Politica

Si a referendum popolare su città unica

Veduta di Cosenza dall'alto

Non c’è da perdere altro tempo: si proceda in tempi rapidi ad un pronunciamento popolare sulla istituzione della città unica della area metropolitana cosentina.
È un tema che va discusso e affrontato senza steccati politici e pregiudiziali di schieramento.
Le affermazioni dei Sindaci di Cosenza e Rende sulla possibilità di realizzare la città unica vanno accolte e non lasciate cadere.
Si convochino subito i consigli comunali di Cosenza e Rende e di tutti i comuni della area urbana interessati.
Per quanto ci riguarda, questo è stato uno dei punti prioritari del programma elettorale con il quale il PD e il centrosinistra si sono presentati alle scorse elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Cosenza.
Di fronte a processi di unificazione urbana che, di fatto, sono ormai compiuti da anni è questa l’unica vera prospettiva per restituire a questo territorio una funzione e un ruolo che sono andati perdendosi negli ultimi anni.
La Calabria ha bisogno di una nuova grande città capace di sviluppare nei prossimi decenni processi di forte innovazione e uscire da anacronistiche divisioni municipalistiche. Alla luce di quanto ha evidenziato la pandemia Covid diviene sempre più urgente pervenire a nuove forme di organizzazione urbana, partendo da un riordino dei servizi per essere all’altezza di una nuova necessaria domanda sociale.

 

Gabriele Petrone

(Segretario Circolo PD “Centro Storico e Frazioni”)

Damiano Covelli

(Capogruppo PD Consiglio Comunale di Cosenza)

Quicosenza.it

Calabriadirettanews.com

Zoom24.it

Geonews.com

Cnews24.it

PD: Basta con la strategia del “fare il morto”.

Fare il morto

Raccolgo gli spunti offerti da un interessante intervento di Luigi Guglielmelli a commento degli impietosi sondaggi che danno il PD vicino al dato del 4 marzo 2018.
Il 19 per cento circa è un dato dal quale, pur nella generale crisi di tutte le forze dell’attuale quadro politico, sembra difficile schiodarsi. Si aggiunga che, nonostante un lieve incremento dei 5 stelle, attorno al 15 per cento e quindi ben al di sotto del 32 per cento delle elezioni del 2018, il centro destra, pur arretrando lievemente, attrae ancora il 50 per cento dell’elettorato italiano. Cosa consegue da questi dati, pur nel quadro della alea tipica di tutti i sondaggi? Che il PD e il centro sinistra nel suo complesso (vedi anche i dati debolissimi degli altri, dalla sinistra bersaniana a Italia Viva passando da Più Europa fino a Calenda) non hanno alcuna prospettiva di governo quando le elezioni ci saranno. Eppure siamo al governo da 1 anno circa. È anzi assai probabile che il prossimo governo sarà appannaggio del centro destra a forte trazione di Salvini e Meloni. Con qualunque sistema elettorale sarà utilizzato. Del resto le elezioni che si sono svolte finora a livello locale confermano questa tendenza. È sufficiente questo per aprire una riflessione nel PD? Io credo proprio di sì. Eppure sembra prevalere la strategia del “fare il morto”, preoccupandosi soltanto di appianare i contrasti con gli alleati, a cominciare dai 5 stelle. Quando si formò questo governo io fui d’accordo. Molti di noi hanno sperato in una “romanizzazione” dei barbari, vale a dire lo spostamento su posizioni riformiste del corpaccione populista dei 5 stelle. In verità pare che ci siamo imbarbariti noi. La giustizia, al netto dell’esplosione dello scandalo Palamara e della offensiva di Di Matteo contro Bonafede, resta terreno di scontro di un giustizialismo becero e rozzo, tendente ad affermare una “repubblica dei PM” che ha nel travaglismo” (sic) il suo punto di orientamento quotidiano. Non parliamo poi delle politiche sulla immigrazione, con i decreti sicurezza di Salvini che restano ancora lì, intonsi, dopo un anno di governo PD! E gli esempi potrebbero continuare all’infinito. Il PD finora ha fatto finta di essere “morto”. Il gruppo dirigente nazionale si preoccupa al massimo di amministrare l’esistente, a gestire (piuttosto male e con lo sterzo di uno “stalinismo dei poveri”, vedi il caso Calabria sul quale stendiamo un velo pietoso) le candidature in attesa di un voto che verrà prima o poi e che, male che vada dovrebbe consentire di scegliere un centinaio di parlamentari se restano (orrore!) le liste bloccate. Mi chiedo e chiedo a chi ha ancora un residuo di onestà intellettuale, può un partito ridursi a questo? Può la sua prospettiva essere solo quella di offrire una borsa di studio di seggio parlamentare a qualche fido di corrente? E anche lo sforzo di governo può ridursi a far fare il ministro o il sottosegretario a qualcuno per continuare ad amministrare un esistente sempre più ristretto e autoreferenziale? O, invece, è necessario misurarsi, qui ed ora, con una grande politica riformatrice che offra al Paese, oltre che agli alleati, una agenda di cambiamento profondo resa ancora più urgente dalla crisi del corona virus? Io vedo praterie aperte per una politica di questo tipo di fronte alla crisi del populismo. E invece rispetto al populismo continuiamo ad essere subalterni ed afoni. Al PD si chiede solo di fare la cosa per cui è nato: essere una grande forza riformista e di cambiamento del Paese. Sperando che si capisca una volta per tutte che “facendo il morto” prima o poi si annega davvero.

Buon 2 giugno a tutti

2 Giugno Festa della Repubblica

La Repubblica fu la conquista più importante della generazione che visse la tragedia della guerra e la lotta della Resistenza. Nata anche con l’apporto fondamentale delle donne, fino ad allora senza diritti in Italia, la Repubblica fu il conseguimento di tante speranze, l’alba di una nuova stagione di democrazia e diritti. Festeggiarla oggi assume il segno stesso della promessa della rinascita che tutti, dopo questi mesi terribili, dobbiamo costruire. Buon 2 giugno a tutti.

Circolo PD “Centro Storico e Frazioni”: Il Decreto Rilancio provvedimento importante ma con luci e ombre”.

Decreto Rilancio

“Giudizio sospeso sui contenuti del decreto “Rilancio”, ha affermato Gabriele Petrone, segretario del circolo PD “Centro Storico e Frazioni, a conclusione dell’Assemblea svoltasi ieri sera sulla piattaforma Zoom. “Ci sono luci ed ombre e soprattutto manca una visione strategica rivolta alla ripresa produttiva e a fronteggiare una terribile fase recessiva”.
È stato un confronto aperto e molto partecipato. Sono stati circa 80 i collegamenti registrati. Hanno preso la parola commercianti, piccoli imprenditori, esperti in materia economica e fiscale, semplici cittadini. È stato, soprattutto, posto il tema del come e del quando questo decreto verrà attuato. Unanime la sottolineatura della necessità che gli aiuti debbano arrivare subito nella disponibilità delle categorie più colpite dalla crisi. Quella della semplificazione e della velocizzazione delle procedure è stata la rivendicazione più pressante.
Nel suo intervento conclusivo l’on. Enza Bruno Bossio ha sottolineato come sia necessario, soprattutto in questo momento, affrontare con decisione il tema della garanzia del reddito distinto dalla domanda di lavoro. Le varie forme di sostegno al reddito finora previste vanno rese armoniche, senza che esse stesse creino nuove iniquità e ingiustizie sociali.
L’assemblea è stata aggiornata per consentire un approfondimento delle varie problematiche attraverso iniziative specifiche con la partecipazione di esperti al fine anche di promuovere un’attività di servizio, di orientamento e di assistenza dei cittadini.

All’on. Bruno Bossio è stato chiesto, inoltre, di tradurre in emendamenti alla Camera dei deputati, nella fase di conversione in legge del Decreto alcune proposte elaborate dallo stesso circolo PD.

Sarà reso pubblico, inoltre, il calendario di tutti gli appuntamenti che si svolgeranno nei prossimi giorni anche in streaming sui social, al fine di garantire non solo la partecipazione degli iscritti al partito ma di tutti i cittadini e le categorie sociali interessate ai temi che di volta in volta verranno affrontati.

Il Dispaccio

Geosnews.com

Calabria 7

Il progresso senza ragionevolezza stritola l’Umanità e invece potrebbe salvarla

Charlie Chaplin nella parodia di Hitler con l'imitatore di Mussolini in Il "Grande Dittatore" (1940).

Charlie Chaplin nella parodia di Hitler con l’imitatore di Mussolini in Il “Grande Dittatore” (1940).

Ricorre in questi giorni sulle TV in uno spot pubblicitario il discorso finale di Charlie Chaplin ne “Il Grande Dittatore” del 1940. C’è da ringraziare i pubblicitari per averlo rievocato. Quando uscì il film gran parte del mondo era già in guerra, la più feroce e distruttiva della storia umana. Il discorso di Chaplin in quel film fu uno straordinario monito. Dopo la guerra quelle parole furono ascoltate, almeno in una parte del pianeta. Riascoltiamole ora in questi tempi bui. Perché il progresso, senza ragionevolezza, non sia macchina che ci stritola ma opportunità per tutta l’Umanità.

VIDEO SU YOUTUBE DEL DISCORSO FINALE DEL FILM

LINK SU YOUTUBE

Primo Maggio di speranza per tutti…

Primo Maggio 2020

Così immagino questo Primo Maggio del 2020…colori di speranza che emergono dal grigio di questi giorni terribili. Ce la faremo…#insiemecelafaremo #primomaggio2020 #andratuttobene

25 Aprile 1945-25 Aprile 2020. 75 anni di libertà per la libertà di tutti, anche in questi difficili giorni…

25 Aprile 2020

75 anni fa fummo liberi dall’oppressione del nazifascismo e dalla tragedia della guerra. Oggi stiamo apprezzando, forse più che in qualsiasi altro momento, il valore di quella conquista. Ma questo 25 aprile del 2020 sia anche l’occasione per ricordare che la lotta per la libertà non avrà fine sino a quando un solo uomo sulla terra non sarà libero di vivere con dignità, fiducia e speranza nel futuro. Solo così, anche dopo questi difficili giorni, saremo veramente liberi. BUON 25 APRILE A TUTTI. #25aprile2020.

 

La scuola in emergenza e la sfida di un futuro che è già dentro di noi

Didattica a distanza

(Pubblicato su “Il Quotidiano della Calabria” del 16 aprile 2020).

Intervengo volentieri nel dibattito suscitato sulle pagine de “Il Quotidiano” sui temi sollevati all’interno della scuola italiana a causa dell’emergenza corona virus, stimolato anche dall’intervento del mio “maestro ed autore”, il prof. Giuseppe Trebisacce, a cui mi lega una ultradecennale amicizia e frequentazione culturale.
Personalmente ritengo che, nonostante i limiti strutturali che proprio Trebisacce ricordava nel suo intervento, la scuola italiana stia, nel complesso, reagendo bene all’emergenza sanitaria.
In attesa di dati statistici completi sui quali svolgere un’analisi più approfondita credo si possa dire che i dirigenti scolastici, gli insegnanti, i ragazzi e le famiglie stanno fronteggiando con senso di responsabilità e abnegazione una situazione del tutto nuova e inattesa.
Il Governo e il Ministero hanno mobilitato risorse importanti: sono stati acquistati e distribuiti in comodato d’uso apparecchiature elettroniche agli studenti che ne erano sprovvisti, ci si è organizzati con piattaforme di videoconferenza per le lezioni e per lo svolgimento dei compiti, insegnanti e ragazzi si stanno “vedendo” attraverso gli schermi dei PC e degli smartphone, ecc..
Resta il problema della copertura della connessione che è essenzialmente un problema da “ultimo miglio” perché ormai quasi tutti i comuni italiani sono dotati di fibra e su cui molto si dovrà fare nei prossimi giorni.
Per certi versi, infatti, questa drammatica crisi ha posto più che mai all’ordine del giorno il tema del diritto ad INTERNET come una nuova frontiera della democrazia moderna.
Del resto occorre rendersi conto che la rivoluzione digitale, come quella della stampa nel XVI secolo, non ha prodotto soltanto una maggiore rapidità della comunicazione ma ha sollecitato nuove domande, ha prodotto  nuovi contenuti, ha creato nuovi bisogni.
Come diceva il grande poeta tedesco Rainer Maria Rilke: “il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada”.
Ecco, io credo che nella scuola, forse più che nel resto della società, stia avvenendo proprio questo. L’innovazione, nonostante resistenze e ostilità, è penetrata profondamente.
Quando ho iniziato la mia carriera come insegnante, le domande erano cartacee, i computer a scuola erano merce ancora rara, un laboratorio era un avvenimento, le lavagne erano di ardesia e ci si sporcava le mani di gesso.
Oggi è cambiato tutto: se non ci fosse stata la spinta all’adeguamento tecnologico e professionale degli ultimi vent’anni non si sarebbe riusciti a mettere su, praticamente dal nulla e in pochissimo tempo, la didattica a distanza.
Insomma, sinceramente, non mi pare che su questo tema si possa essere del tutto insoddisfatti della reazione della nostra scuola.
Ovviamente restando consapevoli che nessuna didattica a distanza potrà mai compensare o sostituire quella in presenza. Su questo occorre essere chiari. Il processo di insegnamento ed apprendimento è strettamente legato a quello della socializzazione che ne è, in qualche modo, la componente fondamentale.
Per dirla banalmente si insegna e si apprende insieme, non individualmente dietro lo schermo di un PC o di uno smartphone ! A meno che non ci sia qualcuno in giro oggi disponibile a riprendere le radicali posizioni di Louis Althusser che indicava nella scuola uno degli apparati ideologici dello Stato, e quindi accarezzare l’idea di una società descolarizzata e di forme di autoeducazione individuale di massa mediate dalle eccezionali opportunità che offrono le nuove tecnologie !
La sfida, dunque, sta nel come incoraggiare, sostenere, spingere in avanti questo processo di innovazione attraverso una responsabilizzazione sempre più crescente degli insegnanti, delle famiglie, degli studenti. E non solo in tempi di emergenza ma sempre, anche nei tempi normali.
Ma la parte maggiore la devono fare soprattutto gli Stati, che devono abbandonare le politiche malthusiane cui accennava il prof. Trebisacce nel suo articolo.
Scuola e sanità sono i pilastri su cui si basa lo sviluppo stesso della democrazia. La drammatica crisi che stiamo vivendo ce lo sta letteralmente sbattendo in faccia.
Il nostro impegno sarà soprattutto quello di non farlo dimenticare dopo che tutto, speriamo presto, sarà finito.

Il Quotidiano 15 aprile 2020Il Quotidiano 15 aprile 2020

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Il Quotidiano della Calabria 15 aprile 2020

Per fase 2 emergenza corona virus, riaprire i cantieri a Cosenza

Cantieri a CosenzaFrana a Portapiana

In vista della possibile ripresa di alcune attività strategiche, la cosiddetta fase 2 della convivenza col Coronavirus, ci chiediamo se non sia il caso di prevedere di riprendere le attività di alcuni cantieri fondamentali per le città e l’area urbana di Cosenza che già in situazioni di normalità, a causa dei ritardi accumulati e dal scarsa previsione di cronoprogrammi dell’Amministrazione, di fatto bloccano o rendono molto difficile il normale svolgersi della vita cittadina.
È noto, infatti, che nonostante l’emergenza Coronavirus e il lockdown generale, a Genova non si è mai fermato il cantiere per il completamento del Ponte Morandi, con tutte le precauzioni del caso.
In questi giorni, poi sono ripresi i lavori per la Metro 4 di Milano grazie ai protocolli per far operare i lavoratori nella massima sicurezza e attenzione alla salute in un cantiere strategico per la mobilità sostenibile della città. Si tratta di circa 200 tra operai, dipendenti e dirigenti.
Del 3 aprile è, invece, l’appello dei residenti di Portapiana, che fa seguito ad uno analogo del 15 gennaio scorso emanato congiuntamente dal Circolo PD Centro storico e frazioni, dal Comitato Casco – Area Storica Cosenza e da Italia in Comune-Cosenza, che chiedeva lumi sui mancati lavori di prevenzione del rischio idrogeologico di Cosenza vecchia, Donnici e zone contermini, finanziati dalla Regione Calabria e mai iniziati dall’Amministrazione comunale. Ricordiamo anche  il cantiere del Parco di viale Mancini con annessa la strada alternativa su via Popilia che il Comune ha avuto finanziata dalla Regione da più di un anno.
Stesso dicasi per i lavori di sistemazione del crollo di oramai 3 anni fa del muro che costeggia e conduce alle palazzine di Santa Maria della Sanità a Portapiana nei pressi del Conservatorio “Giacomantonio”, tuttora a rischio di ulteriori crolli.
Per non parlare della frana di Via Vittorio Emanuele, che isola il quartiere anche ai mezzi di soccorso oramai da mesi e mesi.
Su entrambi giova ricordare che sono stanziati interventi da 10 milioni di euro 6 per il colle Pancrazio, 3 per Donnici) che aspettano di essere spesi da agosto 2018.
Lavori che potrebbero riprendere o iniziare con uno sforzo di responsabilità istituzionale, garantendo le condizioni igieniche e di sicurezza necessari alle maestranze.
Cosenza prima o poi dovrà ripartire e sarebbe saggio che quando avverrà e il traffico veicolare e personale tornerà ai livelli precedenti, alcuni lavori siano non si spera finiti ma almeno a buon punto.
Ciò è fondamentale per ricucire quantomeno gli  strappi al tessuto urbano prodottisi in questi anni.
In fondo, se si trova la possibilità di far lavorare operai per le luminarie di Pasqua, lo si può trovare anche per le opere necessarie alla vita cittadina che, come ci auguriamo tutti, tornerà alla normalità quanto prima.
In fondo lo ripete anche il Sindaco che Cosenza ripartirà: lo dimostri tanto attraverso le sue dirette responsabilità quanto con le pressioni istituzionali verso la Regione.

Circolo PD “Centro Storico e Frazioni”

Italia in Comune – Cosenza

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