Politica

Il rinnovamento della destra…

Pippo Callipo in una manifestazione a sostegno del Centrodestra nel 2014

Pippo Callipo in una manifestazione a sostegno del Centrodestra nel 2014

Un imprenditore di 73 anni, già candidato e trombato 10 anni fa riuscendo comunque a far perdere il centrosinistra, che partecipò alla costituente di AN, che 5 anni fa ha votato Wanda Ferro è l’alfiere del rinnovamento del PD e del Centrosinistra. Tanto valeva candidare direttamente Wanda Ferro…e fanno esporre direttamente il Segretario Nazionale Zingaretti a sostenere questo capolavoro. Roba da matti.

Un asino non può travestirsi da cavallo

Asino che raglia

C’era una volta un asino geloso che volle farsi cavallo. Si mise addosso i paramenti del cavallo, si fece crescere la criniera, insomma si travestì. Un giorno, però, volle andare ad un raduno di cavalli di razza e, appena aprì bocca invece di un nitrito gli uscì fuori un sonoro raglio. E chi l’ha voluta capire l’ha capita.

La sindrome di Willy il Coyote

Willy il Coyote

Beep Beep e Willy il Coyote

 

I Cinque Stelle vanno da soli contro tutti e soprattutto contro il PD. E ancora si inseguono candidati “civici”. Quanto a masochismo stiamo fregando persino Willy il Coyote.

9 novembre 1989, caduta del Muro di Berlino, ma la storia non finì…

Abbattimento del Muro di Berlino

30 anni fa si parlò di fine della storia. Con eccessivo ottimismo si prefigurava un mondo per sempre liberato dai totalitarismi e proteso verso la democrazia universale. Così non è stato…e siamo qui ancora a lottare per libertà, eguaglianza e solidarietà tra tutti gli uomini.

Ciascun del proprio cuor l’altrui misura…

Il Ritratto di Dorian Gray

Il Ritratto di Dorian Gray

È proprio vero: “Ciascun del proprio cuor l’altrui misura”. Troverete sempre qualcuno che rimprovera ad altri quello che non riesce a giustificare per se stesso. Cercando affannosamente negli altri il proprio ritratto, come Dorian Gray.

Basta con le ipocrisie e le invettive. Il PD deve essere altro o non sarà

Immagine Simbolo PD

Se c’è una cosa sulla quale dovremmo tutti riflettere non è tanto Renzi che se ne va ma cosa resta del PD. Perché la sua uscita toglie ogni scusa a chi rimane e oggi dirige il PD. Una riflessione vera è, a questo punto, ineludibile. La scissione di Renzi è solo l’ennesima manifestazione della crisi del PD come partito nato per unire le grandi culture riformiste italiane. Aver fatto il governo potrebbe essere una condizione importante ma non sufficiente per rilanciare non solo il Paese ma anche una forza di centrosinistra moderna. Perché un conto è fare il governo con i 5 stelle e favorire la loro fuoriuscita dalla dimensione massimal-qualunquista che li ha portati ad essere la prima forza nel 2018, un conto, invece, è porsi in maniera subalterna al loro giustizialismo antipolitico, fino addirittura a prefigurare nelle regioni alleanze civiche non solo senza simboli ma anche senza politica, magari cercando, come in Calabria, di riesumare candidati in servizio permanente effettivo già bocciati in altre stagioni dagli elettori pur di risolvere qualche conflitto locale interno nel gioco asfittico delle correnti romane. Il PD oggi è popolato da correnti protese solo al posizionamento interno. Un gruppo dirigente degno di questo nome dovrebbe chiudere con la stagione delle giaculatorie e delle invettive e avviare un serio dibattito sul che cosa deve essere il PD, se deve continuare ad esistere in questa forma o fare altro, ma soprattutto se vuole restare nel solco della sinistra moderna e riformista (che è anche laica e protesa alla difesa dello Stato di diritto e delle garanzie individuali e sociali) o chiudersi in una dimensione sempre oscillante tra il governismo a tutti i costi e la testimonianza subalterna. Essere di sinistra, infatti, non può essere una enunciazione di principio ma la fatica quotidiana della rappresentanza di interessi sociali diffusi e sempre più complessi. Il governo per la sinistra o serve al cambiamento o non serve. Si faccia un congresso straordinario. Per discutere di idee e proposte. Mettiamoci alle spalle vent’anni di confronti nominalistici. Facciamolo se vogliamo essere utili non solo a noi stessi ma al Paese.

Il Diciannovismo

Diciannovismo

Il Diciannovismo. Una “squadraccia” fascista

Tra il 1919 ed il 1921 il Partito Socialista, che era risultato il primo partito con oltre il 30 per cento in Italia, subì due scissioni: una a sinistra e l’altra a destra. Quelli che rimasero nel partito si trovarono ingessati in una linea massimalista e inconcludente. Il Fascismo di lì a poco fece fuori (fisicamente) tutt’e e tre gli spezzoni. Pietro Nenni chiamò efficacemente questo periodo “diciannovismo”. Senza commenti…la storia non insegna mai nulla.

Una ex bracciante Ministro contro l’”Accademia dei ruttologi”

 

++ Governo: Conte si insedia, cerimonia della campanella ++

Ditemi tutto ma che una ex bracciante possa diventare Ministro dell’Agricoltura lo considero il compimento pieno di una democrazia matura. E che a scandalizzarsi sia certa destra che ha sdoganato la ruttologia come disciplina accademica mi conforta nel pensare che siamo dalla parte giusta. Forza Teresa Bellanova.

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