Attualità
Come affrontare la crudeltà della morte
Pubblicato su “Il Garantista” del 15 ottobre 2015
Un ragazzo di 17 anni della nostra città si è tolto la vita.
Era un ragazzo normale, con il volto fresco dei nostri figli, con gli stessi problemi, gli stessi pregi, gli stessi difetti. A quanto mi dicono andava bene a scuola e tutti gli volevano bene. Questa morte inspiegabile ci colpisce e ci atterra. Come genitori, come educatori. E ci dice come il male di vivere sia il virus più terribile della nostri tempi.
Pensare che dietro ai volti freschi e pieni di vita dei nostri ragazzi possa esserci il desiderio annullante della morte è agghiacciante.
Ci rappresenta il fallimento della stessa possibilità di avere fiducia nel futuro, l’impotenza di fronte alla crudeltà della morte, l’inaccettabilità dell’assenza di una persona cara, che pensavamo dovesse sopravviverci. E ci rammarichiamo di non avere capito, di non avere parlato, di non avere fatto. E non sappiamo che dire e come consolare ciò che non può essere consolato da nessuna parola. Continua a leggere
La banalità della prepotenza mafiosa
Pubblicato su “Il Garantista” del 14 ottobre 2015
Ci sono due cose che mi sconvolgono nella ricostruzione che gli inquirenti hanno fatto del barbaro omicidio del piccolo Cocò, di suo nonno e della sua compagna.
La prima che il nonno, sapendo di essere sotto tiro, non esitasse ad usarli come scudi.
La seconda che i killer, con grande freddezza, non hanno esitato ad ucciderli lo stesso, puntando la pistola alla tempia del bambino e bruciando il tutto.
Non so spiegarmi quale livello di indifferenza abbia potuto generare una forma così drammatica di cinismo, di distacco da ogni forma di empatia umana.
Gratta gratta mafia e ‘ndrangheta, nel loro assurdo cinismo, sono soprattutto questo: assoluta indifferenza e banale pretesa di prepotenza. Altro che onore e rispetto.
La sindrome di Iago
La cattiveria è un elemento fondante della natura umana, ma ce n’è una specie di tipo particolare, quella rappresentata magistralmente da Shakespeare nel personaggio di Iago in “Otello”.
Iago è cattivo in sé, senza alcuna ragione evidente, gode della sua perfidia che si nutre di un sentimento assurdamente complesso come l’invidia.
Iago è quello che riesce a rovesciare la realtà, trasformando la verità in falsità, l’innocenza in colpevolezza, presentandosi proprio lui, l’essenza stessa della malvagità, come un campione di bontà agli occhi del credulone Otello.
La vicenda di Otello è in fondo la metafora dei tempi correnti, in cui tanti piccoli e grandi Iago operano per rovesciare la realtà presentandosi come i migliori degli uomini, gli inflessibili moralizzatori di un mondo presentato indifferentemente come tutto corrotto. E le vittime sono i tanti Otello creduloni e le innocenti Desdemona e quello stesso mondo nel quale i veri corrotti continueranno a prosperare.
Il folle caso della scoperta dell’America
Il 12 ottobre del 1492 un sognatore lucidamente folle, un emigrato italiano in Spagna, sbarcò per la prima volta su una terra sconosciuta che geografi forse per dispetto chiameranno anni poi col nome di un altro navigatore italiano, tra l’altro suo amico, America. Si chiamava Cristoforo Colombo. Questo grande marinaio genovese cercava una rotta per raggiungere le Indie da Ponente. Sapeva, da marinaio che aveva percorso per anni l’Atlantico, che la terra era a poche miglia marine, nonostante tutti gli scienziati del tempo sostenessero (ed avevano ragione) che la circonferenza della Terra fosse molto più ampia di quella pensata dall’antico geografo Tolomeo e ripresa dal cartografo fiorentino Paolo Dal Pozzo Toscanelli (teorie che invece Colombo credeva corrette). Colombo, dunque, aveva torto teoricamente ma aveva ragione empiricamente. Da marinaio “sapeva” che quell’Oceano non era tanto grande da non potere essere attraversato come dicevano coloro che la geografia la studiavano solo sui libri. Avevano invece ragione gli scienziati che avevano esaminato e bocciato il suo progetto, dicendogli che le coste più orientali dell’Asia erano molto più lontane di quanto dicesse. Avevano entrambi torto perché non sospettavano che tra Asia ed Europa ci fosse un altro immenso continente. A dimostrazione che i grandi cambiamenti della storia umana nascono, spesso, da fortunate casualità e da vistosi errori teorici.
Per fare politica ci vuole la politica
Pubblicato su “Il Garantista” del 10 ottobre 2015
Le dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino sono l’ennesima dimostrazione del grande equivoco in cui si dimena il nostro dibattito pubblico.
Affermare che per potere governare comuni, regioni o nazioni sia sufficiente essere persone perbene ed oneste, come se questo non fosse nient’altro che un prerequisito, sta dimostrando tutta la sua vacuità. Si continua a non comprendere una cosa elementare: che per fare politica ci vuole la politica.
Ignazio Marino, invece, sono anni che si candida dappertutto da “non politico”: come senatore, come segretario del PD e come sindaco di Roma.
Peccato che quando si tratta di “fare politica” non sono sufficienti i master americani e i proclami al vento, soprattutto quando si devono fronteggiare crisi enormi come quella che ha investito Roma dopo l’inchiesta “Mafia Capitale”. Continua a leggere
Odio gli indifferenti
Dare un problema sui sassi dal cavalcavia è indice soprattutto di quella indifferenza che spesso nutre la stupidità di partì purtroppo non piccole della nostra società.
Come sorprendersi se questo virus alberga anche nella scuola dove la formazione degli insegnanti è stata ridotta a qualche corsetto per fare punteggio ? Aveva ragione Antonio Gramsci ad odiare gli indifferenti.
Il fascino “riscoperto” della Sila
Pubblicato su “Il Garantista” del 9 ottobre 2015
La brutta avventura, per fortuna a lieto fine, della signora Brunella Guagliani, ritrovata dopo quattro giorni passati in un bosco della Sila, ha anche un risvolto positivo, quello di averci restituito in parte il fascino antico che la nostra montagna ha sempre avuto.
Diciamoci la verità, la Sila era diventata per tantissimi solo un luogo per amene passeggiate domenicali e di shopping a Camigliatello da concludere davanti a ricche tavolate nei ristoranti o in sontuosi e devastanti pic nic i cui segni restano a biancheggiare per decenni in mezzo ai boschi e ai prati. I meno pigri, al più, impegnati nella ricerca dei funghi, nella pesca nei laghi e nelle sciate d’inverno. Questa montagna, chiamata “Silva” (foresta) dai romani, per secoli fonte generosa di sostentamento per le sue popolazioni ma anche rifugio di briganti, banditi e animali selvaggi, era stata fagocitata dalla frenesia consumistica dei nostri tempi. Continua a leggere
Il reddito minimo della malavita
Pubblicato su “Il Garantista” del 24 settembre 2015
L’operazione che ha portato all’arresto dei gestori della rete di spaccio a Cosenza ha rivelato un aspetto sul quale forse non si è riflettuto a sufficienza.
Pare che agli spacciatori si offriva un mensile di 350 euro, più qualche provvigione, per smerciare la “roba”. Chi magari si assumeva qualche rischio maggiore, come custodire la “merce”, guadagnava di più.
Può apparire sorprendente come, dentro un mercato in cui i soldi che girano sono parecchi e dove l’aspirazione al facile arricchimento è la prima molla che spinge nelle braccia delle organizzazioni malavitose, si riproducono le stesse dinamiche delle più antiche logiche capitalistiche: gli “operai” si pagano poco e proprio su quel lavoro si costruiscono immensi guadagni che, invece, restano prerogativa di pochi. Continua a leggere
Perché difendo il diritto all’oblio di Giovanni Scattone
Giovanni Scattone si è sempre proclamato innocente. Tuttavia è stato condannato per omicidio colposo, vuol dire un reato in cui si ha colpa della morte di qualcuno senza averla voluta o premeditata.
Un reato grave in cui può incorrere ciascuno di noi se, guidando la macchina, mette sotto qualcuno.
Tale pena, secondo il codice della democratica Repubblica italiana, non prevede l’interdizione dai pubblici uffici.
Scontata la sua pena Giovanni Scattone ha riacquisito tutti i suoi diritti e i suoi doveri nei confronti della società.
La legge è stata rispettata, la giustizia ha fatto il suo corso fino in fondo. E allora, perché accanirsi? Perché continuare a sostituirsi ai giudici ed ai giudizi ? Possibile che il principio rieducativo della pena sia così difficile da comprendere ed accettare nella democratica repubblica italiana ? Continua a leggere
A Camigliatello per presentare “Vil razza dannata” di Filippo Veltri e Aldo Varano
Nell’ambito del Festival della Cuccia a Camigliatello abbiamo presentato il libro di Filippo Veltri e Aldo Varano “Vil razza dannata”.
E’ possibile una lettura del Mezzogiorno e della Calabria che non sia quello proiettato dal pregiudizio e dal punto di vista delle classi dirigenti del Nord del Paese ? Possono questi essere rappresentanti, a maggior ragione dopo lo scandalo di Mafia Capitale e degli scandalosi funerali del boss Casamonica a Roma, solo come sede di mafia, ndrangheta e malaffare ?
E’ possibile, dunque, un racconto che non ceda ai soliti stereotipi, che non nasconda i nostri difetti ma che nemmeno cada nel facile vittimismo o, peggio, in un rivendicazionismo subalterno e fine a se stesso ? Continua a leggere