Gabriele Petrone

La pagella

Ragazzo morto nel Mediterraneo con la sua pagella

La vignetta di Makkox

 

Avevi 14 anni. Venivi dal Mali. Sei morto nel Mediterraneo mentre tentavi di venire in Europa per avere un futuro migliore. Nella tua giacchetta avevi la tua pagella, piena di bei voti. Forse volevi mostrarla a tutti noi, dimostrare che eri bravo a scuola, per dare il contributo della tua intelligenza a questo nostro mondo così chiuso ed egoista…Perdonaci. La lezione oggi l’hai data a noi.

A Cosenza gazebo PD contro la manovra delle bugie

Cosenza Gazebo 1

Il PD con il suo gazebo in piazza XI Settembre a Cosenza, nonostante le temperature polari, per dire no alla manovra del governo giallo-verde, la manovra delle chiacchiere e delle bugie.

Cosenza Gazebo 3 Cosenza Gazebo 2

De Andrè, il poeta contro l’ipocrisia.

Fabrizio De Andrè

Hai sempre detestato l’ipocrisia. Non hai mai rinunciato a parlare di ciò che gli altri ignoravano o disprezzavano. Fai parte della nostra educazione sentimentale. Sei la poesia che continua a farci pensare al mondo e a noi in esso. Perché vent’anni senza Faber, in fondo, non sono mai passati…

Il tradimento senza dignità.

Il Traditore

Esistono diversi modi di tradire. Ci sono traditori che, ad esempio, riescono a mantenere, almeno in parte, una loro credibilità perché conservano il rispetto delle persone e del campo che si sceglie di abbandonare.
Conservano, cioè, una propria etica, che si può non condividere ma che si può rispettare.
Insopportabile e decisamente ripugnante, invece, è il tradimento nel quale, senza neppure sentire vergogna di se stessi, ci si erge a paladini di tutto ciò che prima si disprezzava profondamente, sostenendo il contrario delle convinzioni per le quali, a prescindere da tutto, si erano condotte vigorose battaglie ideali e culturali. Chi tradisce così è uno che rinnega se stesso vendendo la sua testa e il suo cuore.
Egli non è neppure un traditore. Non ha la dignità di un Giuda o di un Bruto. È solo un puro e semplice venduto. È uno che giudica gli altri sul metro del suo cuore meschino. Non merita considerazione. Neanche disprezzo. Soltanto indifferenza.

La vera lotta alla illegalità e gli improbabili fantini della tigre giustizialista.

Mario Oliverio in Consiglio regionale

Conosco Mario Oliverio da circa trent’anni.
Lo conosco dai tempi in cui, io segretario della giovanile, intervenni ad una manifestazione di solidarietà quando, giovanissimo assessore regionale all’agricoltura, ricevette una terribile intimidazione mafiosa: una testa di lupo mozzata davanti alla sua abitazione.
Pochi ricordano oggi quell’episodio, come non ricordano l’ultradecennale impegno contro la ndrangheta di Oliverio e di tanti come lui nei tempi funesti che stiamo vivendo.
Oliverio e tanti come lui non hanno mai cambiato idea sulla lotta intransigente contro ogni forma di illegalità.
Anche questa inchiesta finirà in una bolla di sapone. Ho letto l’ordinanza. Rilevo che per accuse uguali sindaci di grandi città non hanno avuto alcun provvedimento cautelare. Ma tant’è. Ci siamo sempre difesi nei processi e non dai processi. Sarà così anche questa volta.
Intanto sarebbe utile riflettere, tutti, a prescindere da come la pensiamo, sul fatto che, forse, non è la verità giudiziaria che si persegue ma solo fare esplodere l’ennesimo polverone mediatico.
Che qualcuno conta di poter cavalcare. Non sapendo che il giustizialismo è una tigre che disarciona tutti, anche gli improbabili fantini dell’ultima ora.

La presunzione di onestà

Di Maio figlio Di Maio padre

Di Maio figlio Di Maio padre

In questa vicenda di Di Maio padre, figlio, fratelli e mammà c’è qualcosa di più: c’è la presunzione dell’uomo qualunque di essere sempre migliore della classe politica che lo governa (e che comunque si sceglie lui) e la presunzione da mosca cocchiera dei politici demagogici.
Al di là del merito, delle eventuali violazioni di norme, dei possibili risvolti penali e persino delle implicazioni di carattere etico, ciò che emerge, nuda e cruda, è l’Italia, la splendida e meschina terra in cui viviamo.
La Di Maio family non è molto diversa dalle tante che praticano nei confronti dello Stato il vecchio refrain: prendere molto e possibilmente dare nulla. Ma per questo non si sentono in colpa, anzi. Ritengono di compiere una giusta azione risarcitoria nei confronti di una politica e di una pubblica amministrazione inefficiente, corrotta, geneticamente disonesta.
Siamo di fronte ad un fenomeno di ipocrisia di massa, che si nutre di retorica antisistema ed è la prima causa dei fenomeni degenerativi di cui soffre il nostro Stato.
L’antipolitica di questi anni, di cui si sono nutrite tutte le forze politiche, non solo non ha combattuto questo atteggiamento ma lo ha incoraggiato, ne ha fatto una politica. Credendo di essere migliori, un esercito di uomini qualunque insieme a un ceto politico di demagoghi riciclati oggi ha assunto ruoli di governo al grido di “onestà onestà” e in nome della lotta alle tasse brutte, sporche e cattive e del “fuori i poveri disgraziati di immigrati che ci rubano il lavoro”.
È così che abbiamo portato il bar dello sport in parlamento e al governo. Una massa di persone che imprecano per le multe e lasciano la macchina in tripla fila. Che si incazzano per gli immigrati che sono troppi e si lamentano perché non trovano la badante per il vecchio il mese di agosto. Il tipo che ha trovato lavoro facendo la fila nelle segreterie politiche dei “soliti politici” che tuona tutti i giorni contro il clientelismo. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Continua a leggere

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