrida dalle attrazioni turistiche, se si esclude qualche rappresentazione sui souvenir che sembrano richiamare una pratica antica o comunque passata.
Nessuna guida o tour operator, a meno che non glielo chiediate, vi dirà che tra le cose da vedere c’è la corrida. Insomma, è uno spettacolo che, chi vuole vedere, deve andarselo a cercare. Ed io ho deciso di andarlo a vedere.
A muovermi antiche reminescenze letterarie e la passione per il cinema: Ernest Hemingway con il suo Morte nel pomeriggio, Garcia Lorca di LLanto (il famoso poema dedicato ad un torero morto che comincia con il verso “alle cinque della sera..”, Rodolfo Valentino, Tyrone Power e Rita Hayworth protagonisti di pellicole basate sul romanzo di Vicente Blasco Ibáñez “Sangue e Arena”, ecc.. Senza contare le considerazioni storico-antropologiche sulla tauromachia, pratica profondamente intrecciata alla storia del Mediterraneo e della Spagna e che esprime il tema antico dello scontro/confronto tra uomo e natura, per dominarlo ed esserne dominati allo stesso tempo.
Si tratta di temi che avrebbero bisogno di approfondimenti assai più puntuali e che esulano dallo scopo di questo righe che invece vogliono trasmettere più che altro impressioni e sensazioni.
Ebbene, non posso negare di essere rimasto molto impressionato: raramente ho assistito ad una esibizione tanto coraggiosa e temeraria.
Per un uomo assolutamente razionale come mi reputo di essere mi è davvero difficile capire cosa possa spingere un ragazzo, negli anni 2000, a rischiare la vita in una pratica tanto pericolosa.
Eppure lo fanno, in esercizi sempre più audaci e pericolosi.
Il toro è tutt’altro che stupido: insegue il suo obiettivo e cerca di colpirlo in tutti i modi: è forte, veloce, imprevedibile. Chi gli sta di fronte deve essere alla sua altezza. Nei momenti in cui si affrontano, uomo e animale, sono ad armi pari. Il guizzo rapido del toro si confronta con l’agilità del torero. La cornata fatale e l’abile schivata sono gesti che possono accadere da un momento all’altro e cambiare l’esito della contesa. Hemingway sosteneva che toro e torero sono entrambi vittima e carnefice e che la corrida è l’arte che lega la vita alla morte. E penso che avesse ragione.
Si capirà, dunque, il fascino che questa pratica ha esercitato ed esercita su tanti. Ma anche il ribrezzo che devono provare altri ad assistere alla lenta agonia di un animale che viene colpito più volte fino alla stoccata finale che lo uccide. Alla fine sarà trascinato via tra le ovazioni del pubblico e macellato. La sua carne, molto ricercata, entrerà nel menu di raffinati buongustai.
I sostenitori delle corride dicono che, alla fine, questi animali vivono una vita migliore dei loro “colleghi” destinati molto prima al mattatoio: cinque o sei anni rispetto ai due dei manzi normali. Gli animalisti, che spesso sono anche vegetariani, sostengono che nessun animale, anche se destinato ad essere mangiato, dovrebbe essere sottoposto a sofferenze inutili. Il dibattito rimane aperto ma, a mio parere prescinde da quel particolare elemento culturale che ho cercato di descrivere sopra.
Anche per questo è stata introdotta una variante della corrida classica, la corrida de decortes, in cui il toro non viene ucciso e i recortadores vestono come calciatori e giocano a schivare le cornate dei tori e addirittura a saltare loro in groppa mentre sono in corsa. Vengono assegnati punteggi sia agli atleti che ai tori. Insomma siamo ai confini di una pratica sportiva vera e propria in cui il rischio è decisamente elevato ma solo per l’uomo. Un po’ come accadeva ai tempi dell’antica Creta nel Palazzo di Minosse.
Al netto di ogni altra considerazione credo che chi si rechi in Spagna una visitina ai tanti musei sulla tauromachia dovrebbe farla, per conoscere qualcosa che certamente non ha uguali in nessuna altra parte del mondo. Una dimensione culturale che vale comunque la pena di essere conosciuta.

Plaza dei Toros a Siviglia (2)Plaza dei Toros a Siviglia (3)Plaza dei Toros a Siviglia (4)Tauromachia antica Creta

VIDEO

Siviglia, la Spagna letteraria

Cattedrale 23

Cattedrale

Cronache da Siviglia

Qual è l’idea che avete sempre avuto della Spagna ? Sole, tori, flamenco, passioni, colori, poesia ? Ebbene state certi che tutti questi elementi li ritrovate concentrati a Siviglia, la capitale della Andalusia.
Ovviamente la mia è una valutazione assolutamente consapevole che questo straordinario Paese (come nessuno del resto) non può essere ridotto alla sua immagine stereotipata che deriva spesso dalla letteratura e da resoconti di viaggiatori frettolosi.
La Spagna è una terra ricca e profondamente varia dal punto di vista culturale, linguistico, sociale, territoriale e perfino climatico e per conoscerla davvero tutta sarebbero necessari mesi di permanenza.
Siviglia, comunque, riassume in sé gran parte degli elementi che mi hanno sempre incuriosito della Spagna, a cominciare dalla sua storia. La splendida Spagna araba e quella della Reconquista cristiana con le sue straordinarie chiese barocche, la Spagna imperiale e quella della lunga decadenza tra ’800 e ’900 ma di straordinaria ricchezza culturale, fino alla tragedia della Guerra Civile, della lunga notte della dittatura franchista e della resurrezione democratica degli ultimi quarant’anni che ci hanno consegnato la Spagna europea degli ultimi anni.
Siviglia è tutto questo: una bellissima città europea, moderna e con servizi eccellenti, con i suoi straordinari monumenti che richiamano i diversi momenti storici sopra richiamanti e, soprattutto la sua popolazione giovane e cordiale, la sua spiccata vocazione all’accoglienza.
La Spagna araba è visibile nell’Alcalzar, trasformata in Palazzo reale, quella cristiana con la splendida Cattedrale e le tantissime chiese, quella imperiale con l’Archivo de las Indias e la famosa Torre dell’Oro, quella novecentesca di Plaza de Espana, quella settecentesca e ottocentesca dei giardini di Maria Luisa, senza contare la Plaza de Toros, il flamenco, le splendide ceramiche “azul”, l’antico Ghetto. In realtà tutti gli elementi di cui abbiamo parlato si mescolano insieme.
Se si vuole avere una idea di questa successione di eventi, di stili, di arti è d’obbligo anche una visita al Museo delle Belle Arti, che racchiude opere che vanno dal XV al XX secolo, cinque secoli di una storia ricca e profondamente intrecciata con la storia europea e italiana, soprattutto quella dell’Italia meridionale.
Passeggiando a Siviglia si ha la sensazione di cogliere come latente la presenza di due elementi antitetici che tuttavia convivono apparentemente senza contrasti: da una parte la tradizione, che si esprime nella rappresentazione di una cristianità in cui appare spesso latente lo spirito di Crociata, di dominio, che tuttavia contrasta con l’intensità umana e realistica delle immagini sacre, ma anche con lo splendore e la ricchezza dei colori che si espandono dovunque, nelle strade, sulle case senza dimenticare la passione dolce e struggente del flamenco.
Siviglia è tutto questo, ed è stato bello scoprirlo, come in una pagina di bella letteratura.

RASSEGNA FOTOGRAFICA

Alcazar Alcazar 2 AlcazarCattedrale In giro per Siviglia (1) Cattedrale In giro per Siviglia (1) In giro per Siviglia (2) In giro per Siviglia (4) In giro per Siviglia (6) In giro per Siviglia (8) In giro per Siviglia (9) In giro per Siviglia 31In giro per Siviglia (10) Mausoleo di Cristoforo Colombo 2 Mausoleo di Cristoforo Colombo 3 Mausoleo di Cristoforo ColomboPlaza de Espana (3)

Plaza de Espana (1)Plaza de Espana (4)Plaza de Espana (2)  Plaza de Espana (5)Museo delle Belle Arti (1)Museo delle Belle Arti (2)

In giro per Siviglia (7)   Museo delle Belle ArtiMuseo delle Belle Arti (5)Museo delle Belle Arti 4Museo delle Belle Arti 3

Il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare

Don Abbondio

Don Abbondio

 

I ciucci travestiti da cavallo contro Mario Oliverio
Il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare
Quanto sta accadendo in Calabria richiama la famosa frase di don Abbondio ne “I promessi sposi”. Attorno alla disponibilità di Mario Oliverio a ricandidarsi alla guida della Regione, normale in qualunque democrazia, si affanna una pletora di “personaggetti” da cortile, proni a procure e ad alcune redazioni giornalistiche (che in questa nostra terra hanno lavorato spesso di sponda) non protési alla vittoria della propria squadra ma all’azzoppamento dei titolari sul campo. C’è di tutto: gli iper garantiti incapaci anche di vincere una partita a carte, i rancorosi vendicativi, gli asini travestiti da cavallo, gli eterni numeri due che vogliono ammazzare i numeri uno affinché la gente si accorga della loro esistenza, i mediocri che pensano di convincere il mondo che servono a qualcosa oltre che a se stessi, gli ex di qualcosa frustrati di non essere più nulla e, ovviamente, gli opportunisti già pronti sul mercato.
Se avessero quel coraggio che non si possono dare potrebbero trovare tra di loro un candidato e sfidare Mario Oliverio in campo aperto. Ma non ce l’hanno e brigano, diffondono fake news, aspettando che Roma risolva loro il problema.
Misurarsi sulla politica, sulle diverse visioni della Calabria ? Trovare davvero qualcuno che possa essere un candidato migliore di Oliverio attraverso meccanismi democratici ? Manco per idea. Meglio tentare di strumentalizzare le vicende giudiziarie che anche uno studente di legge del 1 anno comprende essere prive di ogni fondamento. È questa accozzaglia di nani e ballerine che ha logorato il PD e il centrosinistra in questi anni, non Oliverio. Nessuna operazione trasformistica potrà mai nascondere questa realtà.

Il Fatto di Calabria

NoidiCalabria

 

Le ipocrisie sui 5 stelle

L'izquierdista

Manifesto della guerra ciivile spagnola che attaccava coloro che si celavano dietro una retorica di ultrasinistra ma in realtà erano spie fasciste.

Francamente trovo sciocchi e anche un tantino ipocriti i richiami ai 5 stelle rispetto al loro atteggiamento su migranti e la loro resa al razzismo securitario di Salvini. Come se ci fossimo dimenticati dei loro voti in parlamento per abolire il reato di clandestinità e sui diritti civili. Non è solo attaccamento alle poltrone, ma soprattutto indifferenza culturale e ideologica ai contenuti politici. I cinque stelle sono una forza qualunquista, non hanno nulla a che fare con la sinistra, tranne alcuni slogan e battaglie di retroguardia. Possono votare tutto e il contrario di tutto. L’unico collante che li ha tenuti insieme finora è il rancore contro la “casta”. Peccato che la casta adesso sono loro.

I peggiori venduti

Venduti

In questa città e in questa regione, come in tutte le altre, nidificano diverse specie di venduti: per denaro, per paura, per ignoranza, per opportunismo. Ma i peggiori sono quelli per ambizione e presunzione. Perché sono i più spudoratamente convinti di poter dare lezioni ad altri. E non si accorgono dei conati di disistima che provocano intorno a loro.

La faccia di bronzo

Palazzo dei Bruzi

Ha riempito la città di debiti che non basteranno due generazioni di cosentini per pagarli. Nello stesso tempo si è abbassata la qualità dei servizi, la viabilità è un rompicapo, il traffico un girone dantesco. Il Centro Storico e le periferie languono nel più desolante abbandono. Ha fatto della città che era l’Atene della Calabria una suburra di subculture provinciali senza fondamento. Ha riempito il Comune con i dipendenti del suo studio professionale e alcuni clienti. Eppure per anni è riuscito a far passare la mistificazione del “sindaco del fare” completando in gran parte opere pensate e iniziate dai suoi predecessori. Sulla base di questi “meriti” ora ambirebbe candidarsi a Presidente della Calabria. Peccato che ora il re sia desolatamente nudo e non c’è faccia di bronzo che tenga.

Articolo de la C News 24

L’insopportabile qualunquismo

Carola Rackete Capitano della Sea Watch 3

Che pena questi intellettuali cerchiabottisti protesi a difendere quel che resta del “Governo del Fallimento” con l’argomento Salvini sbaglia, ma anche Carola persegue un fine politico, anzi è la migliore alleata di Salvini. E giù ad attaccare l’opposizione di sinistra “che non esiste” anche quando fa esattamente il suo dovere. Questi (che a Cosenza chiameremmo “rifardi”) non rispondono all’unica vera domanda: da che parte stanno loro ? Stanno con chi smantella l’accoglienza e fomenta odio e razzismo per piccoli calcoli elettorali o con chi crede che la vita, di tutti, sia sacra, che la solidarietà sia un dovere e il razzismo sia una montagna di…sempre e comunque ? Questo è il tema. La destra sa bene da che parte stare. È sincera nella sua pura crudeltà. Il problema ce l’ha certa “sinistra” a chiacchiera che si è intruppata con i cinque stelle per moda o opportunismo e che ha sostituito il socialismo con il qualunquismo. E il qualunquismo è sempre il brodo di coltura più favorevole alla destra.

Il commissariamento del PD produce solo danni

Logo del PD
Il primo dato che emerge dalle elezioni amministrative è la conferma ulteriore di come i commissariamenti aggravano le criticità e non risolvono i problemi che pur esistono.
I risultati del turno di ballottaggio ci consegnano un quadro molto chiaro che premia da una parte la continuità amministrativa (Rende e Montalto) e dall’altra una coalizione civica con una forte caratterizzazione di rinnovamento e ambientalista (Corigliano-Rossano).
Quello che riteniamo del tutto insufficiente e dequalificante è l’azione dei commissari cittadini, nominati dal Commissario regionale, di Rende e Corigliano-Rossano che di fatto non hanno consentito al PD di esercitare la sua azione politica, determinando sbandamento, inconsistenza e marginalità.
Non sarà sfuggito a nessuno che il commissario regionale ha avocato a sè ogni decisione su questi due importanti centri della nostra Provincia, delegando ogni azione e scelta ai commissari cittadini. Sono rimaste inascoltate le raccomandazioni del Segretario provinciale sull’utilizzo del simbolo, così come a Rende non si sono voluti ascoltare e consultare gli iscritti e le iscritte al partito, così come richiesto dallo stesso Segretario.
Hanno voluto agire, invece, i commissari con scientifico e certosino lavoro al fine di adottare scelte e decisioni che potessero far scomparire il PD, pregiudicandone ogni iniziativa.
Potevamo essere oggi a festeggiare vittorie storiche e invece ci troviamo a ringraziare i tantissimi iscritti che, nel vuoto più totale creato dai commissari, hanno salvaguardato il Partito Democratico attraverso un impegno diretto a sostegno delle buone amministrazioni e di progetti credibili e robusti di cambiamento culturale prima ancora che generazionale.
Durante i ballottaggi i commissari sono rimasti del tutto inerti e solo a Montalto l’azione diretta del Segretario provinciale è riuscita a correggere l’impostazione deficitaria seguita dal PD al primo turno.
Da queste premesse i commissari cittadini ne traggano le giuste conseguenze e riconsegnino immediatamente il PD agli iscritti e agli elettori del PD.

Gabriele Petrone

Franco Madeo

Eleonora Ienaro

Componenti della Segreteria Provinciale del PD

 Articolo su il Fatto di Calabria

Il Quotidiano dell’11 giugno 2019

A Rovito con i ragazzi dell’IC “T.Cornelio” per rievocare la tragica storia dei fratelli Bandiera e dei loro compagni

IC Tommaso Cornelio Rovito

Dalla pagina Facebook dell’IC. “T. Cornelio” di Rovito.

“I ragazzi delle classi quarte della scuola primaria frequentanti il modulo PON “Digitalizziamo la Memoria Storica 1” hanno incontrato il Professore Gabriele Petrone, docente di Filosofia e Storia, Dottore di ricerca in “Modelli di formazione, analisi teorica e comparazione” e autore di diverse pubblicazioni, l’ultima delle quali, La Calabria che fece l’Italia, ricostruisce le convulse fasi della partecipazione calabrese al Risorgimento nazionale. Il Professore Petrone ha relazionato con dovizia di particolari, desunti da una conoscenza minuziosa dei documenti di archivio oltre che della sconfinata bibliografia sull’argomento, le complesse vicende che caratterizzarono la spedizione dei fratelli Bandiera in Calabria. I ragazzi hanno partecipato entusiasticamente alla lezione, intervenendo con domande pertinenti sull’argomento. Un viaggio nella storia e nella memoria per ricordare i Fratelli Bandiera, due patrioti italiani, due eroi del Risorgimento”.

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