L’utilità di saper tacere…
“Passeggiando” tra post e commenti dedicati al 25 aprile se ne possono individuare quattro “tipi”.
Il primo, il più corretto e per fortuna maggioritario, quello che cerca di cogliere il senso di una Festa che, grazie anche all’evoluzione del dibattito politico e storiografico, ha cessato di essere una celebrazione di parte (se mai lo è stata) per assumere il valore di un momento di generale riflessione sulla libertà e la democrazia come patrimonio di tutti.
Poi c’è il secondo “tipo”, quello che definirei scettico a tutti i costi, che cerca di sminuire il valore delle celebrazioni tacciandole come retoriche e rituali. Costoro, spesso gli stessi che con grande provincialismo indicano i limiti del nostro Paese proprio nel non sentirsi comunità nazionale a differenza delle altre nazioni del mondo, dovrebbero spiegare come è possibile celebrare una ricorrenza nazionale senza quel minimo di serietà, di ritualità e anche di retorica che sono “dovute” in certe occasioni.
Il terzo “tipo” è quello fascio-negazionista, che rimastica tesi della destra orfana di Salò sui partigiani venduti agli americani e che hanno venduto l’Italia agli USA, criminali colpevoli con la loro resistenza di avere “provocato” la, in fondo giusta, reazione nazi-fascista, di avere massacrato persone per puro spirito di vendetta o per preparare un colpo di Stato comunista, ecc.. Stupidaggini ideologiche e storiografiche che, purtroppo, qualche politico populista e qualche giornalista da “cassetta” continuano a propagare.
Infine il quarto tipo che definirei scunchiudente, crasso nella sua ignorante sottovalutazione individualista, costituito dal solito schema qualunquista che non sa far altro che imprecare contro tutti e contro tutto ciò che lontanamente sa di politica, compresi i partigiani di 70 anni fa (ho letto persino post che li definivano opportunisti che dopo la guerra si sono “sistemati”, sic !).
Ebbene, si potrebbe dire agli ultimi tre tipi che la democrazia e la libertà di cui celebriamo oggi la ricorrenza è quella che consente loro di dire ciò che dicono. Ma non capirebbero. Nella speranza che un giorno comprenderanno l’utilità di saper tacere quando non si hanno cose davvero serie da dire continuiamo ad avere per loro tanta umana comprensione, quella che deriva dalle buone ragioni che mossero quei ragazzi di 70 anni fa alla riconquista della libertà per tutti…
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