Gabriele Petrone
De Gaetano, Del Rio e Lanzetta
Apprendiamo oggi dalla sagace penna di Adriano Mollo che l’ex ministro Maria Carmela Lanzetta non solo aveva accettato di entrare a far parte della Giunta Oliverio insieme a De Gaetano ma aveva anche rilasciato una intervista piena di buoni propositi in cui delineava il suo programma come futuro assessore. L’uscita notturna di Del Rio le ha fatto cambiare idea, evidentemente, per cui De Gaetano da compagno di Giunta si trasformava repentinamente in appestato intoccabile. Ma la dichiarazione di Del Rio è, a mio parere, ancora più grave, ammesso che l’abbia fatta, visto che l’agenzia non riporta dichiarazioni virgolettate. De Gaetano non è indagato, i fatti che gli rimproverano risalgono al 2010, PM e GIP hanno entrambi risposto picche ad una richiesta d’arresto della Mobile di Reggio, dicendo che non ce n’erano i presupposti. Così funziona negli Stati di diritto, l’azione giudiziaria è di competenza esclusiva della magistratura e si può essere sottoposti ad indagine solo quando si è in presenza di una chiara notizia di reato. Quindi, parafrasando il mio amico Pasquale Motta di cosa sarebbe colpevole il nostro De Gaetano ? E nominandolo assessore quale principio di opportunità avrebbe mai violato il Presidente Oliverio ? Il sospetto che la questione sia stata sollevata per finalità di lotta politica è quindi forte. Chi poi conosce personalmente Nino De Gaetano sa di che pasta è fatto e non ha motivo di dubitarne. Che la questione sia stata ripresa da Del Rio è quindi grave, soprattutto perché Del Rio delle bolle mediatiche di certo giustizialismo è vittima recente.
Sono di questi giorni le chiacchiere sollevate ad arte sulla partecipazione nel 2009 ad una festa religiosa a Cutro di Graziano Del Rio, all’epoca sindaco di Reggio Emilia. Una visita istituzionale in omaggio ai molti calabresi che da anni lavorano e vivono a Reggio Emilia, ha dichiarato il nostro. In quel periodo però a Reggio Emilia si votava e Del Rio era candidato. Da qui l’accusa, solo mediatica, di essere andato a chiedere i voti alla ‘ndrangheta.
A parte che è davvero singolare considerare il solo fatto di recarsi in Calabria durante una campagna elettorale una circostanza degna del Codice Penale, come se tutti i calabresi fossero geneticamente mafiosi, ma quale reato avrebbe commesso Del Rio anche se fosse andato a chiedere voti ai parenti dei suoi concittadini a Cutro ? Nessuno.
A dire il vero nessuno si è sognato, giustamente, nonostante il clamore mediatico, di chiedere a Del Rio le dimissioni dal Governo, dove ricopre un ruolo di primo piano, per ragioni di opportunità. Del Rio non è indagato, esattamente come De Gaetano. Ma sappiamo tutti che le ragioni di opportunità sono come le coperte troppo corte, ognuno le tira dalla parte sua. Alcuni dicono che tutta questa bolla sia stata gonfiata nel quadro dello scontro interno al PD di Reggio Calabria e il povero Del Rio sarebbe stato spinto da alcuni in riva allo Stretto per fare quella dichiarazione per amor di corrente. Si spiegherebbe così anche la repentina rinuncia della Lanzetta con relative spiegazioni a posteriori. La sostanziale smentita di Matteo Renzi confermerebbe questa lettura. Non ho notizie in merito, ma non mi sorprenderebbe. Ma a costoro che pensano di utilizzare certi metodi a fini di lotta politica voglio solo sommessamente ricordare che, in genere, chi di giustizialismo ferisce, di giustizialismo perisce. E alla fine la coperta troppo corta finisce per stracciarsi.
A Ferramonti di Tarsia per il Giorno della Memoria
Intervista di Pasquale Motta per l’emittente La CTV
La scuola a Cuba
A L’Avana con Giovanni Cerulo e Paolo Apa per conto dell’IRASE. Prima distribuzione di materiale didattico ad una scuola primaria e poi visita al Museo della ciudad. Tutto mentre i bambini in gita nel centro della città ballano con artisti di strada. La scuola a Cuba è cosa seria, obbligatoria dai 5 anni fino a 18. Sostanzialmente garantita a tutti la scuola materna dai tre anni in su. Lo stesso vale per l’università. Una volta laureati si restituiscono allo Stato le spese di formazione con il proprio stipendio. L’istruzione è un settore all’avanguardia, nonostante le tante difficoltà, nell’isola caraibica, come la sanità.
IL VIDEO
A l’Avana per parlare del continente sudamericano
Santiago de Cuba
I misteri della santeria a Cuba
Il Santuario de la Virgen de la Caridad El Cobre. Devozione popolare a Cuba
L’IRASE di Cosenza ha incontrato il missionario italiano Padre Silvano Castelli a l’Avana
A cavallo nella Valle di Vinales a Cuba
A cavallo nella Valle di Vinales a Cuba, tra piantagioni di caffè e di tabacco.
L’insostenibile mancanza di decenza non è colpa del Web.
Alcuni anni fa il grande Alberto Sordi impersonava con i suoi film i vizi e i difetti dell’italiano medio, del borghese piccolo piccolo all’occorrenza massone e assassino giustiziere, dell’ipocrita difensore del matrimonio contro il divorzio e impenitente concubino e puttaniere, del medico della mutua disonesto, del trafficante d’armi cinico e ossessionato dalla sua famiglia vorace consumatrice di beni…Nei film di Sordi emergeva amara la rappresentazione di una Italia ubriacata dal boom economico, percorsa da egoismi sociali ma che, tutto sommato, poteva invocare la circostanza attenuante di un Paese che, mettendo ala berlina i propri difetti e ridendone, riusciva a conservare un minimo di coscienza di sé. Insomma, dei personaggi di Sordi si rideva e ci si vergognava un po’ e a nessuno veniva in mente di assumerli come modelli.
Negli ultimi vent’anni il discorso pubblico è andato invece degradando sempre di più e ad esso, rinunciando ad ogni seria analisi sociale e di sistema, si è contrapposto un moralismo becero e ancora più ipocrita nel suo individualismo. Come sorprendersi delle emerite stronzate scritte sul Web se a rilanciarle ci si mette anche un uomo delle istituzioni, per quanto discutibile come Gasparri ? Il limite della decenza e del buon gusto è stato sfondato e nessuno ne prova vergogna. Questo è il vero problema, non il web che questo discorso pubblico semplicemente diffonde. Non percepiamo più il limite della decenza e non siamo neppure più in grado di ridere dei nostri difetti.