Il triste destino dei portavoce.
Forse pochi sanno che uno dei due assolti nel processo di Norimberga fu il popolare speaker del notiziario del Ministero della Propaganda Nazista Hans Fritzsche.
In verità Fritzsche fu processato al posto del suo capo Joseph Goebbels, che si era suicidato subito dopo Hitler nel bunker insieme alla moglie Marta che a sua volta aveva ucciso i suoi sei figli affinché non sopravvivessero in una Germania senza Hitler.
Il povero Fritzsche apparve ai giudici come un povero mentecatto coinvolto in un gioco più grande di lui non meritevole di pagare per colpe non direttamente sue.
Certo, per anni costui aveva rappresentato la voce stessa dell’odioso regime, aveva urlato contro gli ebrei, era stata la voce di uno dei regimi più criminali della storia. Nel processo apparve invece pentito, come se acquisisse solo in quel momento la consapevolezza dell’orrore che aveva esaltato e inneggiato.
Condannarlo in quella sede sarebbe stato eccessivo, perché era non meno colpevole di tanti milioni di tedeschi che il nazismo lo avevano portato al potere e seguito fino al suo tragico epilogo.
Si fece così una valutazione giuridica corretta, quella cioè di perseguire solo coloro che avevano avuto responsabilità soggettive in quell’orrore.
Ma se Fritzsche non era perseguibile giuridicamente lo era certamente da un punto di vista della responsabilità politica. Durante il nazismo era stato un privilegiato, un vero e proprio vip, aveva acquisito tutti i vantaggi della sua posizione, aveva vissuto all’ombra del potere e se ne era sentito orgogliosamente emanazione.
Il portavoce è un privilegiato la cui condizione permane fino a quando il suo datore di lavoro è al potere. Dopo gli risulta difficile riciclarsi, come Fritzsche, che sfuggito al primo processo subì una condanna a nove anni nella Germania orientale per essere nuovamente assolto in base all’emergere delle sue effettive responsabilità che erano puramente ideologiche. Rilasciato morì di cancro pochi mesi dopo.
I portavoce, dunque, una volta che i loro padroni perdono il potere, non hanno, in genere, destino felice. Ma in fondo credo che un po’ se lo devono aspettare e l’importante è che ne siano consapevoli.
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