Cultura
Addio a Rossana Rossanda, la ragazza del secolo scorso…
“Rifardi” ? No grazie !
L’ipocrisia è il male vero da combattere. In calabrese la chiameremmo “rifarderia”. Guardiamoci dai “rifardi” che ammantano sotto parole etiche la loro drammatica immoralità.
Riaprire la scuola responsabilità collettiva del Paese
Articolo su il casinistanews.net
Sulla riapertura della scuola si sta dicendo tanto, forse troppo. Del resto è del tutto naturale che su un tema che attiene praticamente alla vita quotidiana della società, si discuta e si senta la necessità di dire la propria. Personalmente credo che bisogna però orientare il dibattito su alcuni punti fermi, primo fra tutti che non ci si può permettere un lock down del futuro. La scuola, infatti, è l’incrocio delle molteplici domande che la società avanza su di sé e sulle sue prospettive di sviluppo. Senza scuola, quindi, una società semplicemente non ha futuro.
A tutto ciò si aggiunga la considerazione che con il Coronavirus dovremo probabilmente convivere per tempi medio lunghi.
Se si parte da questa consapevolezza il tema diventa non se ma come riaprire.
I mesi che abbiamo alle spalle, caratterizzati dalla cosiddetta didattica a distanza, che pure ha consentito di tamponare le falle in un momento di estrema emergenza sanitaria, hanno dimostrato, qualora ce ne fosse bisogno, come la scuola sia una parte essenziale del sistema-Paese e non ci si può permettere di tenerla chiusa oltre un certo limite. Bisogna dire che questa emergenza ha anche fatto giustizia su certe frettolose analisi che pure avevano fatto capolino nelle discussioni prima della pandemia, sulla “inutilità” della scuola tradizionale, sul predominio delle nuove tecnologie presupposto di una “spersonalizzazione” del processo educativo e, a cascata, sulla inutilità stessa della funzione docente e di tutto l’apparato didattico, tecnico e amministrativo che ruota attorno all’organizzazione scolastica.
Le illusioni descolarizzatrici sono miseramente crollate di fronte al fatto che (dati riferiti ai paesi OCSE) il 9% degli studenti di 15 anni non ha un posto tranquillo per studiare a casa, e solo circa la metà della stessa fascia di età è iscritta a scuole in cui è disponibile una piattaforma di supporto all’apprendimento online. Tralasciamo poi il problema di docenti che, per il 35% non hanno le competenze pedagogiche e tecniche necessarie per integrare la tecnologia digitale nell’istruzione, secondo i dirigenti scolastici.
Ma, in generale, abbiamo appreso tutti quello che noi operatori della scuola sapevamo già, e cioè che la scuola non è solo trasmissione di nozioni, ma anche, se non soprattutto, socializzazione di percorsi, esperienze, bisogni.
Abbiamo scoperto, inoltre, che un conto è smanettare su uno smartphone per sentire musica o stare in contatto con gli amici sui social, un conto è fare lezione, ascoltare, imparare, comunicare competenze.
La pandemia, dunque, ha portato al pettine i nodi di una necessaria modernizzazione del sistema che non è scontato si possa realizzare soltanto con l’acquisizione delle opportunità che offre l’innovazione digitale.
Se questo è il quadro, e tutti dobbiamo esserne consapevoli, riaprire diventa una necessità unita a quella di accelerare i processi di modernizzazione già in atto valorizzando le competenze esistenti e sviluppando nuove forme di insegnamento e di apprendimento. Dobbiamo tutti imparare ed essere disponibili a metterci in discussione, docenti, ragazzi, famiglie. Questo processo deve andare avanti, anzi, l’emergenza può rappresentare, da questo punto di vista, una opportunità per fare di più e più in fretta.
Riaprire, quindi, con responsabilità e sapendo che tutti dobbiamo essere disponibili ad assumerci un minimo di rischio. Perché di questo si tratta. Del resto se la sera i ragazzi escono per incontrarsi con i loro amici nei bar aperti e nei luoghi di ritrovo non si espongono forse ad un rischio calcolato ? E non mi pare che ciò stia suscitando grande scandalo, se consideriamo il fatto che gran parte dei contagi registrati nell’ultimo periodo riguardano ragazzi tornati da vacanze all’estero e dal contatto nei luoghi della movida. Ovviamente tutto ciò non deve diminuire ma anzi aumentare l’attenzione e la prudenza per fare delle scuole dei luoghi sicuri per studenti e personale.
Ben vengano, dunque, tutte le misure, sapendo che qualche contagio ci sarà comunque, che forse bisognerà isolare qualche focolaio, mandare in quarantena qualche ragazzo e qualche docente, magari chiudere qualche classe o qualche scuola. In quel caso si attiveranno didattica a distanza e altre misure, senza allarmismi e con, ripeto, responsabilità. Facendo di questa terribile crisi una occasione per mettere in campo, ancora una volta come nei mesi del lock down quella grande capacità di adattamento che il nostro popolo ha dimostrato, con gli occhi protesi al futuro dei nostri giovani e, quindi dell’intero Paese. Perché riaprire la scuola è certamente più importante di riaprire le discoteche.
Far ripartire la scuola è responsabilità del Paese per evitare un lockdown culturale
Il ricordo di Maria Montessori esempio per la scuola di oggi…Bene Presidente Mattarella
Significativa la dichiarazione di oggi del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 150° anniversario della nascita di Maria Montessori.
“Maria Montessori nasceva centocinquanta anni fa, a Chiaravalle. La sua umanità, i suoi studi, la sua coraggiosa esperienza di educatrice, hanno impresso un segno profondo nelle scienze pedagogiche e indicato orizzonti nuovi per la scuola, a beneficio di milioni di giovani in ogni parte del mondo, che hanno potuto e saputo accrescere in piena libertà la loro personalità.
Proprio negli anni più duri del Novecento Maria Montessori è riuscita a infrangere antichi pregiudizi, dimostrando la irragionevolezza di metodi di insegnamento basati sull’autoritarismo e contrastando pratiche di emarginazione ai danni di chi era sofferente o veniva considerato diverso, aprendo la strada a un percorso di crescita dei bambini basato sulla piena espressione della loro creatività, nella formazione responsabile alla socialità.
Il suo “metodo” ha varcato le frontiere e, nel suo nome, tantissime educatrici ed educatori, ragazze e ragazzi, hanno conferito alla scuola un valore di crescita nella conoscenza che, accanto al sapere letterario e scientifico, abbia lo sguardo rivolto allo sviluppo integrale della personalità degli alunni.
La vita di Maria Montessori è stata anche simbolicamente una storia di libertà, di intelligenza, di creatività femminile. Sono tante le insegnanti, le educatrici, le operatrici scolastiche che continuano oggi a impegnarsi con la medesima passione.
La comunità della scuola è risorsa decisiva per il futuro della comunità nazionale, proprio in quanto veicolo insostituibile di socialità per i bambini e i ragazzi: ne comprendiamo ancor più l’importanza dopo le chiusure imposte dalla pandemia. Esempi come quello di Maria Montessori esortano ad affrontare efficacemente le responsabilità di questo momento difficile”.
Io, docente, farò il test seriologico…
La scuola deve ripartire. Tutti dobbiamo farci carico di questo obiettivo: docenti, studenti, famiglie e, ovviamente, i dirigenti, il Ministero, il Governo, le Regioni e gli enti locali. Tutti. Quindi si discuta fino alla fine ma si lavori per garantire ripartenza e sicurezza. Io farò il test sierologico (che è volontario) e rispetterò tutte le misure che saranno previste. È il mio dovere. E tornerò in classe per ritrovare i miei studenti. Facciamolo tutti il nostro dovere e ce la faremo.
Riaprire le scuole atto di responsabilità…
Come insegnante credo che riaprire le scuole sia un atto di responsabilità verso il Paese. Un Paese senza scuola muore. Tutti, dirigenti, insegnanti, ATA, studenti e famiglie abbiamo il dovere di fare di tutto perché a settembre si ritorni in classe. Con fiducia e responsabilità individuale e collettiva. Ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare.
A Cosenza il PD ha una storia gloriosa…
“Ciascun dal proprio cuor l’altrui misura”. Niente più delle parole del Metastasio può rendere l’idea di quello che è effettivamente il metodo di direzione del partito che anima l’agire del Commissario della Federazione del PD di Cosenza, Marco Miccoli. Ognuno giudica gli altri partendo da come effettivamente è egli stesso e dalla sua esperienza. Miccoli non ha memoria storica e conoscenza della tradizione e della gloriosa storia dei gruppi dirigenti che hanno dato vita e diretto il PD cosentino. Lui pensa di dirigere Cosenza allo stesso modo di come ha fatto da segretario del PD romano. Probabilmente, ancora oggi non si è liberato dalla sindrome che gli avrà potuto provocare il rapporto di Fabrizio Barca sullo stato del tesseramento e dei circoli a Roma. Erano i tempi in cui si registravano gli effetti devastanti di “mafia capitale”. Il PD diretto da Marco Miccoli, poi commissariato, fu oggetto di una analisi impietosa. Quello di Fabrizio Barca fu un atto di accusa senza appello: si denunciavano esplicitamente “i tratti di un partito non solo cattivo ma pericoloso e dannoso”, dove “non c’era trasparenza” e che “lavorava per gli eletti anziché per i cittadini”.
Proprio a Roma, poi, fu emblematica l’esperienza del Circolo di Tor Bella Monica dove, proprio grazie ad un pacchetto di 100 tessere online, si registrò il tentativo di una scalata ostile ad un autentico processo di rinnovamento i cui protagonisti erano ragazzi e ragazze, anche coraggiosi per fronteggiare la realtà sociale di quel quartiere. Insomma con le tessere online si sarebbe voluto consegnare il comando del partito al peggio dei capibastone e dei padroni dei pacchetti di tessere.
Caro Miccoli noi stiamo dalla parte della pasionaria Pina Coccia, la storica dirigente del circolo di Tor Bella Monica, ed è per questo che non possiamo accettare che attraverso artifici e raggiri di un regolamento provinciale del Commissario (unico in Italia) si possa riproporre nella Provincia di Cosenza quel modello caratterizzato da forti “deformazioni clientelari” e da “una presenza massiccia di carne da cannone di tesseramento” (citazione testuale rapporto Barca).
Sappi che il corpo militante e vitale degli iscritti del nostro partito, a partire dai Segretari di Circolo, dei simpatizzanti e degli elettori non consentirà che ciò avvenga.
Ti chiediamo che anche nella nostra Federazione venga coerentemente applicato lo Statuto nazionale e il Regolamento nazionale del tesseramento.
Ti chiediamo pertanto di ritirare il “tuo” regolamento e di convocare una assemblea provinciale di tutti i segretari di circolo del partito, per poter avere finalmente una sede legittima e trasparente nella quale discutere sulle forme organizzative e sulla campagna di tesseramento del PD nella provincia di Cosenza.
Gabriele Petrone
Segretario Circolo PD “Centro Storico e Frazioni”
Damiano Covelli
Capogruppo PD Comune di Cosenza
Quarant’anni dalla strage di Bologna
Bologna 2 agosto 1980: fu strage fascista. Ricordare è il dovere della democrazia.
Falsi come una moneta di tre euro…
Riflettevo tra me e me su quante persone false come una moneta di tre euro conosco…mentono cercando di convincerti che sono sinceri e trasparenti, i veri difensori dell’etica…Che le pernacchie li sommergano…
26 luglio 1953: assalto alla Miocada ed inizio della rivoluzione cubana
C’è un episodio oggi quasi dimenticato della storia del ‘900, l’assalto alla caserma Moncada a Santiago de Cuba il 26 luglio del 1953. Fidel Castro, il fratello Raul e una manciata di rivoluzionari tentarono di impadronirsi della Caserma Moncada a Santiago approfittando del Carnevale cubano che si svolge proprio in quei giorni. Fu un fallimento culminato con caduti, arresti, torture ed esecuzioni sommarie del regime di Fulgencio Batista. Ma Fidel Castro, con la sua difesa nel processo lo trasformò in un successo politico, preludio della rivoluzione dei “barbudos” della Sierra Maestra del 1959 a cui partecipò anche Che Guevara. È stata forse l’ultima vera rivoluzione dell’età contemporanea, con le sue luci e le sue ombre. Comunque animata dal desiderio e dalla volontà di costruire un “mondo nuovo”. Almeno di quel desiderio e di quella volontà ci sarebbe bisogno anche oggi.