Siviglia

La straordinaria avventura del primo giro del mondo…

Nave Victoria Siviglia

Una delle cose da vedere per chi capita a Siviglia è il recente allestimento della Nave Victoria e l’annesso museo multimediale, completato poco prima dell’esplodere della pandemia, nel marzo del 2020. E’ uno spazio che ricostruisce la prima circumnavigazione del globo operata dalla spedizione di Ferdinando Magellano che era composta da cinque navi e 245 uomini, tra cui 26 italiani, e partì proprio dal porto fluviale di Siviglia il 10 agosto del 1519.
La Victoria, che aveva a bordo il nostro Antonio Pigafetta che redasse il diario di bordo e grazie al quale dobbiamo il resoconto preciso della spedizione, fu l’unica a fare ritorno il 6 settembre 1522 nel porto di partenza.
Magellano morì ucciso dagli indigeni nelle isole che lui aveva chiamato Filippine in onore del re di Spagna Filippo II.
La ricostruzione della nave, il museo annesso ricostruiscono in maniera precisa le motivazioni della spedizione, le terribili condizioni di vita a bordo e lo straordinario coraggio di uomini che hanno cambiato il corso della storia.
Ferdinando Magellano, portoghese al servizio della Spagna, era partito per trovare un passaggio verso il Pacifico (nome che gli attribuì quando lo attraversò trovandolo calmo per diverse settimane) e l’Estremo Oriente (le mitiche Indie ricche di spezie che erano allora più preziose dell’oro) di cui si conosceva l’esistenza sotto il nome di Mare del Sud grazie alla spedizione terrestre di Vasco Nunez de Balboa che aveva attraversato l’istmo di Panama in America Centrale nel 1513.
La scoperta di quello che si chiama oggi Stretto di Magellano all’estremo sud del continente sudamericano in uno dei mari più tempestosi del pianeta fu una impresa davvero straordinaria.
La nave che si può visitare nella fedele ricostruzione di Siviglia descrive bene la realtà di quella impresa. Una nave piuttosto piccola, su cui stavano per mesi e mesi più di 40 uomini, mangiando davvero poco e male e in condizioni igienico-sanitarie spaventose al giorno d’oggi.
Eppure con queste navi questi uomini sfidarono gli oceani attratti certamente dal miraggio della ricchezza (un carico di spezie in Europa quintuplicava e a volte anche decuplicava il suo valore) ma anche da straordinario coraggio e speranza nel futuro che si fondevano in una spinta formidabile a conoscere e “conquistare” il mondo, in tutti i sensi.
Insomma una visita che consiglio vivamente, in tempi in cui la speranza e il coraggio nell’affrontare il futuro sono merce assai preziosa.
Unica nota critica la considerazione che forse il ruolo di Antonio Pigafetta andava meglio valorizzato…

1D5CFCD8-F59F-4001-83BD-A5225D23DF5C 2AC38C48-101A-47FF-BBD0-DDC4651D5D61 005F4317-FE22-474F-B2E9-8E78E1AC44B7 5E27A9D5-4F53-466E-8C8E-E70868E4B66B 7D7EBF6F-48B4-4726-B437-8713EA02E370 8A920018-72C4-41D9-86D2-0E5F945428DA 9ABBC57C-D89D-4169-A8B5-BD5A686B4A19 41B52888-2605-4840-870E-FE085D9D9C06 48E045C2-F5DA-4B54-A03C-0F4A53B563D4 57B76334-09FC-433A-95AD-3EFEBCB0980A 74AAFD42-AFBC-4080-AA95-7A57C4843689 79E8019F-01EF-45C1-91F0-44339214215B 84D0E677-4BCC-4CDA-8AB2-7F013923D7BC 90C54CDF-96E4-4B1D-B3D4-224C6F1DE62A 92BAB7FD-80FD-4906-B9E3-41FCC72AFD18 95E7DD50-EF32-4DC4-9C7A-21370E7BB176 539F93DC-FFCF-47CC-9235-3F98403BB93E 55847FC1-7A71-4797-9878-3673AC9E640A 92040FBC-BB23-4D04-A30F-36906E655B05 97588F6B-2258-4ABF-A5AC-28106DD71AF4 97878C98-590F-4BD4-890B-3A9F02F48893 281256AE-E069-4C6E-A0C4-85B69DB236BD A9F4833A-3CA3-49D5-853F-4E57FD5E2A1B B6B142BA-742C-4443-9646-F5CA35B1FF2C B9846C65-A1E7-43A0-8648-AF4DF5E4BB19 BB1CA84E-B18B-41CF-BE4C-1678062DBBDE C6EE9FBB-A2F5-429A-9189-0383C34E8E4C CA65834A-F9C5-4F52-A213-82CC614CB785 CEBF49F2-D426-459E-9A61-47B3110E8CBC EDB89395-1D06-43BE-A0DC-F51194A78605 Esterni (1) Esterni (2) Esterni (4) Esterni (5) Esterni (6) Esterni (8) Esterni (9) Esterni F48570BC-AD0F-4BCB-B764-B89E6F5F8115

La Plaza de Toros

Plaza dei Toros a Siviglia (1)

Cronache da Siviglia
So di affrontare un tema molto divisivo: chi va in Spagna e in particolare a Siviglia è opportuno che assista ad una corrida de toros ? Si, proprio quello spettacolo in cui un giovane vestito con colori vivaci e armato di una mantella rossa, punzoni e spadino affronta e uccide un bestione tra i cinque o sei quintali dopo una serie di acrobatiche e temerarie evoluzioni.
Del resto, anche in Spagna il dibattito è aperto sulla opportunità di mantenere in vita uno spettacolo come questo, in cui, al di là di qualsiasi considerazione animalista e ambientalista, un animale viene ucciso in maniera piuttosto cruenta.
Gli stessi spagnoli hanno, nei fatti, tolto la corrida dalle attrazioni turistiche, se si esclude qualche rappresentazione sui souvenir che sembrano richiamare una pratica antica o comunque passata.
Nessuna guida o tour operator, a meno che non glielo chiediate, vi dirà che tra le cose da vedere c’è la corrida. Insomma, è uno spettacolo che, chi vuole vedere, deve andarselo a cercare. Ed io ho deciso di andarlo a vedere.
A muovermi antiche reminescenze letterarie e la passione per il cinema: Ernest Hemingway con il suo Morte nel pomeriggio, Garcia Lorca di LLanto (il famoso poema dedicato ad un torero morto che comincia con il verso “alle cinque della sera..”, Rodolfo Valentino, Tyrone Power e Rita Hayworth protagonisti di pellicole basate sul romanzo di Vicente Blasco Ibáñez “Sangue e Arena”, ecc.. Senza contare le considerazioni storico-antropologiche sulla tauromachia, pratica profondamente intrecciata alla storia del Mediterraneo e della Spagna e che esprime il tema antico dello scontro/confronto tra uomo e natura, per dominarlo ed esserne dominati allo stesso tempo.
Si tratta di temi che avrebbero bisogno di approfondimenti assai più puntuali e che esulano dallo scopo di questo righe che invece vogliono trasmettere più che altro impressioni e sensazioni.
Ebbene, non posso negare di essere rimasto molto impressionato: raramente ho assistito ad una esibizione tanto coraggiosa e temeraria.
Per un uomo assolutamente razionale come mi reputo di essere mi è davvero difficile capire cosa possa spingere un ragazzo, negli anni 2000, a rischiare la vita in una pratica tanto pericolosa.
Eppure lo fanno, in esercizi sempre più audaci e pericolosi.
Il toro è tutt’altro che stupido: insegue il suo obiettivo e cerca di colpirlo in tutti i modi: è forte, veloce, imprevedibile. Chi gli sta di fronte deve essere alla sua altezza. Nei momenti in cui si affrontano, uomo e animale, sono ad armi pari. Il guizzo rapido del toro si confronta con l’agilità del torero. La cornata fatale e l’abile schivata sono gesti che possono accadere da un momento all’altro e cambiare l’esito della contesa. Hemingway sosteneva che toro e torero sono entrambi vittima e carnefice e che la corrida è l’arte che lega la vita alla morte. E penso che avesse ragione.
Si capirà, dunque, il fascino che questa pratica ha esercitato ed esercita su tanti. Ma anche il ribrezzo che devono provare altri ad assistere alla lenta agonia di un animale che viene colpito più volte fino alla stoccata finale che lo uccide. Alla fine sarà trascinato via tra le ovazioni del pubblico e macellato. La sua carne, molto ricercata, entrerà nel menu di raffinati buongustai.
I sostenitori delle corride dicono che, alla fine, questi animali vivono una vita migliore dei loro “colleghi” destinati molto prima al mattatoio: cinque o sei anni rispetto ai due dei manzi normali. Gli animalisti, che spesso sono anche vegetariani, sostengono che nessun animale, anche se destinato ad essere mangiato, dovrebbe essere sottoposto a sofferenze inutili. Il dibattito rimane aperto ma, a mio parere prescinde da quel particolare elemento culturale che ho cercato di descrivere sopra.
Anche per questo è stata introdotta una variante della corrida classica, la corrida de decortes, in cui il toro non viene ucciso e i recortadores vestono come calciatori e giocano a schivare le cornate dei tori e addirittura a saltare loro in groppa mentre sono in corsa. Vengono assegnati punteggi sia agli atleti che ai tori. Insomma siamo ai confini di una pratica sportiva vera e propria in cui il rischio è decisamente elevato ma solo per l’uomo. Un po’ come accadeva ai tempi dell’antica Creta nel Palazzo di Minosse.
Al netto di ogni altra considerazione credo che chi si rechi in Spagna una visitina ai tanti musei sulla tauromachia dovrebbe farla, per conoscere qualcosa che certamente non ha uguali in nessuna altra parte del mondo. Una dimensione culturale che vale comunque la pena di essere conosciuta.

Plaza dei Toros a Siviglia (2)Plaza dei Toros a Siviglia (3)Plaza dei Toros a Siviglia (4)Tauromachia antica Creta

VIDEO

Commenti
    Archivio