Attualità
Il progresso senza ragionevolezza stritola l’Umanità e invece potrebbe salvarla
Ricorre in questi giorni sulle TV in uno spot pubblicitario il discorso finale di Charlie Chaplin ne “Il Grande Dittatore” del 1940. C’è da ringraziare i pubblicitari per averlo rievocato. Quando uscì il film gran parte del mondo era già in guerra, la più feroce e distruttiva della storia umana. Il discorso di Chaplin in quel film fu uno straordinario monito. Dopo la guerra quelle parole furono ascoltate, almeno in una parte del pianeta. Riascoltiamole ora in questi tempi bui. Perché il progresso, senza ragionevolezza, non sia macchina che ci stritola ma opportunità per tutta l’Umanità.
VIDEO SU YOUTUBE DEL DISCORSO FINALE DEL FILM
Primo Maggio di speranza per tutti…
25 Aprile 1945-25 Aprile 2020. 75 anni di libertà per la libertà di tutti, anche in questi difficili giorni…
75 anni fa fummo liberi dall’oppressione del nazifascismo e dalla tragedia della guerra. Oggi stiamo apprezzando, forse più che in qualsiasi altro momento, il valore di quella conquista. Ma questo 25 aprile del 2020 sia anche l’occasione per ricordare che la lotta per la libertà non avrà fine sino a quando un solo uomo sulla terra non sarà libero di vivere con dignità, fiducia e speranza nel futuro. Solo così, anche dopo questi difficili giorni, saremo veramente liberi. BUON 25 APRILE A TUTTI. #25aprile2020.
Un pensiero per un caro amico…In ricordo di Giulio Grandinetti
La scuola in emergenza e la sfida di un futuro che è già dentro di noi
(Pubblicato su “Il Quotidiano della Calabria” del 16 aprile 2020).
Intervengo volentieri nel dibattito suscitato sulle pagine de “Il Quotidiano” sui temi sollevati all’interno della scuola italiana a causa dell’emergenza corona virus, stimolato anche dall’intervento del mio “maestro ed autore”, il prof. Giuseppe Trebisacce, a cui mi lega una ultradecennale amicizia e frequentazione culturale.
Personalmente ritengo che, nonostante i limiti strutturali che proprio Trebisacce ricordava nel suo intervento, la scuola italiana stia, nel complesso, reagendo bene all’emergenza sanitaria.
In attesa di dati statistici completi sui quali svolgere un’analisi più approfondita credo si possa dire che i dirigenti scolastici, gli insegnanti, i ragazzi e le famiglie stanno fronteggiando con senso di responsabilità e abnegazione una situazione del tutto nuova e inattesa.
Il Governo e il Ministero hanno mobilitato risorse importanti: sono stati acquistati e distribuiti in comodato d’uso apparecchiature elettroniche agli studenti che ne erano sprovvisti, ci si è organizzati con piattaforme di videoconferenza per le lezioni e per lo svolgimento dei compiti, insegnanti e ragazzi si stanno “vedendo” attraverso gli schermi dei PC e degli smartphone, ecc..
Resta il problema della copertura della connessione che è essenzialmente un problema da “ultimo miglio” perché ormai quasi tutti i comuni italiani sono dotati di fibra e su cui molto si dovrà fare nei prossimi giorni.
Per certi versi, infatti, questa drammatica crisi ha posto più che mai all’ordine del giorno il tema del diritto ad INTERNET come una nuova frontiera della democrazia moderna.
Del resto occorre rendersi conto che la rivoluzione digitale, come quella della stampa nel XVI secolo, non ha prodotto soltanto una maggiore rapidità della comunicazione ma ha sollecitato nuove domande, ha prodotto nuovi contenuti, ha creato nuovi bisogni.
Come diceva il grande poeta tedesco Rainer Maria Rilke: “il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada”.
Ecco, io credo che nella scuola, forse più che nel resto della società, stia avvenendo proprio questo. L’innovazione, nonostante resistenze e ostilità, è penetrata profondamente.
Quando ho iniziato la mia carriera come insegnante, le domande erano cartacee, i computer a scuola erano merce ancora rara, un laboratorio era un avvenimento, le lavagne erano di ardesia e ci si sporcava le mani di gesso.
Oggi è cambiato tutto: se non ci fosse stata la spinta all’adeguamento tecnologico e professionale degli ultimi vent’anni non si sarebbe riusciti a mettere su, praticamente dal nulla e in pochissimo tempo, la didattica a distanza.
Insomma, sinceramente, non mi pare che su questo tema si possa essere del tutto insoddisfatti della reazione della nostra scuola.
Ovviamente restando consapevoli che nessuna didattica a distanza potrà mai compensare o sostituire quella in presenza. Su questo occorre essere chiari. Il processo di insegnamento ed apprendimento è strettamente legato a quello della socializzazione che ne è, in qualche modo, la componente fondamentale.
Per dirla banalmente si insegna e si apprende insieme, non individualmente dietro lo schermo di un PC o di uno smartphone ! A meno che non ci sia qualcuno in giro oggi disponibile a riprendere le radicali posizioni di Louis Althusser che indicava nella scuola uno degli apparati ideologici dello Stato, e quindi accarezzare l’idea di una società descolarizzata e di forme di autoeducazione individuale di massa mediate dalle eccezionali opportunità che offrono le nuove tecnologie !
La sfida, dunque, sta nel come incoraggiare, sostenere, spingere in avanti questo processo di innovazione attraverso una responsabilizzazione sempre più crescente degli insegnanti, delle famiglie, degli studenti. E non solo in tempi di emergenza ma sempre, anche nei tempi normali.
Ma la parte maggiore la devono fare soprattutto gli Stati, che devono abbandonare le politiche malthusiane cui accennava il prof. Trebisacce nel suo articolo.
Scuola e sanità sono i pilastri su cui si basa lo sviluppo stesso della democrazia. La drammatica crisi che stiamo vivendo ce lo sta letteralmente sbattendo in faccia.
Il nostro impegno sarà soprattutto quello di non farlo dimenticare dopo che tutto, speriamo presto, sarà finito.
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Il Quotidiano della Calabria 15 aprile 2020
Zio Mimmo non canterà più…
Si è spento all’alba di oggi mio zio, Mimmo Cariola. Era un uomo buono, generoso, sempre allegro, splendida voce tenorile. Da quando era andato in pensione dalla Regione Calabria ormai tempo fa, era facile incontrarlo, prima che gli acciacchi dell’età e della malattia lo costringessero a casa o a lunghi ricoveri, a corso Mazzini o presso il bar Panoramico. Se ne va un pezzo della mia vita in questi tempi bui. Zio Mimmo addio, non possiamo neppure salutarti come meritavi. Possiamo solo piangerti, sapendo che ci avresti rimproverato anche la tristezza. Un grande abbraccio…
Pasqua 2020, il passaggio alla normalità…
Pasqua significa passaggio. Ecco, il migliore augurio è quello che possiamo lasciarci alle spalle tutto quanto stiamo vivendo e che si torni presto alla normalità. Buona Pasqua #andratuttobene.
Per fase 2 emergenza corona virus, riaprire i cantieri a Cosenza
In vista della possibile ripresa di alcune attività strategiche, la cosiddetta fase 2 della convivenza col Coronavirus, ci chiediamo se non sia il caso di prevedere di riprendere le attività di alcuni cantieri fondamentali per le città e l’area urbana di Cosenza che già in situazioni di normalità, a causa dei ritardi accumulati e dal scarsa previsione di cronoprogrammi dell’Amministrazione, di fatto bloccano o rendono molto difficile il normale svolgersi della vita cittadina.
È noto, infatti, che nonostante l’emergenza Coronavirus e il lockdown generale, a Genova non si è mai fermato il cantiere per il completamento del Ponte Morandi, con tutte le precauzioni del caso.
In questi giorni, poi sono ripresi i lavori per la Metro 4 di Milano grazie ai protocolli per far operare i lavoratori nella massima sicurezza e attenzione alla salute in un cantiere strategico per la mobilità sostenibile della città. Si tratta di circa 200 tra operai, dipendenti e dirigenti.
Del 3 aprile è, invece, l’appello dei residenti di Portapiana, che fa seguito ad uno analogo del 15 gennaio scorso emanato congiuntamente dal Circolo PD Centro storico e frazioni, dal Comitato Casco – Area Storica Cosenza e da Italia in Comune-Cosenza, che chiedeva lumi sui mancati lavori di prevenzione del rischio idrogeologico di Cosenza vecchia, Donnici e zone contermini, finanziati dalla Regione Calabria e mai iniziati dall’Amministrazione comunale. Ricordiamo anche il cantiere del Parco di viale Mancini con annessa la strada alternativa su via Popilia che il Comune ha avuto finanziata dalla Regione da più di un anno.
Stesso dicasi per i lavori di sistemazione del crollo di oramai 3 anni fa del muro che costeggia e conduce alle palazzine di Santa Maria della Sanità a Portapiana nei pressi del Conservatorio “Giacomantonio”, tuttora a rischio di ulteriori crolli.
Per non parlare della frana di Via Vittorio Emanuele, che isola il quartiere anche ai mezzi di soccorso oramai da mesi e mesi.
Su entrambi giova ricordare che sono stanziati interventi da 10 milioni di euro 6 per il colle Pancrazio, 3 per Donnici) che aspettano di essere spesi da agosto 2018.
Lavori che potrebbero riprendere o iniziare con uno sforzo di responsabilità istituzionale, garantendo le condizioni igieniche e di sicurezza necessari alle maestranze.
Cosenza prima o poi dovrà ripartire e sarebbe saggio che quando avverrà e il traffico veicolare e personale tornerà ai livelli precedenti, alcuni lavori siano non si spera finiti ma almeno a buon punto.
Ciò è fondamentale per ricucire quantomeno gli strappi al tessuto urbano prodottisi in questi anni.
In fondo, se si trova la possibilità di far lavorare operai per le luminarie di Pasqua, lo si può trovare anche per le opere necessarie alla vita cittadina che, come ci auguriamo tutti, tornerà alla normalità quanto prima.
In fondo lo ripete anche il Sindaco che Cosenza ripartirà: lo dimostri tanto attraverso le sue dirette responsabilità quanto con le pressioni istituzionali verso la Regione.
Circolo PD “Centro Storico e Frazioni”
Italia in Comune – Cosenza
Emergenza corona virus 9…Cosa davvero non dovrà essere come prima…
Riflettevo, in questa triste Domenica delle Palme, sul fatto che questo nostro popolo sta dimostrando una grande forza d’animo e una grande disciplina. Nonostante una comunicazione spesso confusa, alimentata dal vecchio vizio del gioco a chi la spara più grossa, la quasi totalità delle persone sta rispettando regole dure, per il bene di tutti. Capisco che fanno più notizia i pochi furbi ma la vera novità è questo popolo, spesso additato come anarchico e indisciplinato nelle barzellette che amiamo raccontarci con un certo masochismo, che resiste. Tutto finirà e lo voglio dire, quando accadrà, dovremo tornare alla vita sociale. Meglio di prima. Perché non è questo il nostro difetto ma l’egoismo che c’era anche al di là del Corona Virus. In questo, tutti quanti noi, dovremo fare in modo che le cose cambino, davvero e per sempre. E’ questo che non dovrà più essere come prima. #andratuttobene #insiemecelafaremo
Un Grande Papa…
Un Grande Papa…
La Benedizione Urbi et Orbi contro la pandemia di Corona Virus