Gabriele Petrone

Io voto Mario Oliverio

Io voto Mario Oliverio

Domani 5 ottobre invito tutti coloro che hanno la bontà di leggermi ad andare a votare alle primarie del centrosinistra e dare la loro preferenza a Mario Oliverio.

Si vota dalle 8,00 alle 21,00 nei seggi organizzati in tutta la provincia.

Il mio invito parte intanto dalla considerazione che è di per sé un fatto importante che la scelta del candidato Presidente del centrosinistra sia affidata al popolo e non a ristrette conventicole romane.

C’è stato chi ha tentato di impedire che ciò avvenisse con mille sotterfugi e giochini da tre carte. Domani per fortuna si vota e sono in campo tre personalità ed opzioni politiche e programmatiche diverse.

Per quanto mi riguarda ho scelto di sostenere Mario Oliverio perché la Regione Calabria ha bisogno di una guida che unisca alla competenza ed all’esperienza una reale e concreta volontà di cambiamento.

Il cambiamento non si fa né con i slogan né con la carta d’identità, ma è il frutto spesso di coraggiose e determinate battaglie politiche, dell’assunzione di responsabilità, della capacità di dire molti si e molti no.

Perché di chiacchiere se ne sono fatte fin troppe e spesso per nascondere dietro una cortina fumogena i soliti tristi figuri.

Buon voto a tutti.

Luigi De Magistris giustiziere flop.

De Magistris

Ha ragione la deputata democratica Enza Bruno Bossio nel suo intervento a commento della condanna di Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi per intercettazioni illegali da parte della Procura di Roma: è una sentenza che non va commentata come un fatto giudiziario. E da garantisti non pelosi aspettiamo gli altri gradi di giudizio.

Essa però ci consegna l’ulteriore conferma che “Why Not”, la madre di tutte le inchieste, quella che doveva moralizzare il paese intero partendo dalla Calabria, è stata una enorme, colossale bufala. Chiunque masticasse un po’ di diritto da bar se ne era accorto.

Eppure per anni pagine di giornali e talk show TV hanno alimentato questa colossale mistificazione. Persone perbene sono state crocifisse, i loro accusatori santificati. I processi veri hanno poi ribaltato questo dato: gli accusati sono stati assolti con formula piena gli accusatori messi sotto processo e condannati. Ma i danni prodotti sono stati immani: la chiusura di aziende, la perdita di migliaia di posti di lavoro, la caduta di un governo.

Unico a “guadagnarci” fu l’ineffabile giustiziere, eletto sull’onda della indignazione popolare, prima parlamentare europeo poi sindaco di Napoli.

De Magistris è sincero quando dice che oggi rifarebbe tutto. Senza quello che ha fatto oggi sarebbe rimasto PM di Catanzaro, dove gli avevano simpaticamente affibbiato il nomignolo di “Gigino o flop” per la sua tendenza a non azzeccarne una di inchieste.

A noi ha lasciato solo la possibilità di misurare se ha fatto più “flop” da giudice che da politico e amministratore. Una bella lotta.

Flop

Perché Mario Oliverio fa tanto paura ?

Mario Oliverio

Avere ragione comincia ad essere stucchevole. Proprio ieri scrivevo ai sinceri sostenitori di Callipo che li stavano portando a passeggio se si illudevano che, con un atto di imperio del principe Renzi, il giovane sindaco di Pizzo sarebbe stato imposto a tutto il PD calabrese come unico candidato facendo ritirare Mario Oliverio.

Di pochi minuti fa la notizia (che prendiamo con le cautele de caso visto il passato recente di nomi agitati e bruciati spesso all’insaputa degli stessi interessati) che Luca Lotti avrebbe proposto come candidato di superamento il dott. Salvatore Di Landro, ex procuratore generale di Reggio Calabria.
Pare che, giustamente, Mario Oliverio avrebbe ribadito, senza nulla togliere alla persona, che l’unico percorso possibile per il PD calabrese sono e restano le primarie per come, del resto, solennemente ribadito dal vicesegretario nazionale Deborah Serracchiani appena 48 ore fa.
Che farà Gianluca Callipo ? Resterà in pista per tentare di ricevere dalla maggioranza degli elettori di centrosinistra calabresi la legittimazione di candidato alla Presidenza della Calabria o si ritirerà in buon ordine, mostrando che in realtà il primo a non crederci a questa possibilità è proprio lui e di essere quindi stato utilizzato, consapevolmente o inconsapevolmente, come una sorta di foglia di fico dall’improbabile renzismo in salsa calabra ?

Le primarie sono un diritto sancito dallo Statuto del PD. Se ne convincano finalmente tutti.
Perché alla Calabria dovrebbe essere negato ciò che è stato riconosciuto ovunque, ultima l’Emilia ?

Le primarie sono state inventate proprio per evitare la pantomima dei candidati di superamento che, in genere, non superano un bel niente e fanno solo perdere le elezioni.

E’, dunque, del tutto evidente che ci troviamo di fronte all’ennesimo ed a questo punto disperato tentativo di far saltare le primarie per impedire a Mario Oliverio di candidarsi.

Notoriamente, il complottismo e la dietrologia non mi hanno mai convinto. Sono sempre stato per i percorsi chiari e lineari. Ma non comincia a sembrare anche a voi che tutto questo accanimento contro Mario Oliverio sia quantomeno sospetto ? Perché a tutti i costi si vuole impedire ad un esponente del PD di concorrere alle primarie come garantisce lo Statuto del PD ? Quali interessi oscuri si muovono dietro questa ostinazione ? Se Mario Oliverio è vecchio, inadeguato, usurato come alcuni sostengono, perché fa tanta paura ? Perché con coraggio e dignità non si combatte contro Mario Oliverio una battaglia politica a viso aperto, sulle idee e sui programmi e anche sulle persone come solo le primarie possono garantire ?

Io le risposte me le sono già date e comincio a credere che se le stiano dando tanti in Calabria, dentro e fuori il PD.

Un po’ di dignità

Primarie

Lo dico ai sinceri sostenitori di Gianluca Callipo: la partita in Calabria non è mai stata la data delle elezioni, ma far saltare le primarie, ad ogni costo. Ancora in queste ore questo tentativo è in atto. E chi vi fa credere che senza primarie ci sarà la “nomina” del giovane Callipo vi sta semplicemente portando a passeggio. Lo schema è niente primarie e nomina di un pupo in mano ai soliti pupari, sopra la testa dei calabresi. Tentano di fare come quel tizio che, ad un concorso ippico, siccome stava perdendo il cavallo su cui aveva scommesso, sparò all’animale che stava vincendo e fece annullare la gara. Con questa pantomina sulla data del voto, inoltre, i cosiddetti “renziani” calabresi hanno indebolito oltremodo la candidatura dello stesso Callipo. Un po’ di dignità dunque, come calabresi e come militanti dello stesso partito. Primarie il 7 o il 14 e chi ha più idee e/o filo, tessa.

Visitando il carcere ho visto solo uomini, non i loro reati

Carceri
Ieri ho accompato la deputata Enza Bruno Bossio e il consigliere regionale Carlo Guccione nella loro visita ispettiva nel carcere di Rossano.
Era la prima volta che varcavo le porte di un carcere ed ho potuto vederlo come solo i detenuti e le guardie carcerarie lo vedono quotidianamente.
Devo confessare che è stata una esperienza terribile.
Ho visto volti segnati, se mi passate l’espressione forse un po’ troppo letteraria, dalla tragedia dell’esistenza come una cicatrice.
Li ho ascoltati chiedere cose che, per noi “di fuori” sono banali: poter ascoltare un po’ di musica, guardare qualche canale in più alla TV, poter comunicare con i loro congiunti, poter scrivere o giocare su un pc, ecc. E capivo che per loro erano la differenza tra la vita e la morte per il tedio e il rimuginare continuo nei propri dolori.
Li ho sentiti parlare dei loro reati, alcuni terribili, eppure continuavo a vedere solo uomini e non reati. Ed ho “visto” il senso di ciò che i nostri padri costituenti hanno scritto: “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Il prossimo che sentirò pronunciare con superficialità le parole “in galera” gli dirò “vai a vedere e capirai”.
Pubblicato su:www.lagente.info
Link: http://www.lagente.info/giustizia/28-condizioni-carcerarie/972-visitando-il-carcere-ho-visto-solo-uomini-non-i-loro-reati.html

La carcerazione preventiva è una vergogna per tutti, parlamentari e non…

Bart in carcere

Ho scelto volutamente di non scrivere nulla quando fu concessa l’autorizzazione all’arresto di Franco Antonio Genovese, deputato del PD.

Non volevo espormi alla critica, troppo semplice, di fare il garantista soltanto con quelli della mia parte politica.

Scelgo, invece, di parlare dell’autorizzazione all’arresto concessa dalla Camera per Giancarlo Galan.

I casi sono diversi ma presentano caratteristiche simili: a seguito di indagini da parte delle competenti procure è stato chiesto alla Camera la possibilità di procedere all’arresto preventivo per i due deputati.

Nel nostro ordinamento, vorrei ribadirlo, l’arresto preventivo si configura solo per alcuni casi ben specificati dal codice: pericolosità sociale, pericolo di fuga o di inquinamento delle prove.

Senza entrare nel merito dei diversi procedimenti, nei due casi specifici non mi pare ci trovassimo di fronte alle situazioni menzionate.

Nel caso di Galan, addirittura, la Camera ha concesso l’autorizzazione prima ancora che il Tribunale della Libertà si pronunciasse sulla istanza dei legali del parlamentare contro la richiesta di arresto. Una solerzia incredibile.

Il tutto mentre in Italia impazza il dibattito sull’immunità parlamentare che, come giustamente scrive oggi Pierluigi Battista sulle colonne del “Corriere della Sera”, è stata ridotta ad un simulacro rispetto a quella pensata come strumento per garantire l’autonomia dei parlamentari nell’esercizio delle loro funzioni dai nostri padri costituenti.

Si è passati da una immunità prima garantita a tutti a prescindere a quella concessa solo agli amici di partito o concessa a prescindere. Con l’ipocrisia della lettura delle carte (quasi sempre alcune migliaia) e l’aggravante che nella maggioranza dei casi i parlamentari arrestati o no (vedi i casi di Papa e Tedesco) sono risultati innocenti.

La verità è che l’abuso che si fa della carcerazione preventiva è un obbrobrio in sé, sia per i politici (condizione che è diventata un’aggravante non scritta dei nostri codici) sia (e soprattutto) per tutti i cittadini.

Oggi il 40 % dei detenuti nelle nostre carceri è in attesa di giudizio o di sentenza definitiva, vale a dire, a norma della Costituzione più bella del mondo di cui si riempiono la bocca i giustizialisti di ogni ordine e grado, innocenti.

Un paese che tiene o manda in galera persone prima che una giuria li giudichi colpevoli con sentenza definitiva è un paese incivile.

Siamo sicuri che è questo il paese che vogliono gli italiani ? Ora che la scusa Berlusconi non c’è più di questi temi si potrà parlare liberamente, o no ?

Giovanni Giolitti, un vero statista.

Giovanni Giolitti

Il 17 luglio del 1928 moriva all’età di 86 anni Giovanni Giolitti, uno dei pochi grandi statisti italiani.

Dico pochi, perché l’Italia non ha avuto grandi uomini di Stato: facendo uno sforzo enumerativo non riempiono le dita di una mano: Cavour, lo stesso Giolitti, De Gasperi, in qualche modo Bettino Craxi.

Per altri l’esperienza di governo è stata troppo breve o segnata dall’appartenenza a forze politiche di opposizione o minoritarie (penso a Nenni o allo stesso Togliatti).

Giovanni Giolitti fu, pienamente, un uomo di Stato e di governo.

Giolitti riteneva che l’Italia non avrebbe mai potuto diventare un paese moderno e pienamente inserito nel contesto delle grandi potenze europee del tempo, se non avesse allargato le basi della democrazia, condizione necessaria per lo sviluppo economico e sociale.

Pensava, giustamente, che non ci può essere sviluppo economico senza consenso e senza che a goderne siano tutte le classi sociali.

Era un liberale puro, che individuava nel Parlamento l’unico luogo dove i diversi e spesso contrastanti interessi della società italiana potessero trovare rappresentanza e risposte.

Credeva, in buona sostanza, nella centralità della politica e per questo fu il principale bersaglio delle spinte antipolitiche e irrazionaliste che cominciarono a pervadere la società italiana nel primo decennio del Novecento.

Contro Giolitti ed il giolittismo fu scatenata una vera e propria guerra che riecheggia molte parole d’ordine di oggi: nuovo contro vecchio, politicanti contro popolo (casta e anticasta), piazza contro Parlamento, ecc..

L’Italia antigiolittiana porterà il paese in una guerra sanguinosa e disastrosa e, poi, nel disordine politico e sociale propedeutico all’avvento della dittatura fascista.

Giolitti, dopo un iniziale riconoscimento del Governo di Benito Mussolini (che lo considererà, a ragione, il suo principale avversario politico) si ritirerà a vita privata in un atteggiamento di sempre maggiore ostilità nei confronti del regime che lo sottoporrà ad un’occhiuta vigilanza.

Questo riconoscimento non deve sorprendere in un uomo che aveva fatto del rispetto delle istituzioni e del re un imperativo categorico, arrivando persino a “caricarsi”, lui incolpevole, le responsabilità politiche dello scandalo della Banca romana per evitare che Monarchia e vecchie classi dirigenti liberali ne venissero travolte.

Qualcuno ha detto che i grandi uomini sono tali persino nelle loro contraddizioni: Giovanni Giolitti, anche in questo, non fu un’eccezione.

Scuola: l’ennesima “non-riforma”.

Scuola

Ho letto, come tanti, gli articoli con i quali si annunciava una legge-delega sulla scuola proposta dal sottosegretario Roberto Reggi.

Dico subito che, al netto degli annunci sulla obbligatorietà dell’aggiornamento dei docenti e su altro, chiamarla riforma mi sembra assai pretenzioso. Essa va piuttosto ricondotta alla sua vera essenza, cioè l’ennesimo tentativo di intervento sul personale per rivedere orari e stipendi.

Il tutto sugellato con la solita frase ad effetto: “la scuola cessi di essere un ammortizzatore sociale” (bum).

Non credo sia necessario ribadire che le 18 ore nelle scuole secondarie inferiori e superiori e le 24 ore nelle scuole primarie si riferiscono solo alle ore di lezione in classe.

Poi c’è tutto un lavoro al quale l’insegnante è obbligato, che in gran parte non rientra in quel monte orario (organi collegiali, programmazione, incontri scuola-famiglia, correzione compiti, ecc.).

Un lavoro delicato, sottoposto ad un controllo continuo, e non soltanto dei dirigenti scolastici, ma di un’utenza sempre più complessa ed esigente.

Se mi è consentita una battuta, discutere con i genitori sul rendimento e comportamento dei loro figli talvolta è un’esperienza che non si augura neppure ai peggior nemici !!!

Non si comprende, poi, che cosa significa proporre un aumento dell’orario a 36 ore settimanali atteso che, per come è organizzata la scuola oggi, le ore di lezione frontale possono aumentare al massimo a 24 (la media europea è attorno a 19, ma con stipendi assai più alti).

A meno che non si pensi ad una scuola a tempo iper-pieno che però significa un aumento di spesa per lo Stato e gli EELL in termini di personale ATA, servizi di pulizia, mense, trasporti, ecc..

Ci sono queste risorse ? Magari, ma mi pare che i segnali vadano in ben altra direzione (vedi il caso di Genova, dove l’esigenza di contenere la spesa ha imposto la settimana corta). E comunque resterebbe da capire che cosa dovrebbero fare i docenti nelle ore in cui non fanno lezione al netto degli altri impegni professionali.

Nessuno nega, ovviamente, la presenza nella nostra scuola  di insegnanti buoni e cattivi, quelli che a scuola praticamente ci vivono e altri che appartengono alla categoria dei “fantasmi”.

Queste due categorie percepiscono alla fine del mese lo stesso stipendio. Come, in generale, avviene in tutta la PA.

Poi ci sono gli incarichi sulle funzioni strumentali o di collaborazione con il dirigente scolastico o nei progetti PON che sono già, nei fatti, quegli incentivi economici al personale più impegnato e disponibile di cui tanto si parla.

Se oggi qualcuno dice, giustamente, introduciamo il principio secondo il quale chi lavora di più guadagna di più, non vedo come si possa essere in disaccordo. Come stabilire criteri e parametri oggettivi per non affidare tutto alla valutazione dei Dirigenti Scolatici ? Se ne discuta laicamente.

Tuttavia il vero tema che sta alla base della proposta Reggi, ripeto, non è questo.

La verità è che si vogliono produrre risparmi sul personale, azzerare le supplenze brevi e vedere come si fa cassa rispetto alle esigenze del bilancio dello Stato.

Nulla di nuovo, quindi, e nessuna riforma, solo destrutturazione di quello che c’è. E invece di una riforma vera la nostra scuola avrebbe davvero bisogno, una riforma che non solo ne ridurrebbe i costi, ma la renderebbe più efficace ed efficiente.

La nostra scuola oggi non ha identità: è la risultante di tante riformicchie senza respiro tenuta insieme con gli spilli e il senso di sacrificio di gran parte del suo corpo docente (che qualcuno lo riconoscesse, una volta tanto, non sarebbe male).

Non può sfuggire a nessuno, infatti, che dopo gli interventi sull’obbligo che, nei fatti, lo spingono fino ai diciotto anni in linea con i paesi più avanzati, si è aperto il problema di intervenire su alcuni segmenti del sistema, in particolare quello che va dal primo anno della secondaria inferiore al terzo anno della secondaria superiore.

Qui è il vero ventre molle, qui si concentrano tutte le criticità dal punto di vista pedagogico, didattico ed organizzativo.

Una vera riforma della scuola non può, quindi, limitarsi a discutere di orari e personale ma deve necessariamente porsi due domande fondamentali: primo, cosa pensiamo che la scuola debba fare, secondo come e con quali risorse debba farlo.

Hic Rhodus, hic salta. Non si sfugge.

Io penso che un intervento in quel segmento non possa non porsi come obiettivo quello squisitamente formativo, che si traduce in più ampi e diversificati contenuti disciplinari (si pensi, ad esempio, al ritorno del latino inteso come disciplina che struttura l’acquisizione corretta della lingua italiana) e in una robusta scelta a favore dell’innovazione tecnologica in linea con la cosiddetta rivoluzione digitale che stiamo vivendo.

In questo quadro può e deve essere pensato un diverso e più valorizzante uso del personale e quindi anche il superamento di evidenti discrasie, inefficienze e sprechi di risorse.

Un Governo del fare come si definisce quello di Matteo Renzi ha il dovere, anche su questo settore strategico, di introdurre una fase di netta discontinuità.

“Basta con i candidati calati dall’alto”

Vortex news Calabria

Intervista apparsa su www.vortexnewscalabria.com il 9 luglio 2014 di Francesca Gabriele

Lui per primo è quasi sobbalzato quando il ministro Lanzetta ha chiesto le dimissioni dei consiglieri regionali e i motivi li ha spiegati in una nota e poi in questa nostra conversazione. Magorno è il segretario del Pd “non il capo di una corrente” ci ha detto ancora il dirigente democrat, Gabriele Petrone, al quale abbiamo chiesto anche della candidatura di Mario Oliverio, del silenzio di Alfredo D’Attorre e Marco Minniti e dell’ultima indiscrezione, la scesa in campo per i renziani alle regionali del ministro Maria Carmela Lanzetta.

Immaginiamo lei abbia sorriso nel leggere le esternazioni prima del suo segretario regionale, Ernesto Magorno e poi del ministro, Lanzetta. Spiega anche ai nostri lettori perché i consiglieri regionali non devono dimettersi?

Non ho sorriso. Ho pensato soltanto che alla propaganda non c’è mai limite. Ma anche la propaganda deve dire la verità. Io non dico che i consiglieri regionali non devono dimettersi, dico soltanto che sarebbe inutile e ininfluente ai fini dell’accelerazione dei tempi per andare a nuove elezioni. Il Consiglio è sciolto dal 3 giugno e resta solo per l’ordinaria amministrazione. La Presidente f.f. della Giunta Regionale dott.ssa Stasi, entro 45 giorni, cioè entro il prossimo 18 luglio, deve, sentito il Ministero dell’Interno e il Prefetto del Comune capoluogo di Regione, individuare la data per le nuove elezioni. Funziona, per analogia, come per il Parlamento, quando il Presidente della Repubblica firma il decreto di scioglimento delle Camere. I singoli parlamentari rimangono in carica fino all’elezione del nuovo parlamento. Nessuno si sognerebbe di chiedere le dimissioni dei parlamentari nel momento in cui il parlamento è sciolto e va a nuove elezioni. Ora, che queste cose le ignorino i singoli cittadini può passare. Che non lo sappiano il segretario regionale di un grande partito o un ministro della Repubblica mi pare assai difficile. Penso che abbiano voluto fare propaganda, ma la propaganda deve partire da dati reali, altrimenti si alimentano nei cittadini sentimenti ingiustificati di ostilità nei confronti non tanto dei singoli uomini politici, che sarebbe politicamente legittimo a condizione di distinguere con nettezza le responsabilità che non sono tutte uguali, ma delle intere istituzioni. E ciò non va bene, perché le istituzioni sono di tutti e vanno sempre salvaguardate in un sistema democratico.

A onor del vero, la Lanzetta parlava di rivolta morale. Si spezzerebbe qualche meccanismo “amorale” all’interno del consiglio regionale con le dimissioni dei consiglieri del Pd?

Ripeto, le dimissioni dei singoli consiglieri sarebbero semplicemente inutili, anzi, con il meccanismo delle surroghe, darebbero addirittura la possibilità a coloro che vogliono perdere tempo, di tentare di prolungare la vita ad un Consiglio ormai sciolto. La Lanzetta, se vuole accelerare i tempi per tornare alle urne sa cosa deve fare. Intervenga sul Ministro dell’Interno e sul Governo per sollecitare alla Stasi l’indizione delle nuove elezioni anche prima del 18 luglio. I calabresi devono tornare a votare al più presto. Questa è la risposta politica e morale che si attendono. Le dico di più: trovo insopportabili i toni moralistici di certa polemica che viene condotta sic et simpliciter contro tutti i consiglieri regionali. Tra questi ci sono tante persone che fanno onestamente e fino in fondo il loro dovere e altre che non sarebbero degne di far parte neanche di un consiglio di condominio. Bisogna quindi distinguere. La polemica indistinta non ci fa individuare le vere responsabilità, a cominciare da quelle che hanno avuto indubbiamente il governo Scopelliti e la sua maggioranza in questi anni.

Dall’ultima polemica, facciamo un passo indietro e andiamo all’ultima assemblea regionale. In che cosa non è stato chiaro il segretario Magorno? In cosa la sua “area” si è sentita presa in giro?

L’ultima assemblea, tenutasi dopo molti rinvii, si è conclusa con un deliberato unanime e chiaro che impegna tutto il partito e a tutti i livelli, anche quello nazionale. Primarie entro il 21 settembre per scegliere il candidato alla presidenza. Rispetto a quel deliberato non si può tornare indietro. Ernesto Magorno deve rispettare quel mandato e farsi garante delle regole. E’ il segretario del partito non il capo di una corrente.

Immaginiamo lei si sia fatto un’idea sul perché non si voglia far candidare Mario Oliverio a presidente della Regione. Al di là delle frasi di convenienza, che cosa pensa veramente di questa situazione?

Davvero non so quali possono essere le ragioni cui lei fa cenno. Io credo che se non si vuole candidare Mario Oliverio, fatto legittimo, ci sia solo un modo: scegliere un candidato da contrapporgli alle primarie e chiedere ai calabresi i voti per farlo prevalere. E’ la democrazia…altre strade fatte di camarille, polpette avvelenate, inciuci, sarebbero sbagliate e ci farebbero solo perdere le elezioni.

Oliverio, potrebbe fare un passo indietro per il bene dell’unità, della Calabria e del partito. O no?

Perché dovrebbe ? Le primarie servono proprio a selezionare candidature e a riportare tutto all’unità dopo. Qualcuno ha chiesto a Battaglia o a Falcomatà, due esponenti del PD di primo piano di Reggio Calabria, di fare un passo indietro per presentarsi alle primarie con un solo candidato del partito in nome dell’unità ? A Reggio Calabria si sono fatte le primarie (con oltre 15mila partecipanti al voto) e i primi due più votati sono stati proprio i due esponenti del PD che già oggi sono insieme nella campagna elettorale per la conquista del Comune. Perché quello che è stato fatto a  Reggio Calabria non può essere fatto a livello regionale ?

Pensa che non dico D’Attorre, l’ex  commissario del Pd calabrese, ma Marco Minniti, abbia tradito Oliverio che proprio nei giorni scorsi ha detto: “Io non mi sono autocandidato, perché la mia scesa in campo mi è stata chiesta da D’Attorre e Minniti, più di un anno fa”.

E’ una domanda alla quale non posso rispondere, dovrebbe rivolgerla agli interessati. Io posso solo dire, in termini assai generali, che in politica cambiare idea è legittimo, purché se ne spieghino sempre bene e pubblicamente le ragioni.

Come se ne uscirà da questa situazione? Si troverà un accordo?

Si, con e dopo le primarie.

Se le dico che a Roma stanno contrattando sul nome della Lanzetta, cosa mi risponde?

Bene. Tutti i nomi vanno bene. L’importante è che si sottopongano alle primarie. Basta con i candidati calati dall’alto. I calabresi scelgano da chi vogliono essere governati.

Link: http://www.vortexnewscalabria.com/blog/interviste20140709intervista-gabriele-petrone-basta-i-candidati-calati-dallalto

 

 

CARI FIGLI

Genitori e figli

Cari figli,
vi prego, vi scongiuro, almeno in una cosa non crescete. Da piccoli, quando vi facevate male, chiamavate sempre la mamma o il papà.
Fatelo anche adesso quando il male di vivere vi prende, quando il dolore vi sembra insopportabile. Cercateci, chiedete.
Lo so bene. Spesso non siamo migliori di voi. Abbiamo solo più vissuto e più sofferto. Qualche parola, quindi, possiamo spenderla in vostro aiuto o almeno tentare di farlo.
Perché nessun dolore è davvero insopportabile o insuperabile, a parte quello della vostra assenza.

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