democrazia
I disonesti intellettuali e gli opportunisti italici
Francamente trovo insopportabile l’atteggiamento di tanti “sinistri a nonna” nei confronti del Movimento 5 Stelle rispetto ad un tema tanto cruciale come la democrazia, anche quella interna.
Come si fa a rimanere indifferenti di fronte ad una forza politica che esclude i candidati sulla base dei like che questo mette sui post dei dissidenti ? Come si fa a sbrodolarsi in indignati sproloqui contro la presunta “renzizzazione” del PD e non dire una parola sul reale e concreto stalinismo dei 5 stelle ? Oppure prodigarsi nell’analisi sule responsabilità del PD per la crescita dei 5 stelle nello stesso tempo in cui si bofonchia su possibili alleanze con loro, come se Grillo fosse tanto scemo da prendere i voti e poi farli amministrare a questi che credono di saperla sempre più lunga degli altri ? O forse ci si illude che Beppe Grillo sia un sovrano illuminato a prescindere dalle forche mediatiche che innalza continuamente ? O più semplicemente siamo di fronte al vecchio opportunismo italico condito da copiose dosi di disonestà intellettuale ?
Non rompersi la testa…votiamo Si
Finalmente è finita questa lunga campagna referendaria.
Non mi va di fare qui una analisi di come sia stata: diciamo che certe cose ce le potevamo risparmiare tutti, chi più chi meno.
Una cosa è certa, al netto degli insulti, delle bugie e delle sciocchezze apodittiche diffuse a piene mani, comunque in queste settimane si è parlato di politica, di Costituzione, del futuro del nostro Paese. E questo, al di là di chi vincerà, è una cosa positiva per la democrazia.
Per quanto mi riguarda, a cinquant’anni, vorrei dire ai quattro o cinque che mi leggono, che il Si è l’unico voto che ha un senso.
Sulle questioni di merito ho avuto modo di discutere sui social e in decine di iniziative e confronti sul territorio e non ci ritorno.
Voglio qui limitarmi ad una sola considerazione politica: con il Si la nostra democrazia potrà fare un passo in avanti in termini di efficacia ed efficienza del suo funzionamento. Continua a leggere
Neostalinismo e vero autoritarismo culturale
L’opinione di Roberto Benigni sul SI referendum può legittimamente non piacere. È altrettanto legittimo dissentire come io dissento da quella di Fiorella Mannoia, di Alba Parietti e di Dario Fo che si sono pronunciati per il NO. Quello che trovo inaccettabile è accompagnare questo dissenso con considerazioni e veri e propri insulti che mettono in dubbio l’integrità morale e umana della persona per colpirne le opinioni. È un atto indegno, soprattutto se compiuto da chi, fino a ieri, ne aveva fatto uno dei campioni dell’antiberlusconismo salvo oggi attaccarlo perché sostiene un’opinione coincidente con quella del nemico n. 1 vale a dire Matteo Renzi. Dissentire e discutere sulle idee e sulle opinioni è il sale della democrazia. Mettere in discussione le persone solo perché non la pensano come noi è una forma abbastanza scoperta di stalinismo e di vero autoritarismo culturale.
Ciao Marco…
Diciamo la verità: a noi comunisti Marco Pannella e i radicali non piacevano. Noi comunisti ci sentivamo portatori di una idea altra di mondo in cui a contare erano le masse non gli individui. Pannella invece ci richiamava al tema dei diritti ed alla concezione più pura della democrazia, perché non ci sono diritti collettivi e neppure civili se non si parte dal riconoscimento dei diritti individuali. Una concezione purissima della democrazia che abbiamo imparato anche grazie alle battaglie di Marco Pannella e dei radicali. Il divorzio, l’aborto furono battaglie vinte dalle masse ma senza Pannella e i radicali forse avrebbero molto stentato ad affermarsi. Garantismo, diritti dei detenuti, diritti delle donne, dei gay, persino la legalizzazione della cannabis sono battaglie per le quali dobbiamo ringraziare Marco Pannella e i radicali. Ed impegnarci a portarle avanti. Ciao Marco…
I muri nella storia non hanno mai fermato nessuno.
Vi stanno dicendo: “chissenefrega”, ci rubano il lavoro, sono sporchi e portano malattie, sono solo la scusa per imbrogli e tangenti…ma loro continueranno a venire semplicemente perché vogliono scappare da morte certa.
Forse che quando si sta per annegare non ci si aggrappa anche ad un pezzo di legno pieno di chiodi acuminati ? Forse che la paura di morire annegati è peggiore di quella di morire ammazzati, sgozzati, fatti a pezzi da bombe e armi automatiche ? Cosa fareste voi per mettere in salvo voi stessi e/o per dare una speranza ai vostri figli che rischiano di morire ogni giorno di fame, di persecuzione e di guerra se non cercare di scappare dove pensate che la vita sia migliore ? Vi farebbe forse paura un ragazzone con le felpe variopinte o una elegante signora bionda che vi urlano addosso “fuori i negri” ? Vi fermerebbero forse muri alti, sentinelle, filo spinato ? Continua a leggere
1945-2015 – 70 anni di libertà
Testo dell’intervento tenuto presso l’IIS Pisani-Pizzini di Paola il 23 aprile 2015
Ho riflettuto molto sul titolo da dare all’incontro di oggi a questo mio intervento e l’unico che mi è sembrato adatto è “70 anni di libertà”. Perché è l’unico che mi consente di spiegare a voi ragazzi il significato vero della Resistenza e della Festa della Liberazione.
Perché è la libertà, con tutto quello che ad essa si lega indissolubilmente, l’eredità che ci hanno lasciato i nostri nonni 70 anni fa. Continua a leggere
Chi è il mio prossimo ?
147 morti colpevoli soltanto di essere cristiani, sono stati trucidati in Kenya. Una strage che oggi è sulle prime pagine dei giornali ma lateralmente, domani non ci sarà più. Sui social, a parte qualche lodevole eccezione, sono altre le notizie che prevalgono.
Stessa sorte è toccata, solo pochi giorni fa alle stragi di uomini, donne e bambini nella faida tra musulmani sunniti e sciiti nello Yemen.
Sorte diversa è toccata alla strage di Parigi del gennaio scorso, dove si sono registrati 12 morti e 11 feriti e di cui ancora si parla e si discute, o alle 23 vittime dell’attentato del museo del Bardo a Tunisi. Continua a leggere
Votare e(‘) scegliere. Leggi elettorali in Italia e nel mondo. Il mio ebook sulla storia delle leggi elettorali
In questo saggio presento un esauriente excursus storiografico sui sistemi elettorali adottati in Italia dall’Unità ad oggi e descrive quelli in uso oggi nei principali paesi europei e del mondo democratico che sono entrati a far parte del nostro dibattito politico. Dalla lettura di queste pagine si apprende così che in Italia solo in due precisi momenti storici, durante la dittatura fascista e negli anni in cui è rimasto in vigore il famigerato porcellum, gli elettori non hanno potuto scegliere direttamente i propri rappresentanti nel parlamento nazionale. Il sistema elettorale, infatti, è lo strumento attraverso il quale si seleziona la classe dirigente ed è essenziale per il funzionamento della democrazia. Per questo le leggi elettorali non possono mai essere considerate Continua a leggere
Un sano razzismo…
Dopo la manifestazione di Salvini a Roma essere razzisti è di moda. Io mi adeguo e mi scelgo, come Benigni in “La vita è bella”, la categoria da disprezzare: i cretini. Ma siccome sono un democratico non ne propongo lo sterminio, solo un sano ed igienico apartheid. Cretini a casa loro. E poco importa se restiamo in pochi. I razzisti, si sa, sono elitari…
La paura del popolo caprone dei soliti gattopardi.
La democrazia moderna è nata quando si disse al popolo: ora puoi scegliere.
Ovviamente agli inizi si pensava che il popolo fosse solo quello composto dai possidenti, perché, si diceva, solo chi ha da perdere e guadagnare può davvero decidere delle sorti dello Stato.
Spaventava, insomma, l’idea che il popolo caprone, analfabeta ed ignorante, potesse scegliere davvero.
Le prime leggi elettorali furono, quindi, censitarie: poteva votare soltanto chi pagava le tasse.
Questo criterio superava persino quello della capacità, per cui se il ricco era ignorante come una capra e analfabeta (fatto non raro a quei tempi) poteva votare lo stesso. I suoi saperi erano meno importanti dei suoi averi.
Decenni e decenni di battaglie democratiche hanno poi progressivamente affermato l’allargamento del diritto di voto fino all’affermazione del suffragio universale prima solo maschile, poi anche femminile. Fu un fenomeno mondiale e con il suffragio universale nacquero anche i grandi partiti di massa.
Ma la paura del popolo caprone è rimasta comunque, arrivando fino ai giorni nostri.
Certo oggi nessuno ha la faccia di proporre una legge elettorale censitaria, anche se non ci giurerei sopra.
Prevale, in tanti e trasversalmente, una sostanziale avversione alla decisioni frutto della reale volontà popolare. E’ anzi diffusa la convinzione che solo pochi siano davvero quelli in grado di scegliere. Al popolo, al massimo, spetta la ratifica della scelta
Se ci riflettete bene questa paura sottende tanto della politica di oggi.
Così quando si tratta di eleggere i deputati e i senatori non si può prescindere dalle liste bloccate, quando si parla di primarie si dice si, ma chi vince lo decidiamo prima a tavolino.
Costoro hanno una concezione della democrazia per cui si decide solo “colà dove si puote”, con la differenza che non sono padreterni, anzi.
Sono come quei vecchi feudatari la cui autorità derivava da titoli e possessi, che si riprodussero, come il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, sotto forma di deputati e senatori nei primi parlamenti italiani.
Oggi i loro epigoni li ritroviamo dappertutto anche nel campo cosiddetto progressista a propugnare la solita solfa: tu, caro popolo sei troppo caprone per poter scegliere, lascia fare a noi. Ma il popolo caprone, tutt’altro che mansueto, una bella cornata prima o poi, finisce per dargliela “laggiù ove si puote…e si deve”.