PD calabrese
Il popolo sovrano. Il PD calabrese celebri finalmente il suo congresso regionale.
La cosa più bella della democrazia è quando, ad un certo punto, le chiacchere cessano e il popolo vota. In Calabria il congresso del PD riservato agli iscritti ha parlato con chiarezza dando la maggioranza a Gianni Cuperlo.
Quella che si presentava come una invencible armada costituita dalla grande maggioranza del gruppo regionale, da tantissimi rappresentanti istituzionali e dirigenti del PD ai vari livelli, salita spesso repentinamente sul carro di Matteo Renzi, ha dovuto segnare il passo. Un risultato che fa ben sperare rispetto all’appuntamento dell’8 dicembre dove a votare sarà una platea più grande di cui, tuttavia, allo stato attuale è assai difficile stabilire i confini.
Ma così è e le regole vanno rispettate sempre e comunque.
Resta il dato che Matteo Renzi è il primo segretario nazionale a non avere la maggioranza assoluta degli iscritti, nonostante da più parti si prefigurasse un vero e proprio plebiscito a suo favore. Un segnale che, soprattutto qui, nelle terre calabre, i solerti interpreti nostrani del renzismo dovrebbero tener ben presente.
In Calabria vince Cuperlo non solo perché è risultata più credibile la sua proposta politica rispetto al Mezzogiorno ma soprattutto perché attorno a Renzi si è saldato nel corso dei mesi precedenti un accordo di gruppi dirigenti tendente all’autoconservazione ed alla perpetuazione di rendite di posizione correntizie.
Ancora in queste ore i renziani calabresi stanno cercando in tutti i modi di rimandare il congresso regionale calabrese anche rispetto alla data del 26 gennaio da loro stessi proposta. Nello stesso tempo, ma si tratta di un film già visto, continua la vecchia tattica di cercare di imbrogliare tutti gridando all’imbroglio.
Si cerca, infatti, di perpetuare all’infinito una situazione di disgregazione nella speranza che la probabile vittoria di Renzi l’8 dicembre possa determinare la nomina di un commissario “amico” che tuteli correnti autoreferenziali e assolutamente prive del sostegno di quella “base” di cui spesso ci si riempie la bocca.
Il voto di queste settimane, al di là delle stesse percentuali totalizzate dai diversi candidati segretari, ha decretato soprattutto il rifiuto del partito vero di chi continua, nei fatti, a chiedere tutele “romane”.
Non è un caso che la parte più avveduta e responsabile dei renziani ha già compreso la vacuità di questa linea, come dimostrano alcune prese di posizione improntate ad una lettura più politica e responsabile di questa fase.
Adesso affrontiamo serenamente l’appuntamento dell’8 dicembre.
Ci saranno candidati che prenderanno più volti e altri meno. Lo deciderà il popolo sovrano nella sua autonomia. Il PD nazionale avrà così una nuova maggioranza e una nuova minoranza che insieme, così avviene nelle organizzazioni politiche democratiche, dovrà dirigere il partito secondo il principio della responsabilità collettiva.
Ciò deve valere ancor di più in Calabria dove dobbiamo affrontare la difficile sfida contro la peggiore destra del Paese nelle regionali del 2015.
Si celebri senza indugio il congresso e si completi il percorso avviato in questi mesi per ridare al PD calabrese un gruppo dirigente pienamente legittimato dalla base.
Poi si propongano alla coalizione primarie aperte per scegliere il candidato presidente. Primarie alle quali potranno candidarsi tutti quelli che lo vorranno e chi avrà più filo tesserà.
Affidiamoci al popolo sovrano che spesso è molto più saggio di tutti quanti noi.
Congresso PD in Calabria: è la democrazia bellezza.
Tutti oggi nel PD calabrese chiedono il congresso: fa piacere che quanto gridavamo in solitudine sia oggi patrimonio di tutti. Sappiamo bene, tuttavia, che alcuni, sotto sotto, preferirebbero il contrario e magari cercano di alimentare conflitti per dare una rappresentazione di un PD lacerato più di quanto sia realmente per continuare a vivere di rendita senza alcun mandato democratico. E’ un giochino tanto scoperto quanto stupido.
La dialettica interna è un dato costitutivo di un partito democratico e i congressi si fanno proprio per confrontare tesi e posizioni politiche diverse. Quella che prenderà più voti governerà il partito. A quella o quelle che perderanno spetterà comunque il compito di concorrere, partendo dalle idee espresse, alla crescita complessiva del partito. E’ la democrazia bellezza. E la democrazia fa paura solo a chi democratico non è.
Si faccia dunque questo benedetto congresso con tutte le garanzie democratiche che il nostro Statuto prevede. Magari diamocene anche di nuove e più stringenti, ma ridiamo la parola ai nostri iscritti e ai nostri elettori.
Affidiamoci dunque a loro con fiducia e con rispetto: sono spesso molto più saggi di noi e comunque solo a loro spetta il compito di decidere.
Purché, però, una volta che hanno deciso, non si parli di potentati, brogli, e popolo pecorone. A quel punto le pernacchie ci sommergeranno.
LE DICHIARAZIONI DI DE MAGISTRIS CONTRO NICOLA ADAMO UN CAPOLAVORO DI INCOERENZA…
E’ ampliamente noto il fallimento di De Magistris nella sua attività inquisitoria.
Da inquirente ha provocato non solo danni all’immagine ed alla credibilità della giustizia italiana ma anche danni erariali, se è vero come è vero che solo per la inchiesta “Why Not ?” ha dilapidato circa 10 milioni di euro.
I fatti dimostrano come ha utilizzato la funzione di pubblico ministero per ritagliarsi tribune mediatiche nazionali nelle vesti di un Savonarola che coltivava l’ambizione di fare carriera politica.
Oggi per quella attività è stato addirittura rinviato a giudizio e, dismettendo i panni del Savonarola di turno, cerca di vestire quelli della vittima per evocare allo stesso modo di Berlusconi, complotti ai suoi danni, lanciando sospetti e diffidenze sulla magistratura.
Da politico, europarlamentare, ora non demorde.
Egli è sempre puntuale a demonizzare gli altri ma sempre pronto a ritrarsi quando coerenza imporrebbe ad egli stesso di rispettare il codice etico e mettersi da parte di fronte alle gravi accuse che gli sono state rivolte prima dal CSM e poi dalla Procura e dal Tribunale di Roma.
Nel dimenarsi nelle sue confusioni, determinate soprattutto dalla commistione tra il ruolo di PM e quello di europarlamentare, ha trovato il tempo di rilasciare dichiarazioni pubblicate stamane da “Il Quotidiano della Calabria” per intervenire nelle vicende del PD calabrese e lanciare strali sull’on. Nicola Adamo.
Vorrei solo ricordare, in questa sede, una differenza che reputo fondamentale tra la storia di Nicola Adamo e quella del citato De Magistris, e che è nota ai più: Nicola Adamo non si è mai sottratto né al giudizio degli elettori né a quello della giustizia né ha mai evocato complotti o invocato immunità, a differenza del nostro che, quando qualcuno lo indaga evoca oscure trame e chiede solo per sé la non applicazione del codice etico del suo partito.
Per gli altri, invece è tutta un’altra cosa fino alla chicca finale: non dimentico di aver fatto cadere con la burla della sua inchiesta il governo Prodi, oggi si propone di dare una mano all’opera di Musi per seppellire il PD calabrese.
Se ciò è la prova di una costante volontà persecutoria nei confronti di Nicola Adamo è anche la dimostrazione che la bramosia di De Magistris punta a sostituirsi alla rappresentanza di un centrosinistra credibile e per davvero legato ai bisogni della gente e capace di costruire l’alternativa al centrodestra. Insomma con De Magistris in campo c’è davvero poco da sperare per chi vuole costruire l’alternativa a Berlusconi e al centrodestra calabrese.