Archivi del mese: aprile 2012
La relazione di Raffaele Zuccarelli, Segretario del I Circolo PD di Cosenza, votata all’unanimità come documento del Circolo
RIPARTIAMO DAL CENTRO STORICO
Relazione del Segretario del Circolo PD Centro Storico e Frazioni Raffaele Zuccarelli
Abbiamo deciso di convocare questa riunione perché ci sembra corretto che sia la platea degli iscritti del circolo a decidere la linea politica, le iniziative e le forme organizzate attraverso cui il PD riprende un suo cammino dopo una lunga pausa di inattività.
Vogliamo affermare così il primato della organizzazione collettiva del Partito sulle correnti e le rappresentazioni personalistiche del PD che si è dato in questo periodo.
E’ da lungo tempo che in Calabria regna confusione e autoreferenzialità.
Non esistono responsabilità affidate attraverso un processo democratico e partecipato da parte degli iscritti.
La rappresentanza del Partito è così diventata sempre più ad appannaggio degli eletti nelle istituzioni.
Il pluralismo invece di essere una risorsa e una ricchezza che alimenta la vita democratica del Partito è stato utilizzato come pretesto per accentuare divisioni, per affermare veti e pregiudizi, per consentire ad alcuni settori di esprimersi attraverso una concezione assolutistica e proprietaria del Partito.
Persino il commissariamento non ha impedito, ma al contrario, ha assecondato queste tendenze degenerate.
Ovviamente mi riferisco alla fase che abbiamo vissuto con il commissario Adriano Musi. Eppure mi era simpatico nonostante abbia fatto i chiodi a questo Circolo.
Quel commissariamento, invece di correggere le distorsione generate da un congresso regionale, condizionato da un patto di potere stipulato per decidere la gestione del Partito in cambio della riconferma della candidatura di Loiero a Presidente della Regione, ha accentuato quelle distorsioni.
Soprattutto a Cosenza abbiamo pagato un caro prezzo.
E’ stato impedito un confronto vero nel Partito cosentino, si è andato avanti a colpi di forzature da parte di chi indebitamente si era appropriato della rappresentanza legale e politica del Partito cosentino, determinando così spaccature insanabili e la sconfitta alle elezioni del centrosinistra.
Ne è stato utile dover difendere il simbolo del PD in campagna elettorale per come lo stesso Segretario Bersani aveva chiesto.
E’ noto a tutti che Consiglieri e Assessori uscenti del PD e autorevoli dirigenti del Partito al primo turno si sono candidati ed hanno votato contro il simbolo del PD.
Ora dobbiamo ripartire.
E’ sperabile che il mandato dato da Bersani e dalla Direzione Nazionale del PD al nuovo Commissario Alfredo D’Attorre, sia rispettato e attuato coerentemente.
Svolgere i Congressi di Circoli, Provinciali e Regionali entro il 30 settembre con regole chiare e condivise.
Fare in modo che il PD dai Congressi possa uscire con un convincente e credibile progetto politico per la ripresa e il cambiamento in Calabria.
Che a dividere o ad unire i gruppi dirigenti siano prima di tutto il pensiero e il progetto politico.
Che la selezione dei gruppi dirigenti risponda al criterio del pluralismo, del rinnovamento e della responsabilità sulla base di un mandato degli iscritti.
Se su queste basi l’unità è un approdo del confronto politico è un valore; parimenti così dovrà essere, senza che sia un problema, la dialettica tra maggioranza e minoranza del Partito.
Insomma facciamo di tutto perché torni in campo la politica con la P maiuscola.
Per questa ragione, dobbiamo anche come Circolo del Centro Storico, indicare innanzitutto che ridia senso al rapporto tra il PD e una complessa domanda sociale che oggi si esprime nella nostra Città.
Deve essere il PD a farsi carico di sollecitare ed attrarre un progetto politico che rilanci la strategicità e la funzione direzionale di Cosenza e della sua area urbana nel sistema territoriale regionale della Calabria.
Perché possa essere convincente e vincente questa impostazione non è sufficiente limitarsi a fare la polemica con Scopelliti sul terreno dei campanilismi: Cosenza contro Reggio Calabria.
O una diffusa contrapposizione territoriale e una posizione subalterna alla impostazione politica e culturale che una destra becera in Calabria ha avuto sin dalla nascita del regionalismo.
Il PD avrà ascolto e forza se sfida Scopelliti e il centrodestra su una visione unitaria e integrata dello sviluppo dei diversi territori calabresi.
Tanto per intenderci voglio fare un esempio: se si cade nel gioco della contrapposizione tra Crotone e Sibari per l’aeroporto si favorisce solo una debolezza che porterà addirittura alla chiusura dell’aeroporto di Crotone e alla mancata realizzazione di quello di Sibari.
Allora noi dobbiamo invece incalzare Scopelliti perché ci sia il superamento delle gestioni separate degli aeroporti per avere invece una gestione unitaria del sistema aeroportuale calabrese con un piano di sviluppo del traffico aereo che valorizzi finalità diverse nelle attività dei singoli aeroporti.
Dove sta scritto che l’offerta di Crotone e di Sibari si eliminano a vicenda e non invece si possano integrare?
Anche per quanto riguarda il sistema delle aree urbane il ragionamento vale allo stesso modo.
Perché contrapporre ad esempio l’area urbana della Sibaritide alla Città metropolitana dello Stretto? Sviluppo unitario ed integrato vuole dire una programmazione degli investimenti finalizzata a valorizzare le diverse funzioni territoriali.
Il parametro di valutazione e di selezione deve essere dato dal grado di convenienza che un singolo investimento genere sia per il singolo territorio che per l’intera Calabria.
A Scopelliti, un’opposizione che vuole essere forte e credibile, lo deve incalzare su questa linea.
E su questa linea dobbiamo mettere in evidenza quanto esiste il limite della contrapposizione tra territori vicini e contigui.
Non è sopportabile che possa riemergere una antica polemica che sa molto di rozzo paesanismo per esempio tra Cosenza e Rende.
Indipendentemente dalla forma dell’anagrafe il sistema territoriale urbano è nemico.
Al di là se si dà vita formalmente alla Città unica.
Nessuno può cancellare che l’asse territoriale Cosenza-Rende-Università è una realtà unica.
Nessuna scelta può reggere all’interno delle singole città se non rientra in una programmazione unitaria intercomunale.
Ad esempio sarebbe un’altra cosa se la circolare veloce non fosse il solo collegamento tra Piazza Matteotti e Roges ma tra Cosenza e l’Università.
Il discorso vale per la programmazione di tutti gli aspetti dell’organizzazione urbana e territoriale.
Ma l’area urbana cosentina non riesce ad aprire un’altra fase della sua crescita se non si propone e non si impone come una convenienza per la Calabria.
Per quanto ci riguarda, come Circolo PD del Centro Storico, intendiamo aprire un confronto aperto con le Istituzioni locali e le rappresentanze sociali e sindacali per definire e condividere la individuazione delle risorse da valorizzare per sancire il decollo dell’area urbana.
Per quanto ci riguarda, sin da stasera, noi ci sentiamo di indicare due direttrici.
Pensiamo che il centro storico di Cosenza e l’Università della Calabria siano i due poli di valori e di forza dell’area urbana.
In questo senso diciamo anche di voler ripartire dal Centro Storico.
La proposta che avanzo è quella di organizzare entro il mese di Giugno due appuntamenti importanti: il primo inteso come occasione per presentare un progetto di sviluppo integrato del Centro Storico; il secondo per valorizzare le opportunità che l’Università della Calabria offre per la crescita territoriale e l’innovazione culturale e tecnologica.
In particolare, intanto, chiediamo al Comune di Cosenza che fin da subito istituisca un Forum per il Centro Storico.
Un Forum che abbia anche la forza delle competenze culturali e scientifiche a sostegno di un progetto organico che possa fare del Centro Storico un grande cantiere di lavori, servizi e di promozioni culturali.
Al Comune di Cosenza, inoltre, chiediamo di istituire un fondo unico speciale su cui convogliare e da cui coordinare tutte le risorse finanziarie che vanno investite nel Centro Storico.
Proponiamo a questo proposito l’approvazione di una legge regionale per la valorizzazione del Centro Storico di Cosenza come bene storico, culturale e monumentale di interesse regionale.
In attesa che si arrivi all’approvazione di una simile legge il Comune di Cosenza proponga la stipula di un “accordo di programma” con la Regione Calabria.
L’accordo di programma che prevede il finanziamento di almeno delle linee di intervento per la messa in sicurezza e il riassetto del territorio, per il restauro e la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, per l’utilizzo produttivo e sociale del patrimonio edilizio pubblico e privato.
L’accordo di programma dovrà prevedere un impegno permanente di attività dell’aziende regionali AFOR e ATERP.
Questa sul Centro Storico è la prima tappa.
Con la stessa impostazione e lo stesso respiro dobbiamo ripensare il ruolo dell’Università della Calabria in un secondo appuntamento.
Un’attenzione particolare non possiamo non rivolgere all’aggravamento della condizione sociale della città che investe ormai tutti i ceti.
Mi sento di dire che a questo fine il dibattito che si è aperto sulla riforma del mercato del lavoro e sull’articolo 18 riguarda ben poco gli interessi della nostra città e delle realtà meridionali.
Questo dibattito è tutto proteso di chi ha già un lavoro e un reddito.
Da noi ormai la maggioranza è rappresentata da giovani e meno giovani senza lavoro che hanno la difficoltà di percepire un reddito a questo proposito mi pare importante ripartire innanzitutto da una riforma del Welfare ed estendere gli effetti degli ammortizzatori sociali innanzitutto a chi è senza tutela.
Nell’ambito del programma di iniziative del PD ripropongo una conferenza su questi temi a partire dalla ripresa di attuazione sulla proposta di legge di iniziativa popolare che abbiamo sostenuto e che è stata presentata alla Regione Calabria con circa diecimila firme di Calabresi per la istituzione del Reddito Minimo Garantito in Calabria.
Sulla base di questo percorso vogliamo riproporre il tema delle adesioni al PD e al nostro Circolo come una scelta individuale di valori e di responsabilità.
A questo fine propongo che il Circolo organizzi una giornata di mobilitazione per domenica 6 maggio.
Lo stesso giorno che in tanti comuni calabresi e italiani i cittadini sono chiamati a votare per le amministrative.
Vogliamo partire dal primato della politica e dai contenuti per pensare al destino ed al futuro della nostra gente e della nostra città.
E’ su questo che vanno costruite sia le alleanze sociali che elettorali.
E’ ormai chiaro che gli schieramenti elettorali che abbiamo conosciuto sia per il centrosinistra che per il centrodestra sono destinati ad essere superati da una nuova realtà del sistema politico italiano.
Anche a Cosenza non ci dobbiamo attardare sul vecchio quadro politico.
Persino gli schieramenti di un anno fa sono già il passati e vanno messi in archivio.
Il problema non riguarda solo il PD o l’intero centrosinistra.
Anche il Sindaco Occhiuto deve essere consapevole che la sua azione di governo è sostenuta da una maggioranza che dovrà solo resistere rispetto all’avanzare dei nuovi scenari.
Il futuro non appartiene certo all’attuale schieramento di governo di Palazzo dei Bruzi.
Il PD deve lavorare per candidarsi come una forza credibile e capace per mettere in campo oggi il progetto per il governo dell’immediato domani.
IL VERO COLPEVOLE…
CLAMOROSO !!!
Finalmente lo abbiamo scoperto. E’ lui il grande vecchio, l’oscuro che trama nell’ombra, il responsabile di tutti i problemi d’Italia, della mafia, della ndrangheta e della camorra, l’artefice della discesa in campo di Berlusconi, quello che sta dietro al problema della monnezza di Napoli e del mare sporco in Calabria. Si, è proprio lui, il malefico, geniale, imprendibile CATTIVIK !!!
Dalla “Calabria barbara” alla Padania familista amorale…
Oggi sono stato a Nocera Terinese ad assistere alla processione di Pasqua e al rito dei “vattienti”. Grazie alla guida accorta e competente del mio caro amico Pasquale Motta, che di quel comune è stato Sindaco, ho potuto vedere da vicino un rito antichissimo, per molti versi emozionante, di cui avevo conoscenze, lo confesso, solo libresche e televisive.
Pasquale mi ha raccontato come talvolta i media nazionali ed internazionali si siano interessati a questa tradizione, che affonda le sue origine in più di mezzo millennio di storia, ma che l’approccio è stato spesso assai simile a quello che avrebbero avuto nei confronti di una tribù di cannibali, se ne esistono ancora sulla faccia della terra. Nessuno sforzo cioè di capire, neppure la fatica di leggersi qualche serio studio antropologico (io ho ancora vivo il ricordo di quello straordinario libro di Lombardi Satriani, Il Ponte di san Giacomo, che si dovrebbe studiare nelle scuole), solo il fermarsi alla superficie, alle immagini, certamente forti, di uomini che si procurano ferite sanguinanti nei giorni che ricordano la Passione di Cristo e giudicarle come rito pagano, barbaro, violento, primitivo. E giù con nuove prove da dare al vecchio pregiudizio sulla Calabria, anch’essa barbara, arcaica, naturalmente violenta.
Quante volte antichissime tradizioni religiose sono state trattate dai media solo per l’uso che di alcune (e in alcuni assai limitati casi) ne hanno fatto le organizzazioni criminali e mafiose. Il tutto messo in un calderone indistinto, in cui Calabria, mafia, sangue, paganesimo, religione cattolica, diventano gli ingredienti di un polpettone alla Mario Puzo.
La cosa più drammatica però è che spesso sono stati alcuni calabresi e meridionali i primi consumatori e propagatori di questo polpettone. Gli stessi, per capirci, che oggi si indignano per le parole di un Crosetto qualsiasi e tessono le lodi di un Giorgio Bocca che sul Sud e sulla Calabria ha detto cose forse peggiori.
No, niente di nuovo sotto il sole di questo nostro sciagurato Paese in cui è più facile giudicare che capire. Un Paese tanto ubriaco dei suoi pregiudizi in cui non c’è nessuno capace di fare come il bambino che dice “il re è nudo”, cioè dire a piena voce che le teorie di Banfield e di Putnam sul “familismo amorale” e sulla mancanza di “senso civico” che sarebbero caratteristiche peculiari e storicamente strutturate del Mezzogiorno si sono dimostrate delle emerite cazzate di fronte ai fatti.
E i fatti oggi ci rappresentano un Paese in cui il malaffare è invece equamente distribuito a tutte le latitudini e che anzi proprio nella sua parte più ricca e più “civile” in questi anni è cresciuto un movimento, questo si, barbaro, arcaico e pagano, che ha trasformato in politica tutti i più truci pregiudizi razzisti nei confronti del Sud con tanto di simbologia celtica e cappelli cornuti (contenti loro) il cui leader, scopriamo oggi, pare si facesse ristrutturare casa e comprare un diploma di laurea per il figlio irrimediabilmente “ciuccio” con i soldi del partito.
No, non ho dimenticato i fiumi di inchiostro né la reverenza rispettosa dei media nazionali di fronte alle pagliacciate delle ampolle, dei raduni di Pontida, persino dei rumori corporali di Bossi scambiati per profonde analisi politiche (sic). Né ho dimenticato che tutta la politica nazionale degli ultimi anni è stata condizionata dalla Lega e dal paradosso della nascita della questione settentrionale che è come se un energumeno prendesse a schiaffi un mingherlino e gli dicesse “chiedimi scusa perché ti meno”.
Nel dire questo non giustifico i nostri difetti di calabresi e meridionali che certamente sono tanti, né sostengo la tesi del “mal comune, mezzo gaudio”. Dico solo che alla Calabria e all’Italia intera bisogna parlare il linguaggio della verità e non più quello del pregiudizio, sforzandosi di capire finalmente quello che siamo, da dove veniamo e scegliendo insieme dove vogliamo andare.
Io credo che su questo si misuri la vera sfida di una nuova classe dirigente. Una classe dirigente che deve imparare ad amare questa terra, smettendola, una volta per tutte, di limitarsi a giudicarla.