LA SENTENZA DELL’AQUILA SA TROPPO DI CACCIA AGLI UNTORI
Condannare degli esperti per omicidio colposo per non avere, in sostanza, previsto un terremoto che notoriamente è un evento scientificamente imprevedibile, sa troppo di sentenza basata sulla pressione di una opinione pubblica sconvolta da un evento drammatico e disastroso, sa di volontà di trovare comunque capri espiatori, untori da dare in pasto a folle superstiziose come avveniva nei secoli passati. Senza contare il fatto che, d’ora in avanti la Commissione Grandi Rischi sarà nei fatti messa in condizione di non potere esprimere pareri, perché condizionata o dalla paura di procurare allarmi o di non procurarli. E ciò varrà per ogni esperto chiamato ad esprimere valutazioni di merito su fatti piccoli e grandi, con buona pace del principio dell’autonomia della scienza, che è un valore conquistato da secoli con Bernardino Telesio e Galileo Galilei. Non è un caso che questo processo, prima ancora della sentenza è stato seguito dalla stampa internazionale e sta suscitando forti critiche rispetto al nostro sistema giudiziario che già non godeva di buona fama. Mi chiedo e vi chiedo, fermo restando tutte le valutazioni giuridiche del caso e il processo di appello: si poteva evitare tutto ciò, e soprattutto i colpevoli del disastro dell’Aquila non andavano forse meglio cercati in tanti che hanno alimentato abusivismo e violazioni di leggi antisismiche, in chi non ha mai predisposto piani di protezione civile, ecc. ?
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