Il Quotidiano della Calabria
La scuola in emergenza e la sfida di un futuro che è già dentro di noi
(Pubblicato su “Il Quotidiano della Calabria” del 16 aprile 2020).
Intervengo volentieri nel dibattito suscitato sulle pagine de “Il Quotidiano” sui temi sollevati all’interno della scuola italiana a causa dell’emergenza corona virus, stimolato anche dall’intervento del mio “maestro ed autore”, il prof. Giuseppe Trebisacce, a cui mi lega una ultradecennale amicizia e frequentazione culturale.
Personalmente ritengo che, nonostante i limiti strutturali che proprio Trebisacce ricordava nel suo intervento, la scuola italiana stia, nel complesso, reagendo bene all’emergenza sanitaria.
In attesa di dati statistici completi sui quali svolgere un’analisi più approfondita credo si possa dire che i dirigenti scolastici, gli insegnanti, i ragazzi e le famiglie stanno fronteggiando con senso di responsabilità e abnegazione una situazione del tutto nuova e inattesa.
Il Governo e il Ministero hanno mobilitato risorse importanti: sono stati acquistati e distribuiti in comodato d’uso apparecchiature elettroniche agli studenti che ne erano sprovvisti, ci si è organizzati con piattaforme di videoconferenza per le lezioni e per lo svolgimento dei compiti, insegnanti e ragazzi si stanno “vedendo” attraverso gli schermi dei PC e degli smartphone, ecc..
Resta il problema della copertura della connessione che è essenzialmente un problema da “ultimo miglio” perché ormai quasi tutti i comuni italiani sono dotati di fibra e su cui molto si dovrà fare nei prossimi giorni.
Per certi versi, infatti, questa drammatica crisi ha posto più che mai all’ordine del giorno il tema del diritto ad INTERNET come una nuova frontiera della democrazia moderna.
Del resto occorre rendersi conto che la rivoluzione digitale, come quella della stampa nel XVI secolo, non ha prodotto soltanto una maggiore rapidità della comunicazione ma ha sollecitato nuove domande, ha prodotto nuovi contenuti, ha creato nuovi bisogni.
Come diceva il grande poeta tedesco Rainer Maria Rilke: “il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada”.
Ecco, io credo che nella scuola, forse più che nel resto della società, stia avvenendo proprio questo. L’innovazione, nonostante resistenze e ostilità, è penetrata profondamente.
Quando ho iniziato la mia carriera come insegnante, le domande erano cartacee, i computer a scuola erano merce ancora rara, un laboratorio era un avvenimento, le lavagne erano di ardesia e ci si sporcava le mani di gesso.
Oggi è cambiato tutto: se non ci fosse stata la spinta all’adeguamento tecnologico e professionale degli ultimi vent’anni non si sarebbe riusciti a mettere su, praticamente dal nulla e in pochissimo tempo, la didattica a distanza.
Insomma, sinceramente, non mi pare che su questo tema si possa essere del tutto insoddisfatti della reazione della nostra scuola.
Ovviamente restando consapevoli che nessuna didattica a distanza potrà mai compensare o sostituire quella in presenza. Su questo occorre essere chiari. Il processo di insegnamento ed apprendimento è strettamente legato a quello della socializzazione che ne è, in qualche modo, la componente fondamentale.
Per dirla banalmente si insegna e si apprende insieme, non individualmente dietro lo schermo di un PC o di uno smartphone ! A meno che non ci sia qualcuno in giro oggi disponibile a riprendere le radicali posizioni di Louis Althusser che indicava nella scuola uno degli apparati ideologici dello Stato, e quindi accarezzare l’idea di una società descolarizzata e di forme di autoeducazione individuale di massa mediate dalle eccezionali opportunità che offrono le nuove tecnologie !
La sfida, dunque, sta nel come incoraggiare, sostenere, spingere in avanti questo processo di innovazione attraverso una responsabilizzazione sempre più crescente degli insegnanti, delle famiglie, degli studenti. E non solo in tempi di emergenza ma sempre, anche nei tempi normali.
Ma la parte maggiore la devono fare soprattutto gli Stati, che devono abbandonare le politiche malthusiane cui accennava il prof. Trebisacce nel suo articolo.
Scuola e sanità sono i pilastri su cui si basa lo sviluppo stesso della democrazia. La drammatica crisi che stiamo vivendo ce lo sta letteralmente sbattendo in faccia.
Il nostro impegno sarà soprattutto quello di non farlo dimenticare dopo che tutto, speriamo presto, sarà finito.
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Il Quotidiano della Calabria 15 aprile 2020
Caro Nicola Adamo, questa sera non andare da Giletti
Caro Nicola,
ho letto sul Quotidiano della Calabria di oggi che stasera sarai ospite della trasmissione su la 7 “Non è l’Arena” condotta da Massimo Giletti.
Poiché, nonostante la frequentazione tra di noi e il continuo scambio di opinioni non hai inteso comunicarmi questa tua decisione, sento il dovere di chiederti pubblicamente di non partecipare.
Stasera immagino tu sarai la vittima designata di questa trasmissione.
Sarai oggetto di un processo mediatico e alla tua presenza sarà buttato fango sulla Calabria.
Magari tu credi che potrai argomentare.
Tu credi che riuscirai a spiegare quanta demagogia c’è nella proposta di abolizione dei vitalizi ?
Secondo me non te lo consentiranno.
Non ti faranno parlare, anzi, secondo me ti faranno passare per un simbolo della casta.
Loro si avvalgono di un pubblico che è chiamato a presenziare in studio solo per claque contro di te.
Utilizzeranno tecniche video ed audio per evidenziare solo aspetti negativi contro di te e poi ci sarà Giletti che non ti lascerà spazio perché è lui il vero protagonista dell’Arena.
Noi sappiamo che non è così. Ti conosciamo così come ti conoscono e ti stimano decine e decine di migliaia di calabresi.
Per questo ti prego, per l’amicizia che ci lega e per ciò che tu rappresenti di non prestarti a questo gioco al massacro.
Snobbali come spesso, sempre, hanno snobbato noi.
Con l’affetto di sempre, il tuo amico
Gabriele Petrone
A Santo Stefano di Rogliano per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016
Quattro anni fa moriva Giulio Grandinetti…Il ricordo dei suoi ultimi giorni nella bufera della bufala “Why Not”.
Il 22 aprile del 2007, dopo una breve e micidiale malattia si spegneva Giulio Grandinetti. Imprenditore nel ramo assicurativo e dirigente politico sin dalla più tenera età nel PCI-PDS-DS, era stato anche amministratore delegato de “Il Quotidiano della Calabria”, contribuendo notevolmente all’affermazione di questa testata nel panorama editoriale calabrese. Negli ultimi anni aveva svolto l’incarico di capo struttura del Vice Presidente della Giunta Regionale, Nicola Adamo.
Giulio era uomo di specchiata dirittura morale, con un rigore che gli era riconosciuto da tutti. Apparteneva a quella schiera di persone che stanno sempre dalla stessa parte e che concepiscono il loro impegno come servizio, in qualunque ruolo sono chiamati.
Fu nella veste di collaboratore di Nicola Adamo che ricevette, nell’ambito della roboante inchiesta Why Not dell’allora PM De Magistris, un avviso di garanzia per una presunta associazione a delinquere insieme allo stesso Nicola Adamo e ad Enza Bruno Bossio.
In verità, in quel settembre del 2006 il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, dott. Lombardo, smentì che ad essere raggiunto da avviso di garanzia fosse il Giulio Grandinetti collaboratore di Nicola Adamo, ma un omonimo commercialista di Cosenza che subì anche una minuziosa perquisizione del suo studio e della sua abitazione.
Pochi giorni dopo, Giulio già malato, il Procuratore Lombardo fu smentito da De Magistris che invece individuava proprio nel nostro Giulio l’obiettivo della indagine.
Cos’era successo ? Ai fini di mettere in piedi l’accusa di associazione a delinquere si tirò dentro Giulio Grandinetti senza neppure accorgersi che era la persona sbagliata.
Si parlò della fantomatica Loggia affaristico-massonica di San Marino e si finì per coinvolgere anche Prodi e Mastella, fatto che fu determinante per la caduta dell’allora governo di centrosinistra.
Tutto ciò diede al PM De Magistris una straordinaria proiezione mediatica che lo portò nel 2009 al Parlamento Europeo, in tempo per vedere tutte le sue inchieste sciogliersi come neve al sole, mentre persone perbene venivano additate al publbico ludibrio.
Nel novembre 2009 il GIP archiviò tutte le accuse a carico di Giulio Grandinetti collaboratore di Nicola Adamo per la loro insussistenza, restituendogli, purtroppo postumi, onore e dignità.
Mi sembrava giusto ricordare tutto ciò nell’anniversario della sua morte per riflettere, ancora una volta, su quanto è successo negli ultimi anni di ubriacatura giustizialista.