riforma della scuola
Il coraggio di correggere le riforme.
Correggere in meglio la Buona Scuola è possibile
Tiene banco in questo agosto stanco di politica e antipolitica la vicenda delle assunzioni degli insegnanti costretti ad accettare cattedre lontane anche centinaia di km da casa. E siccome al Sud erano molti gli insegnanti precari molti sono gli insegnanti del Sud assunti che saranno costretti ad andare ad insegnare al Nord. Nella maggioranza dei casi non si tratta di giovani di prima nomina ma di quarantenni e oltre, madri e padri di famiglia che avevamo già costruito un progetto di vita sulla base degli incarichi annuali nella propria regione e nella propria provincia, certamente precari, ma che comunque speravano, in attesa della tanto aspettata stabilizzazione, di consolidare. Ecco perché la stabilizzazione ma lontano da casa suscita proteste anche vivaci.
Si tratta, in maggioranza, di persone che comunque hanno fatto tanti sacrifici: alzarsi all’alba con qualsiasi tempo per raggiungere la scuola in auto condivise con i colleghi o con bus e treni che percorrono le strade spesso impervie del nostro Mezzogiorno per uno stipendio che non è granché non è certo il parametro di una vita comoda.
Ecco perché le ironie sconclusionate di qualcuno sono fuori luogo: le esigenze mutano con il passare degli anni: magari se la proposta di assunzione fosse giunta loro quando avevano 25 o 30 anni ed erano senza famiglia le proteste non ci sarebbero neanche state. Continua a leggere
La riforma della scuola facciamola noi
Pubblicato su La C News 24
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Quella che il Parlamento sta varando a colpi di voti di fiducia è una pessima legge e chiamarla riforma non solo è pretenzioso ma addirittura ridicolo.
Questa legge non affronta nessuno dei problemi della scuola.
L’articolato scaturito dopo diversi rimaneggiamenti parlamentari è confuso, pasticciato e genererà sin dall’avvio del prossimo anno scolastico una marea di ricorsi con docenti e dirigenti che passeranno più ore nelle aule dei tribunali amministrativi che a scuola.
Una legge confusa ma anche ingiusta perché assume solo una parte dei precari che pure avrebbero titolo ad entrare nel mondo della scuola per il semplice fatto che già ci lavorano da anni; con profili di incostituzionalità nella parte che riguarda la chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi, nonostante positivi ma insufficienti aggiustamenti; una legge che sconvolge fino a negarli i diritti alla mobilità territoriale e professionale. Continua a leggere