Cultura
Il Diciannovismo
Tra il 1919 ed il 1921 il Partito Socialista, che era risultato il primo partito con oltre il 30 per cento in Italia, subì due scissioni: una a sinistra e l’altra a destra. Quelli che rimasero nel partito si trovarono ingessati in una linea massimalista e inconcludente. Il Fascismo di lì a poco fece fuori (fisicamente) tutt’e e tre gli spezzoni. Pietro Nenni chiamò efficacemente questo periodo “diciannovismo”. Senza commenti…la storia non insegna mai nulla.
La Plaza de Toros
Cronache da Siviglia
So di affrontare un tema molto divisivo: chi va in Spagna e in particolare a Siviglia è opportuno che assista ad una corrida de toros ? Si, proprio quello spettacolo in cui un giovane vestito con colori vivaci e armato di una mantella rossa, punzoni e spadino affronta e uccide un bestione tra i cinque o sei quintali dopo una serie di acrobatiche e temerarie evoluzioni.
Del resto, anche in Spagna il dibattito è aperto sulla opportunità di mantenere in vita uno spettacolo come questo, in cui, al di là di qualsiasi considerazione animalista e ambientalista, un animale viene ucciso in maniera piuttosto cruenta.
Gli stessi spagnoli hanno, nei fatti, tolto la corrida dalle attrazioni turistiche, se si esclude qualche rappresentazione sui souvenir che sembrano richiamare una pratica antica o comunque passata.
Nessuna guida o tour operator, a meno che non glielo chiediate, vi dirà che tra le cose da vedere c’è la corrida. Insomma, è uno spettacolo che, chi vuole vedere, deve andarselo a cercare. Ed io ho deciso di andarlo a vedere.
A muovermi antiche reminescenze letterarie e la passione per il cinema: Ernest Hemingway con il suo Morte nel pomeriggio, Garcia Lorca di LLanto (il famoso poema dedicato ad un torero morto che comincia con il verso “alle cinque della sera..”, Rodolfo Valentino, Tyrone Power e Rita Hayworth protagonisti di pellicole basate sul romanzo di Vicente Blasco Ibáñez “Sangue e Arena”, ecc.. Senza contare le considerazioni storico-antropologiche sulla tauromachia, pratica profondamente intrecciata alla storia del Mediterraneo e della Spagna e che esprime il tema antico dello scontro/confronto tra uomo e natura, per dominarlo ed esserne dominati allo stesso tempo.
Si tratta di temi che avrebbero bisogno di approfondimenti assai più puntuali e che esulano dallo scopo di questo righe che invece vogliono trasmettere più che altro impressioni e sensazioni.
Ebbene, non posso negare di essere rimasto molto impressionato: raramente ho assistito ad una esibizione tanto coraggiosa e temeraria.
Per un uomo assolutamente razionale come mi reputo di essere mi è davvero difficile capire cosa possa spingere un ragazzo, negli anni 2000, a rischiare la vita in una pratica tanto pericolosa.
Eppure lo fanno, in esercizi sempre più audaci e pericolosi.
Il toro è tutt’altro che stupido: insegue il suo obiettivo e cerca di colpirlo in tutti i modi: è forte, veloce, imprevedibile. Chi gli sta di fronte deve essere alla sua altezza. Nei momenti in cui si affrontano, uomo e animale, sono ad armi pari. Il guizzo rapido del toro si confronta con l’agilità del torero. La cornata fatale e l’abile schivata sono gesti che possono accadere da un momento all’altro e cambiare l’esito della contesa. Hemingway sosteneva che toro e torero sono entrambi vittima e carnefice e che la corrida è l’arte che lega la vita alla morte. E penso che avesse ragione.
Si capirà, dunque, il fascino che questa pratica ha esercitato ed esercita su tanti. Ma anche il ribrezzo che devono provare altri ad assistere alla lenta agonia di un animale che viene colpito più volte fino alla stoccata finale che lo uccide. Alla fine sarà trascinato via tra le ovazioni del pubblico e macellato. La sua carne, molto ricercata, entrerà nel menu di raffinati buongustai.
I sostenitori delle corride dicono che, alla fine, questi animali vivono una vita migliore dei loro “colleghi” destinati molto prima al mattatoio: cinque o sei anni rispetto ai due dei manzi normali. Gli animalisti, che spesso sono anche vegetariani, sostengono che nessun animale, anche se destinato ad essere mangiato, dovrebbe essere sottoposto a sofferenze inutili. Il dibattito rimane aperto ma, a mio parere prescinde da quel particolare elemento culturale che ho cercato di descrivere sopra.
Anche per questo è stata introdotta una variante della corrida classica, la corrida de decortes, in cui il toro non viene ucciso e i recortadores vestono come calciatori e giocano a schivare le cornate dei tori e addirittura a saltare loro in groppa mentre sono in corsa. Vengono assegnati punteggi sia agli atleti che ai tori. Insomma siamo ai confini di una pratica sportiva vera e propria in cui il rischio è decisamente elevato ma solo per l’uomo. Un po’ come accadeva ai tempi dell’antica Creta nel Palazzo di Minosse.
Al netto di ogni altra considerazione credo che chi si rechi in Spagna una visitina ai tanti musei sulla tauromachia dovrebbe farla, per conoscere qualcosa che certamente non ha uguali in nessuna altra parte del mondo. Una dimensione culturale che vale comunque la pena di essere conosciuta.
VIDEO
Siviglia, la Spagna letteraria
Cronache da Siviglia
Qual è l’idea che avete sempre avuto della Spagna ? Sole, tori, flamenco, passioni, colori, poesia ? Ebbene state certi che tutti questi elementi li ritrovate concentrati a Siviglia, la capitale della Andalusia.
Ovviamente la mia è una valutazione assolutamente consapevole che questo straordinario Paese (come nessuno del resto) non può essere ridotto alla sua immagine stereotipata che deriva spesso dalla letteratura e da resoconti di viaggiatori frettolosi.
La Spagna è una terra ricca e profondamente varia dal punto di vista culturale, linguistico, sociale, territoriale e perfino climatico e per conoscerla davvero tutta sarebbero necessari mesi di permanenza.
Siviglia, comunque, riassume in sé gran parte degli elementi che mi hanno sempre incuriosito della Spagna, a cominciare dalla sua storia. La splendida Spagna araba e quella della Reconquista cristiana con le sue straordinarie chiese barocche, la Spagna imperiale e quella della lunga decadenza tra ’800 e ’900 ma di straordinaria ricchezza culturale, fino alla tragedia della Guerra Civile, della lunga notte della dittatura franchista e della resurrezione democratica degli ultimi quarant’anni che ci hanno consegnato la Spagna europea degli ultimi anni.
Siviglia è tutto questo: una bellissima città europea, moderna e con servizi eccellenti, con i suoi straordinari monumenti che richiamano i diversi momenti storici sopra richiamanti e, soprattutto la sua popolazione giovane e cordiale, la sua spiccata vocazione all’accoglienza.
La Spagna araba è visibile nell’Alcalzar, trasformata in Palazzo reale, quella cristiana con la splendida Cattedrale e le tantissime chiese, quella imperiale con l’Archivo de las Indias e la famosa Torre dell’Oro, quella novecentesca di Plaza de Espana, quella settecentesca e ottocentesca dei giardini di Maria Luisa, senza contare la Plaza de Toros, il flamenco, le splendide ceramiche “azul”, l’antico Ghetto. In realtà tutti gli elementi di cui abbiamo parlato si mescolano insieme.
Se si vuole avere una idea di questa successione di eventi, di stili, di arti è d’obbligo anche una visita al Museo delle Belle Arti, che racchiude opere che vanno dal XV al XX secolo, cinque secoli di una storia ricca e profondamente intrecciata con la storia europea e italiana, soprattutto quella dell’Italia meridionale.
Passeggiando a Siviglia si ha la sensazione di cogliere come latente la presenza di due elementi antitetici che tuttavia convivono apparentemente senza contrasti: da una parte la tradizione, che si esprime nella rappresentazione di una cristianità in cui appare spesso latente lo spirito di Crociata, di dominio, che tuttavia contrasta con l’intensità umana e realistica delle immagini sacre, ma anche con lo splendore e la ricchezza dei colori che si espandono dovunque, nelle strade, sulle case senza dimenticare la passione dolce e struggente del flamenco.
Siviglia è tutto questo, ed è stato bello scoprirlo, come in una pagina di bella letteratura.
RASSEGNA FOTOGRAFICA
Le ipocrisie sui 5 stelle
Francamente trovo sciocchi e anche un tantino ipocriti i richiami ai 5 stelle rispetto al loro atteggiamento su migranti e la loro resa al razzismo securitario di Salvini. Come se ci fossimo dimenticati dei loro voti in parlamento per abolire il reato di clandestinità e sui diritti civili. Non è solo attaccamento alle poltrone, ma soprattutto indifferenza culturale e ideologica ai contenuti politici. I cinque stelle sono una forza qualunquista, non hanno nulla a che fare con la sinistra, tranne alcuni slogan e battaglie di retroguardia. Possono votare tutto e il contrario di tutto. L’unico collante che li ha tenuti insieme finora è il rancore contro la “casta”. Peccato che la casta adesso sono loro.
I peggiori venduti
In questa città e in questa regione, come in tutte le altre, nidificano diverse specie di venduti: per denaro, per paura, per ignoranza, per opportunismo. Ma i peggiori sono quelli per ambizione e presunzione. Perché sono i più spudoratamente convinti di poter dare lezioni ad altri. E non si accorgono dei conati di disistima che provocano intorno a loro.
A Rovito con i ragazzi dell’IC “T.Cornelio” per rievocare la tragica storia dei fratelli Bandiera e dei loro compagni
Dalla pagina Facebook dell’IC. “T. Cornelio” di Rovito.
“I ragazzi delle classi quarte della scuola primaria frequentanti il modulo PON “Digitalizziamo la Memoria Storica 1” hanno incontrato il Professore Gabriele Petrone, docente di Filosofia e Storia, Dottore di ricerca in “Modelli di formazione, analisi teorica e comparazione” e autore di diverse pubblicazioni, l’ultima delle quali, La Calabria che fece l’Italia, ricostruisce le convulse fasi della partecipazione calabrese al Risorgimento nazionale. Il Professore Petrone ha relazionato con dovizia di particolari, desunti da una conoscenza minuziosa dei documenti di archivio oltre che della sconfinata bibliografia sull’argomento, le complesse vicende che caratterizzarono la spedizione dei fratelli Bandiera in Calabria. I ragazzi hanno partecipato entusiasticamente alla lezione, intervenendo con domande pertinenti sull’argomento. Un viaggio nella storia e nella memoria per ricordare i Fratelli Bandiera, due patrioti italiani, due eroi del Risorgimento”.
Fare politica è diventato un reato
A leggere quanto emerge dalle carte dell’ennesima inchiesta fare politica e assumere conseguenti scelte amministrative è diventato un reato in Calabria. Persino sfiduciare un sindaco, come prevede la legge e la Costituzione repubblicana (sic). Ovviamente anche questa inchiesta sarà smontata in sede di verifica giudiziaria. Ma intanto il danno è fatto. Ed è un messaggio assai pericoloso quello che si veicola. La democrazia? La giustizia vera ? Meglio di no.
25 aprile: una destra incapace di guardare avanti
Bisognerebbe ricordare ai soliti che ogni anno rovesciano cofani di sciocchezze sul 25 aprile, tacciandola come festa “comunista” e di sinistra, che questa è stata istituita il 22 aprile 1946 dalla personalità più intelligentemente anticomunista della storia italiana, Alcide De Gasperi.
Che in tutto il mondo civile e democratico si può essere francamente conservatori e di destra senza essere “fascisti” o razzisti e rimpiangere il “quando c’era lui”, e i tempi in cui “i treni arrivavano sempre in orario” e tante cazzate simili.
Che per uomini e donne che vivono negli anni 2000 non vale più neanche il senso di colpa che potevano aver avuto le generazioni precedenti che con il fascismo, il nazismo, la dittatura, le persecuzioni, le leggi razziali, lo sterminio e la devastazione della guerra, per sole ragioni anagrafiche, avevano avuto a che fare. E che a quei tempi si può guardare oggi con la consapevolezza della storia e la fermezza del “mai più”.
Ma chi lo spiega ai piccoli demagoghi dei tempi nostri che, senza idee, senza cultura e senza neppure fantasia continuano a credere che essere di destra significa solo ripetere a pappagallo qualche vecchio luogo comune ?
D’altronde il 25 aprile lo festeggiamo anche per consentire a qualcuno di continuare a sparare cazzate.
Insegnamento e diritto a manifestare
A Padova una insegnante viene fermata durante una manifestazione antifascista contro un raduno antiabortista di Forza Nuova.
Si potrebbe discutere sul fatto che il questore abbia autorizzato la prima manifestazione e negato l’autorizzazione alla seconda, ma credo avrà fatto tutte le valutazioni che ha ritenuto opportune sul mantenimento dell’ordine pubblico, sulle quali non ho elementi per discutere.
Resta il fatto che dopo la manifestazione si scatena una polemica, soprattutto a causa di un articolo di un quotidiano locale, il “Mattino di Padova”, che contesta il fatto che una insegnante (dopo averne ricostruito anche il profilo di “antagonista di professione”) possa partecipare ad una manifestazione politica. Alla polemica si sono aggiunti poi l’assessore all’istruzione leghista del Veneto Elena Donazzon e il Ministro dell’Interno Matteo Salvini.
A difendere l’insegnante si sono levate alcune organizzazioni della sinistra antagonista che hanno messo l’accento sul fatto che un insegnante “non può non essere antifascista”. Continua a leggere
Chi sei, tu che ci uccidi…
Chi sei, tu che ci uccidi,
Che filmi la nostra morte
Che ci odi
Predicando vendette senza senso
Se non nella tua rabbiosa solitudine?
Noi sappiamo che non siamo colpevoli
Se non di vivere.
Tu, che hai vissuto solo del tuo odio,
Non esistevi quando ci uccidevi
E non esisterai neppure domani.