Tomasi di Lampedusa
La paura del popolo caprone dei soliti gattopardi.
La democrazia moderna è nata quando si disse al popolo: ora puoi scegliere.
Ovviamente agli inizi si pensava che il popolo fosse solo quello composto dai possidenti, perché, si diceva, solo chi ha da perdere e guadagnare può davvero decidere delle sorti dello Stato.
Spaventava, insomma, l’idea che il popolo caprone, analfabeta ed ignorante, potesse scegliere davvero.
Le prime leggi elettorali furono, quindi, censitarie: poteva votare soltanto chi pagava le tasse.
Questo criterio superava persino quello della capacità, per cui se il ricco era ignorante come una capra e analfabeta (fatto non raro a quei tempi) poteva votare lo stesso. I suoi saperi erano meno importanti dei suoi averi.
Decenni e decenni di battaglie democratiche hanno poi progressivamente affermato l’allargamento del diritto di voto fino all’affermazione del suffragio universale prima solo maschile, poi anche femminile. Fu un fenomeno mondiale e con il suffragio universale nacquero anche i grandi partiti di massa.
Ma la paura del popolo caprone è rimasta comunque, arrivando fino ai giorni nostri.
Certo oggi nessuno ha la faccia di proporre una legge elettorale censitaria, anche se non ci giurerei sopra.
Prevale, in tanti e trasversalmente, una sostanziale avversione alla decisioni frutto della reale volontà popolare. E’ anzi diffusa la convinzione che solo pochi siano davvero quelli in grado di scegliere. Al popolo, al massimo, spetta la ratifica della scelta
Se ci riflettete bene questa paura sottende tanto della politica di oggi.
Così quando si tratta di eleggere i deputati e i senatori non si può prescindere dalle liste bloccate, quando si parla di primarie si dice si, ma chi vince lo decidiamo prima a tavolino.
Costoro hanno una concezione della democrazia per cui si decide solo “colà dove si puote”, con la differenza che non sono padreterni, anzi.
Sono come quei vecchi feudatari la cui autorità derivava da titoli e possessi, che si riprodussero, come il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, sotto forma di deputati e senatori nei primi parlamenti italiani.
Oggi i loro epigoni li ritroviamo dappertutto anche nel campo cosiddetto progressista a propugnare la solita solfa: tu, caro popolo sei troppo caprone per poter scegliere, lascia fare a noi. Ma il popolo caprone, tutt’altro che mansueto, una bella cornata prima o poi, finisce per dargliela “laggiù ove si puote…e si deve”.