PD
A Cosenza è necessario ricostruire il senso di una comunità…
Intervista su Il Dispaccio.it di Francesca Gabriele
A Cosenza più di tutto occorre ricostruire il senso di una comunità che è andato progressivamente perdendosi, che non significa coltivare il vezzo un po’ snob di parlare in dialetto, ma interrogarsi sul ruolo e sulla funzione che Cosenza deve avere rispetto alla Calabria, al Mezzogiorno, all’Italia e persino rispetto al Mediterraneo e all’Europa. I cosentini sono stati questo nel corso dei secoli, i più europei dei calabresi, i più internazionalisti del Mezzogiorno, quelli capaci di guardare a ciò che si agita nel “mondo grande e terribile”. Noi siamo la città di Telesio, di Salfi solo per fare due nomi, gente che elaborava idee che hanno cambiato l’Europa e il mondo. Il Comune di Cosenza nei primi anni dell’Unità d’Italia votava mozioni per l’abolizione della pena di morte partecipando ad un dibattito internazionale promosso da Victor Hugo e Alexandre Dumas che a Cosenza ha anche abitato scrivendo uno dei suoi racconti. Eppure a Dumas non abbiamo dedicato nessuna via, nessuna piazza, nessun museo. Ecco, io credo che Cosenza debba ritrovare questo orgoglio del suo essere una grande città produttrice di cultura. Che è altra cosa rispetto a certa paccottiglia sulla leggenda di Alarico che non può essere l’unico brand di una città come Cosenza o, con tutto il rispetto, la lista “Capra” di Vittorio Sgarbi. Leggi l’intervista completa
Cinque anni fa la proposta di reddito minimo in Calabria
Pubblicato su “Il Garantista” del 16 novembre 2015.
Sono passati cinque anni da quando il direttore Piero Sansonetti (con al seguito un Davide Varì ancora “pischello” come dicono a Roma) appena giunto in Calabria, organizzò un convegno nel corso del quale Enza Bruno Bossio lanciò la proposta del reddito minimo in Calabria.
Allora non c’erano i cinque stelle in parlamento e il dibattito su questo tema era affidato ai pochi testardi che ci credevano.
La stessa Bruno Bossio non era ancora deputata ma soltanto componente della Direzione Nazionale del PD a trazione Bersani che sul reddito minimo aveva sempre dimostrato una certa freddezza.
Proporre il reddito minimo dalla Calabria governata da Giuseppe Scopelliti e in una Italia ancora dominata da Berlusconi sembrava, in effetti, un’utopia.
Eppure fu proprio in quei giorni di novembre del 2010 che cominciò lentamente una “lunga marcia” con la costituzione dei Comitati per il reddito minimo in diversi comuni calabresi, la raccolta di oltre 10mila firme a sostegno di una proposta di legge regionale di iniziativa popolare e il pronunciamento di numerosi consigli comunali. Continua a leggere
Per fare politica ci vuole la politica
Pubblicato su “Il Garantista” del 10 ottobre 2015
Le dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino sono l’ennesima dimostrazione del grande equivoco in cui si dimena il nostro dibattito pubblico.
Affermare che per potere governare comuni, regioni o nazioni sia sufficiente essere persone perbene ed oneste, come se questo non fosse nient’altro che un prerequisito, sta dimostrando tutta la sua vacuità. Si continua a non comprendere una cosa elementare: che per fare politica ci vuole la politica.
Ignazio Marino, invece, sono anni che si candida dappertutto da “non politico”: come senatore, come segretario del PD e come sindaco di Roma.
Peccato che quando si tratta di “fare politica” non sono sufficienti i master americani e i proclami al vento, soprattutto quando si devono fronteggiare crisi enormi come quella che ha investito Roma dopo l’inchiesta “Mafia Capitale”. Continua a leggere
Quando popolo e rappresentanze istituzionali si muovono insieme i risultati arrivano.
La buona notizia che viene dal Senato per gli LSU LPU della Calabria mi ha riempito di gioia. Ci vedo qualcosa di più di una semplice vertenza sindacale. E’ la dimostrazione che unendo rappresentanze istituzionali e popolo si possono difendere i nostri territori non solo dai pregiudizi ma anche dalla semplice indifferenza. Una bella pagina, anche se è solo l’inizio. Tanto resta da fare e non solo per gli LSU LPU. Consentitemi alla fine, non per piaggeria, di ringraziare il mio partito che si è mosso a tutti i livelli (quando fa bene bisogna avere l’onestà di riconoscerlo) e la mia amica Enza Bruno Bossio che su questa cosa ci ha messo la faccia sin dal primo giorno. Ma ora andiamo avanti…
Correggere il DDL Scuola
Non avveniva da anni che una categoria professionale, di solito restia alla mobilitazione come quella degli insegnanti, si ritrovasse così unita contro un provvedimento governativo. Molte delle cose che si dicono sul DDL scuola sono esagerate e frutto di impostazioni ideologiche e conservatrici, ma i rischi di uno squilibrio nel rapporto tra dirigenti e docenti a favore dei primi c’è tutto e va corretto. Gli stessi dirigenti non sono entusiasti (ce n’erano tanti in piazza oggi con i docenti) di vedersi assegnate responsabilità tanto complesse senza neppure avere riconosciuto ruolo, funzione e stipendio come i loro colleghi della PA. Così come devono correggersi altri punti controversi e si deve chiarire fino in fondo quanti e quali docenti potranno essere assunti e Continua a leggere
La Buona scuola…davvero. Attivo PD a Cosenza
Primarie in Campania e il vecchio vizio giacobino
Francamente trovo fuorviante e viziato da forte dosi di giacobinismo il dibattito che si è sviluppato attorno alle primarie della Campania.
Stiamo ai fatti per come si sono manifestati: ieri sono andati a votare in 157mila. Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, vince con il 52% contro il 44% di Andrea Cozzolino e il 4% del socialista Marco Di Lello. Tutto si è svolto regolarmente e gli avversari di De Luca hanno già riconosciuto la sua vittoria e si sono messi a disposizione del partito e della coalizione. Eppure, quando ancora i seggi non erano stati ancora aperti, attorno alle primarie campane si è sviluppato un dibattito acceso, una rincorsa alla denuncia Continua a leggere
Un abbraccio, Peppino Cipparrone
Apprendo con dispiacere della morte improvvisa di Peppino Cipparrone. Profondamente radicato nella nostra “rossa” Presila è stato un bravo e stimato avvocato che ha formato tanti giovani professionisti, un amministratore onesto e serio, dirigente di partito sempre coerente con le sue idee e mai fazioso. Lascia una grande eredità di affetti. Un abbraccio Peppino, ci mancherai.
C’era una volta Mario Monti
Confesso che con Monti avevo completamente sbagliato valutazione. Sarà stata la mia grande ammirazione per Giorgio Napolitano, ma sposai con favore l’idea di un Governo di emergenza nazionale affidata ad un tecnico di grande spessore internazionale.
La storia ha dimostrato che avevo torto, non tanto per la scelta di Napolitano, che era in sé giusta, ma per la persona alla quale fu affidata.
Monti si è dimostrato il classico tecnocrate, che pensa che tutto si possa risolvere in laboratorio o con ardite slides, senza comprendere che la realtà è sempre tirannamente diversa. Poi, ubriacato dalla tanto disprezzata politica (che è come quelle prostitute da tutti disprezzate ma da tutti cercate) il nostro si fece un partito, che ottenne il magnifico risultato da una parte di far perdere quel PD e quel centrosinistra che lealmente lo aveva sostenuto al Governo mentre il venditore di tappeti nazionale (alias Berlusca) abilmente si sfilava e dall’altra di regalare all’antipolitica sconclusionaria di Grillo il 26 per cento dei voti.
È una storia vecchia che si ripete. I cosiddetti moderati italiani che del senso di responsabilità della sinistra sanno fare buon uso alla bisogna e dalla quale pretendono i voti a patto di metterci loro le classi dirigenti.
Oggi Monti è un pensionato di lusso di quella politica dei partiti brutta, sporca e cattiva che tanto disprezzava. Tanto disprezzabile da abbandonare persino il partito da lui fondato e che oggi, mestamente, celebra il congresso della sua scomparsa. Così come penso sarà della Passera solitaria.
Il Travaglio de “Il Fatto Quotidiano”
C’è qualcosa di vagamente patologico nell’ossessione inquisitoria di Travaglio e de “Il Fatto Quotidiano”. Lo dico con sincera preoccupazione. In quel “Mattarella è una brava persona, però…” c’è qualcosa che è degno dello studio attento del miglior Sigmund Freud. Il cercare antichi vizi, personali e di parenti e affini fino al sesto grado, è certamente un modo per riaffermare disperatamente il ruolo di Torquemada incorruttibili che si sono ritagliati nel circo mediatico, ma anche il segno di una involuzione malata che rasenta l’autismo giornalistico. Ammettere semplicemente di non averne imbroccata una in tutta questa vicenda del Quirinale, che Renzi è il PD sono stati bravi e che la trovata di Magalli presidente è stata solo una emerita cretinata che non è riuscita neanche a far ridere qualcuno sarebbe, da parte di questi ineffabili paladini dell’onestà, un atto onesto. Ma non c’è cosa più difficile per un qualunquista ammettere di non avere capito, anche questa volta, “una beata m…”.