Politica
Dedicato a chi, spesso dimentica o ricorda il passato sbagliato…
“Forsan et haec olim meminisse iuvabit”. La frase che, citando Virgilio, pronunciò Eleonora Pimentel Fonseca salendo sul patibolo dove l’avevano mandata Ferdinando di Borbone (detto “il re Lazzarone”) e Maria Carolina d’Asburgo sovrani del regno di Napoli. Significa: “forse un giorno ci piacerà ricordare anche queste cose”. Dedicato a chi, troppo spesso, dimentica o fa finta di non ricordare. Dedicato a chi spesso rimpiange passati improbabili. Dedicato a chi dimentica, quanto lunga, aspra e difficile è la strada verso i diritti. Che nessuno ti concede se non sei disponibile a lottare per essi…
Auguri a tutte le donne…davvero…
Auguri a tutte le donne…quelle che lottano ogni giorno accanto a noi e spesso per noi…auguri a loro che ci amano a prescindere e alle quali non diciamo mai abbastanza grazie…un pensiero a tutte quelle che in questo momento non hanno neanche il senso di vivere una festa in mezzo ai drammi di questo mondo grande e terribile. Alle donne che lottano per i diritti elementari, primo fra tutti quello ad esistere in pace e in libertà. Perché essere maschi continua, purtroppo, a costituire un vantaggio incomprensibile… Perché gli auguri oggi e sempre siano veri…
Auguri e bisogno di speranza. Buon 2023 a tutte e a tutti…
Nel suo “Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere” Giacomo Leopardi con serrato ragionamento dimostra quanto sia vana la convinzione che il futuro sia certamente migliore rispetto al passato. E tuttavia non chiude alla speranza. Ecco, gli auguri sono questi, un rinnovarsi della speranza che ciò che verrà domani sarà qualcosa di più bello e più buono rispetto a ciò che abbiamo già vissuto. Riflettendo comunque sul fatto che senza speranza e soprattutto senza fiducia nel futuro non c’è possibilità di progresso umano. Solo chi è senza speranza non compra l’Almanacco del nuovo anno. Buon 2023 a tutte e a tutti…
Ciao Franco Lanzone, ti sia lieve la terra…
Franco Lanzone era un caro amico. Medico stimato di Cosenza ed ex consigliere comunale del PD. Persona generalmente stimata ed amata in città.
A noi non resta che stringerci in un grande abbraccio attorno alla sua famiglia e a tutti coloro che gli hanno voluto bene.
Ciao Franco, ti sia lieve la terra…
Ciao Sergio Principe…
Marzabotto, Monte Sole, mai più…
Marzabotto, Monte Sole…guardo queste montagne e questo paesaggio bellissimo. Che ricorda la nostra Sila, le colline e le montagne calabresi. E penso che qui avrebbero preferito godersi solo questa bella natura incontaminata, come da noi, senza il peso terribile della storia che vide questi luoghi teatro di eccidi spaventosi durante l’ultima guerra. Senza il peso opprimente dei morti innocenti, donne, anziani, bambini inermi (quasi mille vittime). E credo che siano stati fortunati che la storia, almeno in quella occasione, ci risparmiò. E tuttavia anche la Memoria serve a dare senso ai luoghi. Se non altro per gridare dentro e fuori di noi MAI PIÙ, MAI PIÙ, MAI PIÙ…
Forever young…
Auguri Enza, ce l’abbiamo fatta anche stavolta ed era davvero più difficile. La soddisfazione per la tua rielezione stempera solo in parte il quadro fosco della vittoria netta di una destra dai contorni spesso davvero inquietanti, favorita dalla capacità della sinistra di praticare politicamente, ancora una volta, la scissione dell’atomo. Con te in Parlamento però la difesa degli interessi della nostra terra troverà certamente spazio come è avvenuto in questi anni, quando proponevano il reddito minimo mentre ancora Grillo faceva i vaffa day, o difendevamo i diritti degli LSU e degli LPU o, di recente quando, ostinatamente, abbiamo finalmente vinto la battaglia per l’AV in Calabria. Tutte cose che dovremo difendere col nuovo governo di destra ma che stanno lì a dimostrare cosa significa interpretare appieno la rappresentanza democratica di diritti e territori. Perché noi siamo così, sempre da una parte, sempre pronti a misurarci su nuove sfide. Sempre giovani nonostante tutto il vecchio che ci circonda. Come in questa foto di qualche anno fa, quando provavi lo skateboard di mio figlio Umberto, allora solo un bambino. In bocca al lupo, amica mia, forever young…
Io voto PD…
Cosenza, “ius soli” il suo “cittadino onorario” Alexandre Dumas…
Sinceramente trovo le polemiche suscitate dalle destre cittadine conto la delibera del Consiglio comunale di Cosenza sullo “ius soli” di una povertà culturale e di un provincialismo sconcertante. L’argomento più ridicolo è quello agitato sulla non competenza di un Consiglio comunale rispetto ad un tema che riguarda il legislatore nazionale. A parte che la delibera approvata è molto più articolata e certamente tiene conto di questa che è davvero una ovvietà, la verità è che la destra agita questo tema solo per cercare di nascondere la sua contrarietà nel merito. Insomma neanche il coraggio di dire che sono contro. Del resto per le destre non è mai il momento di discutere di diritti, collocandosi all’interno di una visione ultraconservatrice e reazionaria che serve solo ad agitare paure anche attorno a questioni che riguardano il futuro di bambini e ragazzi. Io credo, invece, che il Consiglio comunale di Cosenza abbia segnato uno dei momenti più alti della storia politica di questa città. Con quella delibera è uscito dalle secche del provincialismo e delle piccole beghe di villaggio in cui era ridotto da anni per essere davvero la massima assise politica di una comunità che guarda al mondo “grande e terribile” con l’orgoglio della propria storia e identità. Quella storia che, voglio ricordare alle destre sovraniste cittadine, nel 1863 portò il Comune di Cosenza ad aderire alla campagna per l’abolizione della pena di morte lanciata da Victor Hugo e sostenuta da Alexandre Dumas in Italia. In ragione di quella campagna l’autore dei “Tre Moschettieri” fu insignito, lui francese di nazionalità e mulatto “per sangue”, della cittadinanza onoraria di Cosenza. E nessuno all’epoca, espresse obiezioni ”di competenza”…
Antonello Antonante se ne è andato…
Antonello Antonante se n’è andato. Fondatore dell’Acquario, pioniere del teatro moderno a Cosenza ne ha interpretato in chiare nuova la sua natura di Atene della Calabria. Era uomo ironico e naturalmente empatico. Gli volevo bene. Amava ricordarmi un aneddoto degli anni ‘70 quando era tra coloro che aveva le chiavi di Cosenza visto che era tra gli ultimi a tornare a casa la sera. Alla moglie Dora Ricca, a tutti i suoi familiari e a tutti coloro che lo hanno stimato e amato la consolazione che il ricordo ce lo terrà vicino…