rivoluzione francese
Vandea e Terrore divorano le rivoluzioni
L’ideologia del rancore
Diciamoci la verità: settori assai ampi della società italiana (e anche di quella occidentale in generale) sono preda, da anni, dell’irrazionalità più spinta. Il mondo forgiato sugli ideali dell’illuminismo e della rivoluzione francese sta lasciando il passo ad un nuovo Medioevo con caccia alle streghe annessa. Leggo di gente, giusto per fare un esempio, che crede i vaccini gli strumenti di novelli untori finanziati dalle multinazionali. E invece di ricevere la giusta dose di pernacchie queste idiozie fanno anche proseliti. Come meravigliarsi, allora, che a prevalere sia soltanto una assurda ideologia del rancore ? Che ognuno pensi al mondo come ad un luogo dove al massimo si può sopravvivere rinchiudendosi in improbabili fortini ?
La separazione dei poteri
Renzi sulla giustizia ha ragione da vendere: ci si può e ci si deve dimettere per ragioni di opportunità politica o di etica della responsabilità secondo principi e metodi che la stessa politica deve essere in grado di produrre per sè. Ma non si caccia un sottosegretario o un ministro solo perché indagato. Altrimenti ciò significherebbe dare alla magistratura un potere politico, quello di decidere chi può o non può rimanere in un governo. Ed i magistrati gestiscono un potere giudiziario, non politico.
E’ quello che penso da sempre, il garantismo è rispetto delle regole e dei diritti, non un velo per coprire vergogne o il desiderio di impunità come ne ha fatto la destra. Continua a leggere
INNOVAZIONE NON NUOVISMO
State certi che se volete strappare unanime consenso anche in una discussione informale prendendo un caffè al bar è sufficiente una tirata sulla necessità di novità: in politica, in TV, nello sport, ecc..
Il nuovo è affascinante per tutti, persino per i conservatori.
D’altro canto, come diceva Catalano buonanima, è retorico chiedersi se è meglio mettere un vestito vecchio e rotto o un vestito nuovo e sano.
La questione è assai più complessa quando si declina il nuovo come categoria della politica, soprattutto in una società come la nostra che, nei fatti, chiude ai giovani ogni prospettiva e ogni opportunità.
Liberare la società italiana e consegnarla alle giovani generazioni rappresenta una vera e propria emergenza democratica ed è uno dei primi compiti della politica, soprattutto della politica di una forza democratica.
Il tema che, però, viene quasi sistematicamente eluso, una volta enunciata la necessità del nuovo e del rinnovamento è quello di come questo nuovo e questo rinnovamento debbano essere effettivamente costruiti.
Qui vediamo che ci si ferma, per incapacità o per calcolo doloso, alla semplice enunciazione, alla proclamazione retorica ed indignata.
In questi anni, invece di costruire per davvero il nuovo si è messa in piedi una insopportabile retorica del nuovo, un nuovo senza alcun pensiero dietro, spesso semplificato al puro dato anagrafico, in una parola si è semplicemente declinato il “nuovismo del vuoto spinto”.
Le ultime elezioni ci hanno consegnato, ad esempio, un forte svecchiamento del Parlamento, ma non mi pare che le cose, almeno finora, stiano andando meglio, anzi.
Assistiamo infatti allo spettacolo di bravi ragazzi che, è l’esempio del Movimento 5 Stelle, per settimane e settimane hanno discusso di scontrini e ricevute. Oppure, nel PD, a giovani deputati così permeabili agli umori di pancia della rete da non garantire al partito che li ha eletti un minimo di tenuta nei momenti cruciali delle prove parlamentari.
La verità è che il nuovo senza un progetto politico, senza una idea di società, senza modelli di riferimento che lo sostengano è destinato a soccombere e a provocare, questo il danno maggiore, un effetto di reazione conservatrice che si riaffida spesso, per insicurezza e per tutela, sotto le ali del peggiore del vecchio.
Vi siete chiesti, ad esempio, perché, nonostante tutta la retorica del nuovo di cui è disseminato il nostro dibattito pubblico i sondaggi danno in crescita un vecchietto di 77 anni e in politica da venti di nome Silvio Berlusconi ?
La rivoluzione francese, il ’68, i grandi movimenti di massa che hanno prodotto profondi cambiamenti nella storia furono prodotti da grandi idee di liberazione portate avanti da persone nuove, non soltanto giovani ma soprattutto giovani.
Perché per produrre cambiamento e innovazione ci vogliono nuove idee non idee nuove.