Cultura
Mogol, le ideologie, le emozioni, il Nobel.
Oggi, a margine di un incontro con i giovani a Cetraro, ho avuto l’occasione di conoscere quello che considero uno dei più grandi poeti italiani degli ultimi decenni, Giulio Rapetti in arte Mogol.
Abbiamo parlato dell’iniziativa che sta portando avanti da alcuni anni di formazione rivolta ai giovani e ha detto alcune cose che condivido molto: “solo il genio può essere un dono, il talento va coltivato” e che “i giovani hanno il dovere di essere migliori di chi li ha preceduti”.
Infine mi ha raccontato, divertito, una storia peraltro nota, di quando, negli anni ’70, non riusciva a staccarsi di dosso l’etichetta Continua a leggere
Vicenda Lupi, guardiamoci allo specchio
Voglio fare un coming out qui, pubblicamente, partendo dalla vicenda Lupi. Com’è noto non sono un uomo di potere ma se lo fossi (e in passato, sia pure piccolo piccolo, lo sono stato) e potessi dare una risposta individuale ad una persona che mi chiede un favore e che reputo davvero bisognosa e senza ledere il diritto di altri, lo farei.
Non lo farei per mio figlio o per un congiunto perché ritengo che il potere delegato dal popolo non possa essere usato a fini personali o familiari, secondo un’etica che è quella della responsabilità.
Se Lupi ha commesso un errore forse è stato questo e glielo hanno fatto pagare tutto. Ma, come scrive Michele Serra nella sua Continua a leggere
Votare e(‘) scegliere. Leggi elettorali in Italia e nel mondo. Il mio ebook sulla storia delle leggi elettorali
In questo saggio presento un esauriente excursus storiografico sui sistemi elettorali adottati in Italia dall’Unità ad oggi e descrive quelli in uso oggi nei principali paesi europei e del mondo democratico che sono entrati a far parte del nostro dibattito politico. Dalla lettura di queste pagine si apprende così che in Italia solo in due precisi momenti storici, durante la dittatura fascista e negli anni in cui è rimasto in vigore il famigerato porcellum, gli elettori non hanno potuto scegliere direttamente i propri rappresentanti nel parlamento nazionale. Il sistema elettorale, infatti, è lo strumento attraverso il quale si seleziona la classe dirigente ed è essenziale per il funzionamento della democrazia. Per questo le leggi elettorali non possono mai essere considerate Continua a leggere
L’insopportabile veleno del moralismo
Questa mattina Massimo Gramellini su “La Stampa” ha raccontato il caso di un giovane ingegnere di trentatré anni di Torino che, colpito da un tumore che gli aveva provocato l’amputazione di una gamba, aveva chiesto al suo condominio di poter istallare, a sue spese, un ascensore dal momento che il suo appartamento si trovava all’ultimo piano.
Scrive Gramellini che l’assemblea di condominio “aveva negato l’assenso. La legge consentiva a Stefano – così si chiamava il giovane ingegnere - di procedere. Ma il dominus dell’assemblea, titolare della maggioranza dei millesimi, aveva opposto ostacoli ed eccezioni, arrivando a insinuare che il giovane volesse costruire l’ascensore con gli incentivi concessi ai disabili per aumentare il valore del suo appartamento e poi rivenderlo. Aveva preteso che Stefano sottoscrivesse un documento in cui si impegnava a rimuovere l’impianto, in caso di cessione della casa, e a utilizzarlo in esclusiva, negando le chiavi dell’ascensore a parenti e infermieri. (…) Per non perdere energie che gli servivano altrove, Stefano accantonò il progetto dell’ascensore e si trasferì nell’appartamento del cugino al pianterreno, dove una morte più misericordiosa degli uomini è venuto a prenderlo ieri mattina”.
La cosa bella è che i condomini di Stefano “erano frequentatori assidui della parrocchia. Devoti al prossimo, purché non abitasse a casa loro”.
Confesso che la storia raccontata da Gramellini, pur rattristandomi non poco, non mi ha sorpreso. Sono anni che si avvertono dovunque, nel ventre molle della società italiana, i segni drammatici di una decadenza etica, un rinchiudersi negli egoismi più ristretti e, cosa più insopportabile, mascherati sotto una abbondante patina di moralismo, il veleno ideologico di questi tempi insulsi.
Nel negare a Stefano, malato e senza una gamba, la possibilità di costruire un ascensore che ne alleviasse le sofferenze sono sicuro che il capo condominio si sentiva nel giusto, perché smascherava un possibile imbroglio, una possibile speculazione.
Era così ottenebrato dalla sua visione del mondo, tutta ristretta all’interesse particolarissimo fatto di millesimi e valori catastali da non vedere davanti a se un ragazzo malato e senza una gamba, ma solo lo specchio di se stesso. “Perché ognuno del suo cuor l’altrui misura”.
Il guaio è che il moralismo è un veleno che, ormai, pervade tutto il discorso pubblico. Ad una società che avrebbe bisogno di più solidarietà, di stringersi attorno ad obiettivi comuni e condivisi, si stanno copiosamente distribuendo le tossine di una nuova concezione del mondo, quella del “solo i fatti miei e quelli degli altri sono tutti un imbroglio”.
Certo proprio un bel mondo quello che stiamo confezionando per i nostri figli.
INTERVISTA A ENZA BRUNO BOSSIO CHE CITA, NEL FINALE, QUESTO ARTICOLO
Cosa sarà del Castello Svevo ?
Leggo del completamento dei lavori di restauro del Castello Svevo e penso, finalmente un bene importante, un pezzo della nostra identità, restituito alla città. Leggo però anche la conferma di alcune voci che circolano da tempo sulla decisione dell’amministrazione comunale di affidare la gestione del Castello a privati che intendono farne un luogo di intrattenimento, una discoteca o qualcosa di simile. Personalmente non sono contrario in linea di principio all’affidamento di beni culturali a privati purché essi ne valorizzino e tutelino l’integrità ed un uso che deve comunque restare pienamente pubblico. Il Comune dovrebbe quindi fare chiarezza: a) esiste o non esiste l’intenzione o la scelta già assunta di affidare a privati la gestione del Castello Svevo ? b) se esiste, quali sono gli usi che il Comune intende concedere ai privati, a quali condizioni, con quale ritorno anche economico per le casse municipali e con quali garanzie che il Castello non subisca danni e non diventi uno spazio chiuso alla fruizione del pubblica da parte dei cittadini ?
Se si parla di cultura in città credo che di questi problemi dovremmo essere tutti informati.
PS: qualche anno fa si facevano manifestazioni e assalti a sedi di partito in difesa degli “spazi pubblici” in città. Sotto accusa l’affidamento ad un privato dell’ex capannone delle FS dove è stato realizzato il Caffè letterario. Un locale civile sede di iniziative culturali pubbliche e private che ha preso il posto di uno spazio vuoto e sporco altrimenti destinato al degrado. Oggi, su questa cosa del Castello, non parla nessuno…mistero.
Si ritiri la brochure con la faccia di Himmler
Premesso che non ho nessuna avversione ideologica sul fatto che Cosenza valorizzi Alarico. Magari ricordando che fu un re barbaro e piuttosto feroce, autore del primo saccheggio di Roma. Alarico fa parte della nostra storia, e va ricordato. Ma andrebbe ricordato anche che nella nostra storia ci sono tante altre cose, tanti altri personaggi anche più interessanti e soprattutto originali. Tuttavia, se si vuole proprio insistere con Alarico come si fa a mettere nella brochure destinata alla Bit di Milano la faccia di Heinrich Himmler ? Dico, chi ha scritto il testo e scelto le immagini non sa chi era il personaggio raffigurato ? O forse aveva il cervello in vacanza ? Vogliamo fare di Cosenza un luogo di ritrovo neonazista in Europa ? Se proprio si voleva essere così provinciali si poteva anche celebrare August Von Platen, autore della celebre poesia sulla morte di Alarico Das Grab im Busento, la Tomba nel Busento, tradotta da Carducci e che studiavamo alle elementari. Almeno avremmo potuto celebrare Cosenza come luogo di ispirazione per un poeta notoriamente omossessuale, in nome della lotta contro l’omofobia. Si poteva, ma per fare questo bisognava studiare. Si ritiri quella brochure e si ripari al danno facendo attenzione la prossima volta ad affidare il marketing territoriale a qualcuno che almeno legga qualcosa su quello che vuole promuovere.
Link dell’articolo de Il Quotidiano: http://www.ilquotidianoweb.it/news/cronache/734198/Comune-di-Cosenza–il-gerarca.html#.VOITzF6Cz39.facebook
RASSEGNA STAMPA
La Calabria buona che dà speranza
Oggi mi sono sottoposto ad un piccolo intervento chirurgico a Germaneto di Catanzaro. Devo dire di essere stato trattato benissimo, con grande professionalità da personale davvero bravo e all’altezza del suo compito. L’anno scorso, la notte di capodanno, mio figlio Umberto aveva ricevuto analogo trattamento nel pronto soccorso di Cosenza. Scrivo questo non per tacere i grandi e gravi problemi che soffre la sanità calabrese ma per mettere in evidenza come siano tanti i medici ed i paramedici che, nonostante tutte le difficoltà, continuano a fare il loro dovere con serietà, abnegazione e professionalità. Lo stesso si può dire per altri settori…c’è dunque una buona Calabria, che è molto più grande di quanto pensiamo, che fa ben sperare nel futuro…un buon esempio per tutti.
Il Travaglio de “Il Fatto Quotidiano”
C’è qualcosa di vagamente patologico nell’ossessione inquisitoria di Travaglio e de “Il Fatto Quotidiano”. Lo dico con sincera preoccupazione. In quel “Mattarella è una brava persona, però…” c’è qualcosa che è degno dello studio attento del miglior Sigmund Freud. Il cercare antichi vizi, personali e di parenti e affini fino al sesto grado, è certamente un modo per riaffermare disperatamente il ruolo di Torquemada incorruttibili che si sono ritagliati nel circo mediatico, ma anche il segno di una involuzione malata che rasenta l’autismo giornalistico. Ammettere semplicemente di non averne imbroccata una in tutta questa vicenda del Quirinale, che Renzi è il PD sono stati bravi e che la trovata di Magalli presidente è stata solo una emerita cretinata che non è riuscita neanche a far ridere qualcuno sarebbe, da parte di questi ineffabili paladini dell’onestà, un atto onesto. Ma non c’è cosa più difficile per un qualunquista ammettere di non avere capito, anche questa volta, “una beata m…”.
Un gioco semplice…e se la vittima della gogna mediatica fosse uno qualsiasi di noi ?
Facciamo un gioco semplice semplice…immaginate di fare un lavoro che vi porta ad avere un intenso e quotidiano rapporto con la gente. Un giorno siete accusati di aver commesso un reato, un brutto reato, di quelli che suscitano forte riprovazione sociale (mettete in moto la fantasia o aiutatevi col Codice Penale). Per voi, che sapete di essere innocenti, si aprono le pene dell’inferno. Sentite forte la pena che la gente dubiti di voi e della vostra onestà. Sottoposti ad indagine il giudice vi dichiara “estraneo ai fatti contestati”. Ne siete felici e riprendete la vita di sempre. Passano degli anni, 3, 4, 5, 10. Poi un giorno sul lavoro vi propongono per una meritata promozione. Ma colleghi che aspirano alla stessa promozione tirano fuori pubblicamente la vecchia storia dell’indagine e cominciano a parlare di ragioni di opportunità. Da 0 a 10, quanto considerereste ingiusta l’azione dei vostri colleghi ?