Attualità
A Ferramonti di Tarsia per il Giorno della Memoria
Intervista di Pasquale Motta per l’emittente La CTV
La scuola a Cuba
A L’Avana con Giovanni Cerulo e Paolo Apa per conto dell’IRASE. Prima distribuzione di materiale didattico ad una scuola primaria e poi visita al Museo della ciudad. Tutto mentre i bambini in gita nel centro della città ballano con artisti di strada. La scuola a Cuba è cosa seria, obbligatoria dai 5 anni fino a 18. Sostanzialmente garantita a tutti la scuola materna dai tre anni in su. Lo stesso vale per l’università. Una volta laureati si restituiscono allo Stato le spese di formazione con il proprio stipendio. L’istruzione è un settore all’avanguardia, nonostante le tante difficoltà, nell’isola caraibica, come la sanità.
IL VIDEO
A l’Avana per parlare del continente sudamericano
Un evento per ricordare Totonno Chiappetta
Ad una settimana dalla scomparsa di Totonno Chiappetta vorrei lanciare una proposta a tutti coloro che gli hanno voluto bene e ne hanno apprezzato le qualità artistiche ed umane. Costruiamo un evento che possa metterne in evidenza il lascito artistico e culturale nella sua città, Cosenza. Perché il nutrimento degli artisti è l’applauso, quello dei comici, la risata. Faccio appello ai suoi colleghi artisti, registi, musicisti, attori, operatori culturali o semplici amici che ne hanno incrociato la vita per mettere in campo questo evento in un teatro cittadino o nella piazza che Totonno tanto amava. Perché gli applausi della sua città e della sua terra tornino a risuonare per ringraziare il nostro Jugale…Totonno se lo merita.
Chi è il mio prossimo
Quando si uccidono i bambini in una scuola dopo averli costretti ad assistere al supplizio dei loro insegnanti bruciati vivi, siamo oltre le barbarie. Non c’è ideologia, religione o motivazione che possa non dico giustificare ma quantomeno far capire. È come se il mondo precipitasse nel baratro più profondo della sua storia passata. Ecco perché non possiamo restare indifferenti, noi uomini che ancora crediamo nell’uomo e nella sua possibilità di futuro. E oggi dobbiamo stare tutti a piangere quei morti in quella scuola del Peshawar. Pur non avendo un grande senso religioso credo che sia questo il modo per poter rispondere alla domanda che fu rivolta a Gesù nella parabola del buon samaritano: chi è il mio prossimo ? Ebbene, oggi lo so con certezza chi è il mio prossimo.
Il nuovo film di Ermanno Olmi “torneranno i prati”.
Ho visto il film di Ermanno Olmi “torneranno i prati” (il titolo è proprio così, tutto minuscolo). In un’ora e venti viene rappresentata la Grande Guerra nella sua realtà più cruda, come nelle poesie di Ungaretti o nel celebre romanzo di Remarque.
La guerra che non ha nulla di glorioso o di eroico: la morte, che viene dalla esplosione tecnologica del secolo, è quasi disumanizzata.
E’ una morte che vive nei silenzi, nei rumori di una vita stentata in cui la trincea è popolata di uomini ridotti ad ombre abbruttite che si illuminano solo con l’arrivo della posta e il desiderio continuo di tornare a casa.
Le voci dei tanti dialetti italiani è un’altra componente commovente di questo film straordinario. Un film che racconta bene a questa nostra generazione il dramma di una guerra lontana ma tanto vicina perché scolpita ancora nei nomi sui monumenti di tutte le piazze italiane davanti ai quali passiamo spesso distrattamente.
Forse a quei nomi dei nostri bisnonni oggi riusciremo a dare anche un volto grazie a “torneranno i prati”.
A Paola convegno su “la Buona Scuola” dell’Istituto “Pizzini-Pisani”
Si terrà venerdì 14 novembre a partire dalle ore 15,30 presso l’Auditorium del Complesso “S.Agostino” di Paola un convegno sul documento “La Buona Scuola” per il quale il Governo Renzi ha avviato un’ampia consultazione di tutte le componenti del sistema scolastico italiano.
Il convegno, organizzato “in rete” dalla dirigente scolastica del “Pizzini-Pisani” dott.ssa Alisia Arturi, dalla dott.ssa Elena Cupello (Dirigente dell’IPSEOA “S. Francesco”), dalla dott.ssa Anna Filice (Liceo “G. Galilei”), dalla dott.ssa Sandra Grossi (IC “F. Bruno”), dalla dott.ssa Margherita Maletta (IC “Gentili”) e dalla dott.ssa Ester Perrotta (Scuola Paritaria), presenta un ricco programma di qualificati interventi.
Dopo la presentazione della D.S. del “Pizzini-Pisani” dott.ssa Arturi, il saluto del Sindaco Basilio Ferrari e della consigliere comunale Maria Pia Serranò, il convegno, moderato dal Dirigente in quiescenza Dott. Giorgio Franco, vedrà gli interventi del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Dott. Diego Bouchè, del Direttore del CSA di Cosenza Dott. Luciano Greco e del Dirigente Tecnico del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Dott. Maurizio Piscitelli e, ovviamente, delle dirigenti scolastiche della “rete”.
“Vogliamo – ha dichiarato la dott.ssa Arturi – che questo convegno sia una occasione di confronto sui temi posti dal documento del Governo.
Su alcune questioni, come la valutazione, il dibattito è aperto ed ha registrato anche numerosi interventi sulla piattaforma online del Ministero. Da Paola, con il convegno di venerdì, sono certa che tutti insieme le componenti del sistema formativo, a partire dalla scuola e dalle famiglie, sapremo dare il nostro contributo di idee e proposte”.
Intervista alla Dott ssa Alisia Rosa Arturi, Dirigente dell’IIS “Pizzini-Pisani” Paola.
LOCANDINA IN PDF
Locandina convegno 14 novembre
VIDEO
La caduta del Muro di Berlino non ha significato la fine della storia.
Quando 25 anni fa il popolo di Berlino abbatté il Muro che divideva la città ed era diventato il simbolo stesso della Guerra Fredda, tutti fummo certi di trovarci di fronte ad una di quelle svolte inaspettate che la storia talvolta ci consegna.
In particolare, per molti, fu la conferma che il liberalismo e non il socialismo nella forma che storicamente si era realizzata, rappresentasse l’unico approdo possibile della vicenda umana.
Un filosofo neo-hegeliano nippo-americano, Francis Fukuyama, scrisse un fortunato saggio il cui titolo ha finito per segnare un’epoca: La fine della storia e l’ultimo uomo.
In particolare, con grande ottimismo “progressivo”, Fukuyama individuava nel modello liberale e liberista l’unico sbocco possibile per una società mondiale che, dopo il crollo del comunismo, finalmente si avviava ad una definitiva stabilizzazione.
La storia, testarda, smentirà questa tesi sin da subito. le due guerre in Iraq, lo scoppio dello scontro etnico-religioso in Jugoslavia nel cuore stesso della civilissima Europa, l’Afghanistan, la grande minaccia terroristica con l’attentato alle Twin Towers dell’11 settembre del 2001 fino alla drammatica minaccia dell’Isis di questi giorni.
Il mondo dopo il Muro non solo si è scoperto più incerto e più insicuro ma sono riaffiorati “mostri” antichi, quasi medievali, come l’intolleranza etnica e religiosa, il razzismo, il genocidio, le persecuzioni dell’uomo sull’uomo.
A queste crisi si è cercato di rispondere con una applicazione (piuttosto rozza, a dire il vero) della teoria sullo scontro di civiltà basato sul famoso libro di Samuel P. Huntington, che è stato tradotto dalla destra americana nella considerazione della inevitabilità delle crisi e nell’illusione, spesso pretestuosa, della “esportazione militare della democrazia”.
Intanto in tutto l’opulento Occidente una crisi economica senza precedenti morde settori sempre più ampi della società sospingendo milioni di persone verso la povertà e l’emarginazione.
A questa crisi si continua a pensare di poter rispondere con la destrutturazione del welfare e la messa in discussione di diritti che sembravano ormai acquisiti.
Tutto ciò nasce dalla mancanza di un’analisi seria su ciò che è davvero accaduto a partire dal 9 novembre del 1989, e cioè che la fine del socialismo reale non poteva tradursi né in una espansione illimitata della democrazia liberale e dei suoi valori secondo l’illusione di Fukuyama né nella pessimistica rinuncia a questa prospettiva e nel prono affidarsi alle leggi del mercato e della forza.
Non si è mai voluto riconoscere che il flusso della storia che aveva generato il marxismo e persino lo stesso leninismo non era stato una cesura rispetto al liberalismo ma una sua conseguente continuazione. Fu, invece, la deformazione autoritaria e totalitaria iperpoliticista scaturita dalla Rivoluzione d’Ottobre e codificata dallo stalinismo la vera cesura e deviazione, l’unica che bisognava davvero archiviare con la caduta del Muro.
Tuttavia, se oggi sono molti i liberali che tornano a rileggere Karl Marx vuol dire che forse qualcosa sta cambiando e che si sta tornando a guardare alla storia senza gli occhiali deformanti dell’ideologia (come, del resto, ci insegnava a fare proprio il vecchio Karl !!!).
Grillo la mafia l’ha vista solo al cinema
Le parole pronunciate da Grillo sulla mafia non devono sorprendere.
Vale, invece, la pena riportarle per comprenderne senso e portata: “La mafia è stata corrotta dalla finanza, la mafia non metteva bombe nei musei o uccideva i bambini nell’acido, prima aveva una sua condotta morale…“.
Lo dico subito, non son parole di sen sfuggite, ma una provocazione studiata e calcolata, come tutte quelle che caratterizzano il cianciare del nostro.
Insomma, Grillo ha detto che la mafia aveva prima una “condotta morale” perché ne è davvero convinto e perché pensa che molti la pensano come lui.
Siamo di fronte alla riproduzione populista di un tema che ha avuto ed ha una certa diffusione, l’idea cioè di una mafia regolatrice, garante di certe regole, sia pure violente, ma in fondo ispirate ad una forma di etica ancestrale.
Questa rappresentazione della mafia (o meglio delle mafie) violenta e terribile, ma in fondo animata da un qualche senso di giustizia che viene rovinata dagli interessi più grossi (ricordiamo, ad esempio, che il conflitto ne “Il Padrino” si scatena per il rifiuto del vecchio boss ad entrare nel mercato della droga), emerge ancora oggi in alcune rappresentazioni cinetelevisive o letterarie.
Si tratta niente di più che di pura paccottiglia culturale e, per di più anche diseducativa, visto che alimentano l’idea di una criminalità in fondo “positiva”, di uomini che non vogliono essere “pupi” ma che si affermano con intelligenza e determinazione e magari solo “costretti” alla violenza.
Quello che sfugge a Grillo ed a tanti che la mafia l’hanno vista solo al cinema ed alla TV, è la sua vera natura, che è stata, nonostante le evoluzioni, sempre la stessa: una organizzazione che tende ad accumulare ricchezza e potere ai danni dei più deboli con l’uso della coercizione morale e della violenza fisica.
Sin dai tempi in cui vessava contadini e pastori in difesa degli interessi dei latifondisti, le mafie non sono mai state dalla parte del popolo, ma solo uno strumento della sua oppressione.
Oggi, come ieri, le mafie sono il principale ostacolo allo sviluppo, alla libertà individuale e di impresa, all’affermazione dei diritti. Sono, in una parola, le principali avversarie della democrazia.
Alla faccia della “condotta morale”.
Sistema elettorale delle province vera aberrazione
Leggo molti commenti preoccupati e polemici sulla elezione di un esponente di centrodestra alla Provincia di Cosenza.
Al netto del tentativo, peraltro maldestro, di farne l’ennesima occasione di polemica interna al PD (come se non ce ne fossero abbastanza) e su quella che è spesso mitologia dell’inciucio, il sistema elettorale è congegnato in maniera tale che ad essere decisivi sono i governi delle città più grandi. Piaccia o non piaccia, il Centrosinistra in Provincia di Cosenza governa solo a Cassano Ionio (Castrovillari si è sciolta qualche mese fa). Ci si deve convincere, quindi, che era assai difficile spuntarla.
Allo stesso tempo è del tutto evidente che se a votare domenica scorsa fossero stati non i consiglieri comunali ma il popolo sovrano, Mario Occhiuto non solo non sarebbe stato eletto ma neppure si sarebbe candidato. E se si fosse candidato comunque, avrebbe perso le elezioni anche nella città in cui fa il sindaco, potete scommetterci 100 euro contro un fagiolo.
I dottor Stranamore che a Roma hanno messo a punto questo aberrante sistema di elezione del Presidente e del Consiglio Provinciale con la scusa del risparmio di qualche indennità e gettone di presenza cavalcando l’antipolitica cieca e trinariciuta che in questi anni è stata data in pasto a piene mani all’opinione pubblica, sono riusciti nel loro vero intento: privare i cittadini del diritto di eleggere i propri rappresentanti e quindi di esercitare il loro controllo democratico su un ente di gestione che, altra mistificazione mediatica, non è stato affatto abolito, anzi, continuerà a gestire settori importanti come la viabilità e l’edilizia scolastica.
Grazie a questa schifezza di riforma le province, semplicemente, come avveniva nell’800 notabilare, le gestiranno, senza vincolo di mandato e fuori da ogni controllo diretto o indiretto della cittadinanza, un gruppo di amministratori locali eletti nei loro comuni e su altre opzioni politiche e programmatiche.
Dell’aberrazione di questa legge come di altre che restringono gli spazi di democrazia in nome delle crociate anticasta, e che denuncio da tempo, io sono indignato. E mi piacerebbe fossero indignati i tanti o distratti o in malafede corifei del “nuovismo antipolitico” che ormai albergano anche nella nostra parte politica. Ma so che rimarrò deluso.