Gabriele Petrone

Ma ci siamo dimenticati dell’anno scorso ?

Immagine per il corona virus

Chiedo scusa a tutti, ma ci siamo dimenticati dell’anno scorso, quando eravamo in lockdown parziale o totale, bar, ristoranti, cinema e teatri chiusi, i trasporti pubblici praticamente azzerati, le attività produttive a regime ridotto, la scuola e l’università in DAD e ci preparavamo ad un Natale tra pochi e con il coprifuoco ? Ci siamo dimenticati delle centinaia di migliaia di contagi, dei reparti saturi e delle terapie intensive occupate e, soprattutto, dei centinaia e centinaia di morti quotidiani ? Se oggi conduciamo una vita più o meno normale lo dobbiamo ai vaccini che quantomeno ci salvano dalla malattia grave e dalla morte e al tanto vituperato “Green Pass” che oggi tutta l’Europa ci sta imitando. Il Covid 19 è destinato ad essere un insidioso compagno delle nostre vite per molti anni, forse decenni. Dobbiamo essere consapevoli che lo sconfiggeremo non solo rispettando le regole ma promuovendo la vaccinazione globale perché non ci si salva da soli. Questa pandemia impone la solidarietà e rende l’egoismo un vano blaterare di uomini piccoli piccoli. Una sfida per rifondare gli stessi concetti di democrazia e di libertà che mai come questa volta hanno senso se riguardano tutta l’umanità e non solo pochi privilegiati.

Perché certe parole non possono essere usate…

Parole a vanvera

Se la si smettesse di parlare a vanvera e si uscisse finalmente dalla retorica dei pregiudizi anticalabresi forse si capirebbe perché nella famosa assemblea del PD di Cosenza l’uso di parole come “capibastone” ha provocato una reazione così veemente e dura. Dire “capobastone” a chi ha avuto la macchina incendiata (come l’assessore Damiano Covelli e l’allora segretario del Circolo e consigliere comunale Raffaele Zuccarelli) e l’attenzione delle lettere anonime e delle minacce (come Nicola Adamo) dei veri “capibastone” della delinquenza organizzata è una offesa intollerabile. Se si fosse assistito al dibattito fino in fondo queste cose sono state dette in quasi tutti gli oltre 20 interventi di quella sera. Sono queste le cose che il sig. Reale dovrebbe capire. E magari Boccia sull’uso di questo linguaggio dovrebbe promuovere una vera discussione nella commissione di garanzia. Perché i democratici calabresi sono stati sempre le prime vittime dei “capibastone”. Altro che balle.

Un grande abbraccio, caro Nicola Carnevale…

Nicola Carnevale

Ho appreso solo ieri della improvvisa scomparsa di Nicola Carnevale. A Nicola mi legava una antica conoscenza e la comune militanza nel PCI, tra le cui fila lo conobbi, io ancora nella FGCI e lui già Sindaco apprezzato e benvoluto di Falconara Albanese e componente della Segreteria Provinciale del Partito (che allora contava moltissimo, perché i livelli di direzione politica erano superiori alle stesse rappresentanze elettive). Nicola era serio, rigoroso e nello stesso tempo gentile e disponibile con tutti. Un uomo che è rimasto sempre fedele agli ideali della sua gioventù, per citare Berlinguer. Anche negli ultimi anni difendeva con nettezza le sue convinzioni e adorava discutere. Mi mancherà, ci mancherà. A tutta la sua splendida famiglia un grande abbraccio…

Ciao Ciccio…mancherai a tutti…

Francesco Dinapoli

Se n’è andato all’improvviso Francesco Dinapoli, per tutti Ciccio. Conoscevo Ciccio da più di trent’anni, dai tempi della sua militanza nella DC, di cui fu un apprezzato Segretario cittadino, e dagli albori della sua carriera di giornalista nella TV locale Cam Tele3 di Padre Vittorino. Ciccio era intriso della cultura del cattolicesimo democratico, che portò nel suo lavoro di giornalista con risultati lusinghieri. Con Ciccio ti potevi anche arrabbiare e litigare ma non potevi non provare stima per lui, per la sua intelligenza e per la finezza del suo ragionare. Percepivi che al fondo era un uomo buono e incapace di rancore pur tra le mille asprezze della vita. Mancherà a tutti. A sua moglie Cinzia Gardi e alle sue due splendide figlie Rosita e Benedetta un grande abbraccio. Ciccio mancherà a tutti e continuerà a vivere nella memoria di questa nostra città.

PD metta al bando finalmente subalternità ai populismi e alla “via giustizialista al socialismo”

Bandiere PD Centro Storico di Cosenza

Il PD (soprattutto a livello nazionale) faccia una rigorosa analisi del voto non solo delle Regionali del 2021 ma anche di quelle del 2020. Rifletta perché perde due volte alle regionali e vince invece a Cosenza con una proposta chiaramente e autenticamente riformista come quella di Franz Caruso.  E ponga questa analisi rigorosa alla base di un congresso unitario di rilancio e di vero rinnovamento. Archiviando una volta per tutte la subalternità ai populismi e “alla via giustizialista al socialismo”.

Le mandrakate e le previsioni elettorali…

Febbre da cavallo

Una cosa è certa: queste elezioni a Cosenza hanno dimostrato che ci sono alcuni che quanto a previsioni politiche sono peggio di Mandrake in “Febbre da Cavallo”…

Oltre il pregiudizio nei confronti del Sud e della Calabria

Sui pedali della libertà. Oltre il pregiudizio

Nell’Ottocento, grazie anche agli studi di Cesare Lombroso sul cosiddetto “atavismo criminale” basati sulla presunta “fossetta occipitale” trovata nel cranio di un povero disgraziato morto di miseria in un carcere di Pavia, il “brigante”  di Motta Santa Lucia, i calabresi e i meridionali furono tutti classificati come naturalmente inferiori e criminali. Oggi la narrazione della “Calabria canaglia” luogo solo di ndrangheta e malaffare purtroppo continua. Ne abbiamo parlato al insieme al grande scrittore e giornalista Mimmo Gangemi con Roberto Sensi de “Il Dubbio” al termine del bellissimo tour d’Italia in bici “Sui pedali della libertà. Oltre il pregiudizio” che, partendo proprio dal Museo Criminale “Cesare Lombroso” di Torino, dove rimane esposto il teschio di Villella, è arrivato proprio a Motta Santa Lucia, il suo paese natale. Qui di seguito il video delle interviste per riflettere e costruire una nuova e finalmente vera narrazione della nostra terra, basata sulla responsabilità dei calabresi e sulla ricchezza della nostra storia e della nostra gente. Perché solo così potremo cambiare davvero non solo la Calabria e il Mezzogiorno, ma l’Italia intera.

Il Dubbio.it

VIDEO DELL’INTERVISTA

La straordinaria avventura del primo giro del mondo…

Nave Victoria Siviglia

Una delle cose da vedere per chi capita a Siviglia è il recente allestimento della Nave Victoria e l’annesso museo multimediale, completato poco prima dell’esplodere della pandemia, nel marzo del 2020. E’ uno spazio che ricostruisce la prima circumnavigazione del globo operata dalla spedizione di Ferdinando Magellano che era composta da cinque navi e 245 uomini, tra cui 26 italiani, e partì proprio dal porto fluviale di Siviglia il 10 agosto del 1519.
La Victoria, che aveva a bordo il nostro Antonio Pigafetta che redasse il diario di bordo e grazie al quale dobbiamo il resoconto preciso della spedizione, fu l’unica a fare ritorno il 6 settembre 1522 nel porto di partenza.
Magellano morì ucciso dagli indigeni nelle isole che lui aveva chiamato Filippine in onore del re di Spagna Filippo II.
La ricostruzione della nave, il museo annesso ricostruiscono in maniera precisa le motivazioni della spedizione, le terribili condizioni di vita a bordo e lo straordinario coraggio di uomini che hanno cambiato il corso della storia.
Ferdinando Magellano, portoghese al servizio della Spagna, era partito per trovare un passaggio verso il Pacifico (nome che gli attribuì quando lo attraversò trovandolo calmo per diverse settimane) e l’Estremo Oriente (le mitiche Indie ricche di spezie che erano allora più preziose dell’oro) di cui si conosceva l’esistenza sotto il nome di Mare del Sud grazie alla spedizione terrestre di Vasco Nunez de Balboa che aveva attraversato l’istmo di Panama in America Centrale nel 1513.
La scoperta di quello che si chiama oggi Stretto di Magellano all’estremo sud del continente sudamericano in uno dei mari più tempestosi del pianeta fu una impresa davvero straordinaria.
La nave che si può visitare nella fedele ricostruzione di Siviglia descrive bene la realtà di quella impresa. Una nave piuttosto piccola, su cui stavano per mesi e mesi più di 40 uomini, mangiando davvero poco e male e in condizioni igienico-sanitarie spaventose al giorno d’oggi.
Eppure con queste navi questi uomini sfidarono gli oceani attratti certamente dal miraggio della ricchezza (un carico di spezie in Europa quintuplicava e a volte anche decuplicava il suo valore) ma anche da straordinario coraggio e speranza nel futuro che si fondevano in una spinta formidabile a conoscere e “conquistare” il mondo, in tutti i sensi.
Insomma una visita che consiglio vivamente, in tempi in cui la speranza e il coraggio nell’affrontare il futuro sono merce assai preziosa.
Unica nota critica la considerazione che forse il ruolo di Antonio Pigafetta andava meglio valorizzato…

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