Archivi del mese: settembre 2019
Basta con le ipocrisie e le invettive. Il PD deve essere altro o non sarà
Se c’è una cosa sulla quale dovremmo tutti riflettere non è tanto Renzi che se ne va ma cosa resta del PD. Perché la sua uscita toglie ogni scusa a chi rimane e oggi dirige il PD. Una riflessione vera è, a questo punto, ineludibile. La scissione di Renzi è solo l’ennesima manifestazione della crisi del PD come partito nato per unire le grandi culture riformiste italiane. Aver fatto il governo potrebbe essere una condizione importante ma non sufficiente per rilanciare non solo il Paese ma anche una forza di centrosinistra moderna. Perché un conto è fare il governo con i 5 stelle e favorire la loro fuoriuscita dalla dimensione massimal-qualunquista che li ha portati ad essere la prima forza nel 2018, un conto, invece, è porsi in maniera subalterna al loro giustizialismo antipolitico, fino addirittura a prefigurare nelle regioni alleanze civiche non solo senza simboli ma anche senza politica, magari cercando, come in Calabria, di riesumare candidati in servizio permanente effettivo già bocciati in altre stagioni dagli elettori pur di risolvere qualche conflitto locale interno nel gioco asfittico delle correnti romane. Il PD oggi è popolato da correnti protese solo al posizionamento interno. Un gruppo dirigente degno di questo nome dovrebbe chiudere con la stagione delle giaculatorie e delle invettive e avviare un serio dibattito sul che cosa deve essere il PD, se deve continuare ad esistere in questa forma o fare altro, ma soprattutto se vuole restare nel solco della sinistra moderna e riformista (che è anche laica e protesa alla difesa dello Stato di diritto e delle garanzie individuali e sociali) o chiudersi in una dimensione sempre oscillante tra il governismo a tutti i costi e la testimonianza subalterna. Essere di sinistra, infatti, non può essere una enunciazione di principio ma la fatica quotidiana della rappresentanza di interessi sociali diffusi e sempre più complessi. Il governo per la sinistra o serve al cambiamento o non serve. Si faccia un congresso straordinario. Per discutere di idee e proposte. Mettiamoci alle spalle vent’anni di confronti nominalistici. Facciamolo se vogliamo essere utili non solo a noi stessi ma al Paese.
Il Diciannovismo
Tra il 1919 ed il 1921 il Partito Socialista, che era risultato il primo partito con oltre il 30 per cento in Italia, subì due scissioni: una a sinistra e l’altra a destra. Quelli che rimasero nel partito si trovarono ingessati in una linea massimalista e inconcludente. Il Fascismo di lì a poco fece fuori (fisicamente) tutt’e e tre gli spezzoni. Pietro Nenni chiamò efficacemente questo periodo “diciannovismo”. Senza commenti…la storia non insegna mai nulla.
Primarie in Calabria: i candidati li decidono i calabresi
Una ex bracciante Ministro contro l’”Accademia dei ruttologi”
Ditemi tutto ma che una ex bracciante possa diventare Ministro dell’Agricoltura lo considero il compimento pieno di una democrazia matura. E che a scandalizzarsi sia certa destra che ha sdoganato la ruttologia come disciplina accademica mi conforta nel pensare che siamo dalla parte giusta. Forza Teresa Bellanova.
Primarie in Calabria: Decidano i calabresi
In Calabria si svolgano le primarie per la scelta del candidato alla Presidenza della Regione
Il circolo del PD “Centro storico – frazioni” di Cosenza aderisce alla mobilitazione a sostegno della petizione per la indizione delle elezioni primarie regionali.
“Domani, Sabato 7 settembre dalle ore 17 alle ore 20,30, sotto la Federazione Provinciale in via Macallè a Cosenza si organizza un banchetto per raccogliere le firme degli iscritti per chiedere l’immediata convocazione delle primarie in Calabria per scegliere il candidato alla Presidenza per il centro sinistra alle prossime elezioni regionali’.
È quanto annuncia il segretario del I circolo del PD di Cosenza, Gabriele Petrone.
“È assolutamente incomprensibile – ha proseguito il dirigente dem cosentino – come si possa derogare ai dettati statutari che impongono le primarie per la scelta dei candidati. L’idea che la scelta del candidato Presidente possa essere delegata a qualche conventicola ristretta è inaccettabile e rappresenta una vera e propria discriminazione nei confronti della Calabria dal momento che le primarie sono state regolarmente convocate in altre regioni, a cominciare dalla Puglia”.
“I calabresi non hanno l’anello al naso e non sono figli di un Dio minore. Chiedono semplicemente che si applichino le regole che la comunità del PD si è date”, ha concluso Petrone.